Salviamo Natale e i nostri figli dal religiosamente corretto

Salviamo Natale e i nostri figli dal religiosamente corretto

Non è un piccolo problema il presepio negato negli asili e nelle scuole. Soprattutto dopo aver già negato il Crocifisso. Perché la laicizzazione uccide le tradizioni
Giannino della Frattina – Ven, 13/11/2015 –

No. Non è un piccolo problema il presepio negato negli asili e nelle scuole. Soprattutto dopo aver già negato il Crocifisso.

E non lo sono le maestre della materna di Ludovica che alla mamma milanese assicurano che «no, il Natale nel nostro programma didattico non avrà assolutamente nessuna implicazione religiosa». Salvo poi lamentarsi che «i vostri figli ne hanno una visione un po’ venale, parlano solo dei regali e della letterina da spedire a Babbo Natale». Ma se prima il significato glielo togliamo, non è che a tre anni se lo possono inventare da soli. È la deriva di una società sconsacrata. E non è poco, perché per Mircea Eliade «l’esperienza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per costruire un mondo che abbia un significato». Ecco. È questo che stiamo perdendo. Il significato. Possibilmente trascendente. Anzi è questo che la Chiesa, questa Chiesa o almeno parte di questa Chiesa sta perdendo. Non solo per gli attici (…)(…) dei cardinali o le elemosine usate per pagare i festini. Perché oggi nessun vescovo si alza e chiede indignato che ci sia un presepe in ogni classe? I principi della Chiesa facciano il loro lavoro. E non abbiano timore, perché i musulmani di timore non ne hanno. E magari l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, invece di mandare a tutti i bambini della diocesi i suoi auguri in un cartoncino in cui l’unica figura oltre a Gesù, Giuseppe e Maria è un bambino profugo, si occupi di più dei bambini restati senza Natale. Massimo rispetto per i bimbi profughi, ma altrettanto per il loro diritto ad avere il presepe.Nessun rimprovero alle tante brave maestre finite in un ingranaggio diabolico. Perché sul loro volto si legge il timore derivante da battaglie condotte (e probabilmente perse) negli anni passati. Magari in una scuola del centro, dove in classe non ci sono bambini di altre religioni. Dove il rispetto per l’altro è dunque solo un paravento a un mondo che nell’insegnamento del mai abbastanza rimpianto Papa Ratzinger sta sprofondando in un devastante relativismo in cui tutto è uguale. Quella notte hegeliana in cui tutte le vacche (e oggi le religioni) sono nere. L’indistinto dove non c’è più luce e direzione. E questo proprio mentre le altre religioni a cominciare da musulmani ed ebrei oggi scoprono invece il valore e l’importanza di una radicalizzazione della dottrina. Un processo non difficile da capire in un mondo la cui geopolitica va evidentemente sempre più verso uno scontro più che un incontro di religioni. Conflitti auspicabilmente culturali, ma non solo come dimostrano i cristiani sgozzati ogni giorno. «Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno», direbbe anche oggi Gesù Cristo ai principi di questa Chiesa. Magari cominciando dal crocifisso e dai presepi.
Giannino della Frattina