Parco Regionale Matese – Area protetta

L’Area Protetta

Carta d’identità

  • Parco Regionale Matese:
    • Superficie a terra: 33’326.53 ha
    • Regioni: Campania
    • Province: Benevento, Caserta
    • Comuni: Ailano, Alife, Capriati a Volturno, Castello del Matese, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Fontegreca, Gallo Matese, Gioia Sannitica, Letino, Piedimonte Matese, Pietraroja, Prata Sannita, Raviscanina, San Gregorio Matese, San Lorenzello, San Potito Sannitico, Sant’Angelo d’Alife, Valle Agricola
    • Provv.ti istitutivi: LR 33 1/09/1993 – DPGR 5572 2/6/95 – 8141 23/8/95 – 60 12/2/99 – 1405 12/4/2002 – 1407 12/4/2002
    • Elenco Ufficiale AP: EUAP0955
  • Altre aree protette gestite:
    • Sito d’Interesse Comunitario Matese Casertano
    • Sito d’Interesse Comunitario Pendici meridionali del Monte Mutria
    • ZPS Matese

 

 

Il Territorio

Il territorio del Matese è costituito da una catena di monti prevalentemente calcarei situati tra Molise e Campania. E’ un territorio ricco di luoghi selvaggi, popolati da Lupi e Aquile reali, paesaggi dolci, con laghi dalle acque azzurre in cui si specchiano le cime delle montagne, centri storici originali e ottimamente conservati, tanta storia, fatta anche dei rapporti sempre tesi tra Romani e Sanniti, prodotti tipici genuini, unici e saporiti.
Il Parco occupa un’area di 33.326,53 ettari, lungo un’asse Nordest-Sudovest, che dalle valli dei fiumi Lete e Sava, corre per circa 50 km fino alla valle del Fiume Tammaro, in provincia di Benevento. Questo allineamento è seguito anche dalle principali montagne: i Monti Miletto, Gallinola e Mutria. Ciò influisce sulle caratteristiche climatiche del territorio, che, nelle zone in quota, rappresenta l’ultimo baluardo del clima continentale, mentre le zone più basse, esposte ai venti caldi che giungono dalle coste mediterranee della Campania, si caratterizzano per la presenza di paesaggi mediterranei, fatti di uliveti, leccete, cipressete e macchia mediterranea. Questa vicinanza geografica di due aree climatiche diverse ne fa uno dei luoghi più ricchi di biodiversità dell’Appennino meridionale. La ricchezza dei pascoli, in particolare, ha permesso un notevole sviluppo della pastorizia che, insieme all’agricoltura ed allo sfruttamento dei boschi, ha rappresentato nel passato la principale fonte di reddito delle popolazioni dell’area.

 

Aspetti geologici

La catena dei Monti del Matese rappresenta il primo fronte dell’Appennino meridionale, con la cima del M. Miletto, situato nel versante molisano, quale vetta più alta con i suoi 2.050 metri sul livello del mare. Ma la catena montuosa è costellata da tante altre vette, di minore altezza (La Gallinola, Monte Mutria, Monte Pranzaturo, ecc.), conche e laghi carsici quali il Lago del Matese posto a 1.011 metri sul livello del mare, che è il lago carsico più alto d’Italia. Numerosi gli invasi artificiali: le Mortine, sul Volturno, il Lago di Gallo, il Lago di Letino.
Il territorio carsico è, come tutti i territori di tal genere, ricco di doline, voragini, grotte, inghiottitoi con corsi d’acqua che si inabissano e ricompaiono in superficie, torrenti che si formano dai numerosi stillicidi provenienti dalle frattura delle rocce.
Il Matese è emerso dal mare, un mare nefritico e caldo, più di cento milioni di anni fa. Il lungo predominio marino è testimoniato dalla presenza di ricchissimi giacimenti di fossili.
Infatti, fra le emergenze naturalistiche si annovera anche il sito geo-paleontologico di Pietraroja (provincia di Benevento) in cui si sono conservate tracce di vita di circa 110 milioni di anni fa, con un patrimonio, unico nel suo genere, di reperti fossili di vertebrati quali pesci, anfibi, rettili, crostacei ed un esemplare giovane di dinosauro carnivoro appartenente alla prima linea evolutiva dei più specializzati Velociraptor e Tyrannosaurus.

