Geolier all’università di Napoli: “Noi cresciuti in periferia siamo più forti, abbiamo la fame negli occhi”
26 Mar 2024 19:43 – di Redazione
Bagno di folla per il rapper Geolier che ha incontrati gli universitari della Federico II a Scampia. Geolier si è concesso ai suoi fan per foto e selfie in un susseguirsi di capannelli prima di lasciare l’ateneo. Nessun riferimento, nel corso del dialogo con gli universitari, alle polemiche che hanno preceduto l’incontro innescate dalle parole del procuratore di Napoli Nicola Gratteri che nei giorni scorsi si era detto contrario all’iniziativa richiamando l’università ad invitare solo modelli di vita per i ragazzi.
Un accenno è arrivato dal rettore dell’università, Matteo Lorito, che ha rivendicato la scelta fatta. “Ce l’abbiamo fatta a portarlo qua – ha detto – è stata una decisione importante che vuole creare un’alleanza. Il nostro obiettivo è far scoprire ai ragazzi il loro talento e allora è inevitabile invitare un talento come Geolier. Hanno cercato di tirarci dentro in polemiche che non ci interessano – ha concluso Lorito – noi abbiamo le spalle larghe e l’università ha una sua autonomia. Oggi è una bella giornata”. Il rettore Lorito aveva invitato Gratteri a intervenire ma finora l’invito è caduto nel vuoto.
“Noi che veniamo dalla periferia siamo più forti, proprio perché veniamo dalla periferia. Abbiamo una fame che gli altri non hanno”, ha detto Geolier. “Io sono andato a lavorare a 9 anni – ha spiegato – e a volte si pensa che venire dalla periferia sia uno svantaggio. La verità è che noi abbiamo la fame negli occhi e gli altri no“.
Nonostante il successo Geolier è rimasto saldamente legato al suo quartiere: “Il rapporto con il mio rione? E’ bellissimo. Quando voglio stare tranquillo vado lì, le persone non mi fermano per non disturbarmi. A Napoli tutti mi chiamano Emanuele, non mi fanno sentire diverso. E io voglio sentirmi normale”. Anche la sua mamma lo tiene coi piedi per terra: “Quando sono in studio e mi chiama mia mamma, io non rispondo e stacco, lei fa due o tre chiamate. Poi le dico scusa, spiego: ‘Mamma, stavo scrivendo una canzone’. Lei, con semplicita’, dice: ‘Embe’? La canzone è piu’ importante di me? Il lavoro è più importante di me?’ Ha ragione – ha spiegato -. Quello che faccio è per loro, i miei genitori, se loro sono orgogliosi di quello che faccio mi posso anche fermare. Papà, quando parla, ogni cosa che dice è un insegnamento. E’ l’unico che mi mette in soggezione, è quello che vorrei essere da grande”. Poi ha parlato di un rimpianto: “Vorrei aver studiato di più. Vorrei aver seguito più la scuola per comunicare meglio, spiegare i miei pensieri in modo più fluido”.
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