Memoria senza lamenti
È tutta questione di… far circolare amore.
Sono appena rientrato da Ginevra, dopo aver partecipato a questo evento, in qualità di Deputy Secretary General della INGO di cui faccio parte, la UNEDUCH-CCLPW, assieme al Secretary General Enrico Davide Gavello e Lena Backer, che cura le relazioni internazionali e si occupa, con noi, della campagna per la firma della prima Carta Universale dell’Educazione.
Non posso certamente nascondere che stiamo vivendo, come umanità intera, un periodo storico-evolutivo decisamente importante, e sotto alcuni aspetti anche drammatico. Un sentire, una percezione che non è solamente nostra, in quanto italiani, ma che è generale, universale. In ogni occasione in cui mi ritrovo a confrontarmi con rappresentanti di organizzazioni internazionali, che si occupano di problemi sociali ed educativi, la cosa emerge sempre più vistosamente. Come è accaduto in questo ultimo caso, in cui si commemoravano le vittime dell’Olocausto. E sono molti gli olocausti contemporanei e quotidiani. Più di quello che riusciamo ad immaginare.
E ascolto ovunque, in Italia, lamentazioni. Io stesso mi lamento quasi quotidianamente. In questi consessi, si prende atto di una situazione deprimente e di quanto sia sempre urgente esercitare la memoria storica. Eppure, ci si impegna per attuare il cambiamento, secondo le proprie possibilità e competenze, di questo mondo e delle nostre menti.
Certo, per smettere di lamentarci e fare qualcosa di concreto avremmo bisogno di Istituzioni in grado di motivarci e supportarci. Bene, questo accade assai di rado nella nostra nazione, anche perché la classe politica che ci rappresenta non perde occasione per farci vergognare di quello che è.
Qual è dunque il mio invito? Diamoci da fare nella nostra vita quotidiana, cercando di manifestare con il comportamento la nostra adesione etica all’idea di un miglioramento solidale. Che coinvolga la società civile e tutti i popoli del mondo, senza pensare ancora una volta al nostro piccolo orticello. Sappiate che l’Italia è davvero piccola. Che il mondo ha bisogno di tutti noi, perché è grande e meraviglioso.
E dove non arrivano le istituzioni, può arrivare la buona volontà di queste organizzazioni internazionali, all’interno delle quali si incontrano persone che ancora credono nel futuro della nostra specie e in questo miglioramento. Insomma, diamoci da fare e chiudiamo la bocca ai lamenti.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È stato docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà; vice-segretario generale della CCLPW , per la Campagna Internazione per la Nuova Carta Mondiale dell’educazione (UNEDUCH), ONG presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e il Parlamento Europeo, e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).
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