Quando la Fallaci denunciò: “L’Occidente sottomesso complice del nemico islamico”
Il discorso inedito della Fallaci all’ambasciata italiana a New York: “I nostri leader offrono scuse al nemico che ci uccide”. Parole che dopo dieci anni sono ancora attuali
Andrea Indini
“Premiando la Fallaci dimostrate di non aver ceduto all’intimidazione”. Nel febbraio del 2006, dopo aver ricevuto un premio dall’allora presidente del consiglio regionale toscano Riuccardo Nencini, Oriana Fallaci tiene un lungimirante discorso all’ambasciata italiana a New York.
Pochi giorni prima era scoppiata una rivolta fuori dal nostro consolato a Bengasi e la giornalista spiega come le minacce islamiche e gli eccidi in nome di Allah siano maledettamente legati all’ignavia dell’Occidente. “L’Occidente rassegnato e sottomesso all’islam è complice del nemico – tuona la Fallaci – quelli che io chiamo collaborazionisti mi hanno trasformato nel simbolo stesso dell’eresia, dell’infamia, della colpa, del peccato mortale da punire col rogo cioè con la morte civile”.
A distanza di quasi dieci anni, le parole della Fallaci sono una triste eco per l’Unione europea e per gli Stati Uniti, per quell’Occidente che non ha saputo ascoltare le parole profetiche della giornalista. Lei, Oriana Fallaci, non ha mai girato troppo intorno alle parole. Lo straniero, il musulmano, lei lo chiamava “l’invasore”. Per questo non si era fatta troppi amici, per questo il premio conferitole dalla sua Toscana l’ha impressionata. E nel discorso all’ambasciata italiana a New York, il cui audio inedito sarà trasmesso martedì prossimo alla festa della Lega Nord ad Albino (Bergamo), ringrazia quanti hanno aperto gli occhi davanti alla minaccia islamica. “Di questi tempi, tempi in cui il coraggio costa più caro del petrolio e la vigliaccheria si svende invece per pochi centesimi, trovare qualcuno che non cede alle intimidazioni è un grande conforto. Una ricchezza che è anche speranza, anche se ormai c’è poco da sperare”.
Oggi come allora gli episodi della vigliaccheria dell’Occidente si sprecano. “Per capirlo basta considerare la vigliaccheria con cui tanti italiani hanno reagito alle islamiche minacce e sommosse per le vignette sul profeta spadaccino e tagliateste – spiega la Fallaci – senza alcuna dignità, a ogni livello politico e istituzionale, le nostre presunte leadeship hanno offerto scuse al nemico mentre il nemico bruciava le nostre chiese e le nostre bandiere europee. Mentre assaltava e saccheggiava le nostre ambasciate. Mentre in Turchia, quella Turchia cheinostri califfi vorrebbero nell’Unione europea, pardon nell’Eurabia, al grido di ‘Allah akbar Allah akbar’ un turco ammazzava con due revolverate alle spalle un prete intento a pregare nella sua piccola chiesa. Un prete che voleva il dialogo coi musulmani”. Oggi come allora. Le vignette della rivista danese Jyllands-Posten come la satira che è costata alla redazione di Charlie Hebdo un sanguinario raid. O il dubbio ruolo della Turchia di Recep Tayyip Erdogan che, oggi come allora, tratta con l’Occidente e strizza un occhio ai tagliagole. Cambiano solo le sigle. Dieci anni fa c’era al Qaeda oggi l’Isis. In tutti i casi si ammazza in nome di Allah.
Nel discorso a New York la Fallaci ricorda tutti quei preti, come don Andrea Santoro, i cui martiri per mano islamica venivano passati sotto silenzio dai quotidiani occidentali. “Anziché piangere sui nostri morti – tuona – i giornali piangevano sugli undici libici uccisi dalla polizia di Gheddafi durante l’assalto selvaggio al consolato italiano (a Bengasi, ndr)”. Quindi ricorda quando l’opinione pubblica italiana è arrivata addirittura ad attribuire la responsabilità di quell’assalto selvaggio al ministro Roberto Calderoli, “a imporne le dimissioni e ad annunciargli che sarebbe stato indagato anzi processato anche lui per vilipendio all’islam perché sotto la camicia abbottonata e sigillata dalla cravatta aveva messo una maglietta con la caricatura” di Maometto. Accuse che, poi, la sinistra aveva girato alla stessa Fallaci per aver ispirato il leghista. Ed è a questo Occidente, “rassegnato e sottomesso all’islam”, che la giornalista diceva di alzare la testa. Invano. Perché, a distanza di dieci anni, i tagliagole si sono rafforzati e l’Occidente si è fatto sempre più piccino.