๐๐ข๐ฆ๐จ๐ฌ๐ ๐๐ฉ๐ฉ๐๐ฌ๐ฌ๐ข๐ญ๐
Auguro alle donne che l’8 marzo si spenga lentamente. La festa della donna va scemando col passare degli anni. E giustamente. Un tardivo omaggio al femminismo, una concessione retorica alle festivitร astratte (il Bambino, il Malato, lโHandicappato, il Gatto, l’Anziano) e poi tante cefalee per via di quelle insopportabili mimose. Dellโ8 marzo sopravvive una triste magnata per sole donne che fa tanto semel in anno licet insanire (una volta all’anno รจ permesso impazzire), come ormai convengono molte reduci da questi riti stanchi di branco. Rito comprensibile tanti anni fa, non ora che ogni giorno prevalgono tavoli di donne ai ristorante e al bar. Quelle auto piene di donne in libera uscita, quei locali che sembrano come l’isola mitica di Aiaia, abitata solo da donne, cominciano finalmente a far pena anche a voi; fa sentire come sguattere a cui viene riconosciuto, una tantum, il giorno di permesso per vivere un giorno da leonesse dopo i 364 giorni da pecora. Ma sappiamo che non รจ piรน cosรฌ. Un rito assurdo e logorato che non corrisponde alla realtร della vita. Che senso ha celebrare la Donna in genere, come facevano i giacobini della Rivoluzione francese con i loro calendari pieni di feste astratte? Dedichiamo allora una festa mondiale al Genere Umano, o se vogliamo essere meno razzisti, agli Esseri Viventi? Via, ognuno ha la sua festa, le sue ricorrenze, le sue occasioni. Magari in origine quella festa aveva un significato di emancipazione, riconoscimento e rispetto per le donne.
Ma i problemi delle donne oggi non risalgono semplicemente alle ataviche ragioni che furono alle origini dell’8 marzo, come il maschilismo e la natura matrigna che li costringe alla maternitร , ma ad altri problemi: ad esempio perchรฉ le donne sono diventate numericamente superiori ai maschi; perchรฉ il culto consumistico-televisivo della bellezza e della gioventรน massacra i tre quarti delle donne, dal mito delle veline e all’antimito delle rifatte; perchรฉ i soprusi e le violenze verso le donne, festa o non festa, sussistono ancora. O perchรฉ lavorando fuori casa le loro frustrazioni antiche di casalinghe non sono finite, ma si sono riversate altrove. Altre nevrosi, altre depressioni colpiscono oggi le donne: รจ cambiato solo il luogo e la forma dell’infelicitร , come della felicitร . Tutte queste considerazioni ci portano lontano dallo spirito antagonistico, sessista e floreale dellโoriginario 8 marzo. Sbucciamo le donne dalla retorica della loro festa che mi pare ormai tardiva, un poco rococรฒ e tanto retrรฒ. Quanto alle quote rosa riservate alle donne, lasciamo perdere: non mi pare un progresso passare dallโotto marzo allโotto per mille. Non mimose ma opere di bene. W il diritto alla pari diversitร .