Scuola di carta, il Comune sapeva, prima della lista di edifici a rischio
Lunedì 29 Agosto 2016 di Gigi Di Fiore
Inviato ad Amatrice
L’amministrazione comunale sapeva, era consapevole che la scuola «Romolo Capranica» fosse tra gli edifici più a rischio in caso di una violenta scossa di terremoto. E, se il sindaco Sergio Pirozzi continua a ripetere che in quell’edificio costruito nel 1936 «sono stati fatti interventi di miglioramento, non di adeguamenti sismico», un documento comunale ufficiale mette nero su bianco che le aule che ospitavano bambini e ragazzi erano un’emergenza da crollo in caso di sisma.
A pagina 21 del Piano di Protezione civile del Comune di Amatrice, inviato alle strutture regionali del Lazio delegate all’emergenza, si elencano gli «edifici particolarmente vulnerabili in caso di eventi di tipo calamitoso». Al primo posto, «per la presenza di bambini», c’è proprio la scuola materna, elementare e media di viale Saturnino Muzii. Poi, a seguire, compaiono anche l’ospedale civile «Grifoni», che è rimasto in piedi ma viene considerato inagibile, il Municipio e le chiese di San Francesco, Sant’Agostino e Sant’Emidio.
Sono le leggi sulla Protezione civile e, nel caso di Amatrice, i provvedimenti seguiti al terremoto dell’Aquila del 2009, ad obbligare i Comuni a preparare un piano di emergenza da applicare in caso di calamità naturali. La storia non si può dimenticare e, naturalmente, il piano prende atto che il comune di Amatrice è «frequentemente interessato da eventi sismici». Un territorio in «zona uno», che è la classificazione riservata ad aree dall’elevato rischio sismico. Un territorio, quindi, che avrebbe avuto bisogno di seri interventi per rendere sicuri i suoi edifici «più vulnerabili». Come la scuola «Capranica». Ma, a leggere il piano comunale di Protezione civile, anche se c’è una realistica presa di coscienza sullo stato di pericolo della maggior parte degli immobili, non compare mai l’indicazione di un piano generale edilizia con l’obiettivo di arginare il rischio sismico.
Il sindaco Pirozzi ha ripetuto spesso, in questi giorni: «Abbiamo bisogno di simboli, la nostra storia non si tocca. Il paese dovrà essere ricostruito dov’era, salvando i luoghi della nostra memoria». Ma il piano di Protezione civile comunale ricorda che le case e gli edifici pubblici principali risalgono in gran parte all’800, con interventi di ristrutturazione concentrati nel secolo successivo. E, quindi, conclude: «Il rischio sismico è alto e lo testimoniano i danni riportati dall’edilizia pubblica e privata causati dal sisma del 1979 e da ultimo del 2009 che interessò la città dell’Aquila».
Insomma, gli uffici tecnici comunali sapevano, e nel piano viene scritto, che le strutture portanti degli edifici di Amatrice erano state tutte costruite in «pietrame locale che influenza in maniera determinante la vulnerabilità degli immobili esistenti». Ma, a quell’analisi sincera, sembra non essere mai seguita una soluzione adeguata. E ne è esempio proprio la scuola al centro, negli ultimi quattro anni, di più stanziamenti e interventi che sembrano solo di facciata. Quello più famoso, nel 2012, veniva anche celebrato, con tanto di pannelli e foto, nel cortile dell’edificio scolastico. Pannelli che, nel ricostruire la storia della scuola, ricordavano «l’adeguamento alla vulnerabilità sismica con fasciature dei pilastri». Sono i famosi lavori, affidati al Consorzio Stabile Valori Scarl di Roma, che li subappaltò alla Edil qualità sempre di Roma. Costo riportato nei pannelli, ora coperti dalla polvere a causa dei continui crolli di macerie, sono 511.296,98 euro.
Sul sito dell’impresa romana, è riportato un elenco delle opere realizzate e vi figura naturalmente anche la scuola di Amatrice. L’appalto viene indicato, però, come «ristrutturazione polo scolastico verticalizzato in Amatrice», inserito nel capitolo dei lavori di restauro e riqualificazione ambientale. Nessun accenno ad interventi antisismici. Ma parte dei fondi necessari ai lavori, per un importo di 200mila euro, sono arrivati dalla Provincia di Rieti utilizzando la legge della Regione Lazio numero 17, approvata per finanziare interventi di prevenzione sismica.
Sul punto, dice il sindaco: «Leggetevi l’accordo di programma, studiate. Parla di miglioramento, non adeguamento». Il 4 dicembre del 2013, il geometra Danilo Salvetta, responsabile dell’Ufficio tecnico settore manutenzioni e lavori pubblici del Comune di Amatrice, firma il programma triennale delle opere per il periodo 2013-2015. Nove in tutto, non manca la scuola che è la sesta opera finanziata con un importo di 220mila euro. La descrizione dell’intervento è «messa in sicurezza del fabbricato complesso immobiliare scolastico», deciso per rispettare le leggi esistenti (adeguamento normativo). Cosa significhi rendere sicuro il «Capranica» non viene spiegato. La conclusione dei lavori viene indicata per la fine del 2013, in contemporanea con l’elaborazione del piano triennale.
Il 4 agosto dell’anno successivo, le opere pubbliche previste nel programma triennale 2014/2016 salgono a undici. L’importo totale, rispetto al piano precedente, è diminuito di 20.829 euro. Restano, però, i 220mila euro per la scuola che resta sempre la sesta opera da finanziare. Ma cambia la descrizione dell’intervento. Otto mesi prima era «messa in sicurezza del fabbricato complesso immobiliare scolastico». Nel programma 2014-2016, si parla invece di «interventi urgenti patrimonio scolastico». L’obiettivo è sempre un «adeguamento normativo», ma i tempi di conclusione del cantiere sono diventati più lunghi: un anno, dal settembre del 2014 al settembre 2015, rispetto ai tre mesi che figurano nel piano triennale precedente.
Non c’è traccia, almeno nei pannelli che celebrano la scuola indecorosamente crollata, di lavori successivi al 2012. Ma all’improvviso, ancora per «adeguamenti normativi», compare il ministero delle Infrastrutture che bandisce un appalto, sempre per la scuola di Amatrice, assegnato sette mesi fa. C’è una nuova catalogazione, per quest’ultimo intervento, che non c’è stato tempo di attuare: «lavori urgenti finalizzati alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali dell’edificio». Insomma, si sapeva che la «Capranica» si sarebbe rivelata pericolosa in caso di tremende scosse di terremoto, ma nessun rimedio serio e risolutivo è stato attuato dal 2009. La scorsa settimana, le scuole erano ancora chiuse per fortuna degli alunni della «Capranica». Il ricordo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia, con i suoi 27 bambini e la maestra morti per il terremoto di 14 anni fa, è un’immagine che brucia ancora.