 

La Flora

Tutta l’area presenta una eccezionale valenza naturalistica: i rilievi sono ammantati di faggete che coprono i versanti alle quote più elevate, soprattutto nel versante orientale.
Più in basso, domina il bosco misto che spesso si interseca con i castagneti modellati dall’uomo, e con le leccete che risalgono dal piede del massiccio specialmente nei quadranti più caldi dell’area.
Le essenze prevalenti sono dunque la Roverella (Quercus pubescens), il Cerro (Quercus cerris), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), il Castagno (Castanea sativa), e nei versanti più assolati la Macchia mediterranea. Nel sottobosco fioriscono numerose specie di Orchidee selvatiche del genere “Orchis”.
Le rupi, ed in particolare quelle di vetta, ospitano una interessante flora ricca di endemismi e specie rare. Si tratta in generale di specie che denotano affinità con i popolamenti dei pascoli e delle rupi elevate dell’Appennino centrale, come le Sassifraghe, tra le quali la rara Saxifraga porophylla, le Primule montane (Primula auricola), le Viole dei pascoli rupestri (V. pseudo gracilis, V. eugeniae, V. aetnensis ssp. splendida), gli Edraianti (Edraeanthus sp.), la Lingua di cane appenninica (Solenanthus apenninus), le Pedicolari (Pedicularis sp.), le Creste di gallo (Rhinanthus wettsteinii, R. personatus), ed i Verbaschi (Verbascum sp.) solo per citare le più appariscenti.
Molto rappresentati sul Massiccio sono i prati pascoli di quota e le praterie aride che spesso ospitano interessanti entità floristiche mediterranee che qui trovano il loro limite settentrionale di espansione.
Notevole, infine, la presenza nel territorio del comune di Fontegreca di una vasta cipresseta spontanea, con alberi che raggiungono i 30 metri di altezza, ed attraversa dal corso del Fiume Sava.

 

La Fauna

Eccezionale è il patrimonio faunistico: i rilievi sono frequentati dal Lupo (Canis lupus) e dal Gatto selvatico (Felis silvestris); alle quote inferiori dominano, invece, i boschi misti in cui sono frequenti Astori (Accipiter gentilis), Sparvieri (A. nisus), Colombacci (Columba palumbus) e Poiane (Buteo buteo), che non di rado si spingono verso le pareti rocciose, regno di rapaci come il Lanario (Falco biarmicus), l’Aquila reale (Aquila chirysaetos) ed altre specie rupicole quali il Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), il Codirossone (Monticola saxatilis) il Culbianco (Oenanthe oenanthe) e lo Spioncello (Anthus spinoletta).
Nei boschi è particolarmente frequente il Picchio rosso minore (Dendrocopos minor). La fauna alata che sorvola questi ambienti in primavera è costituita, tra gli altri, da Nibbio reale (Milvus milvus) e Pellegrino (Falco peregrinus).
La presenza degli specchi d’acqua fa sì che il birdwatching possa essere molto fruttuoso per la presenza di nidificanti come Svasso maggiore (Podiceps cristatus), Tarabusino (Ixobrychus minutus), Moretta tabaccata (Aythya niroca) e Germano reale (Anas platyrhinchos). Durante i passi si avvistano anche Airone bianco maggiore (Casmerodius albus), Cicogna bianca e Cicogna nera (Ciconia ciconia, C.nigra) Falco di palude (Circus aeruginosus), Combattente (Philomacus pugnax) e Marzaiola (Anas querquedula). In inverno diverse specie di anatre cercano rifugio tra i chiari nei canneti.
Ed ancora va ricordata la presenza nel Parco della Salmandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata) e tra i Rettili dell’ormai raro Orbettino (Anguis fragilis).

 

Cultura e tradizioni

Il Matese rappresenta anche un patrimonio di storia, tradizioni e leggende, molte delle quali vivono tuttora come espressione del folklore locale, strettamente connesso alla quotidianità della vita contadina e pastorale.
Nei borghi, perfettamente conservati, in cui si vive in una condizione di grande tranquillità e serenità, ma nel contempo, si avvertono le asprezze, le difficoltà e le solitudini della vita montana, è possibile camminare a piedi attraverso stradine in pietra che trasudano storia: la storia della transumanza della pastorizia, la storia dei briganti successiva alla unità d’Italia, la storia fatta dai cicli della natura.

© 2023 – Ente Parco Regionale del Matese

 

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