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Davvero Giuseppe Prezzolini e Indro Montanelli sono stati lāespressione suprema del pensiero conservatore e della cultura di destra in Italia?
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Prezzolini, Montanelli e il pensiero conservatore
di Marcello Veneziani
23 Marzo 2024
Davvero Giuseppe Prezzolini e Indro Montanelli sono stati lāespressione suprema del pensiero conservatore e della cultura di destra in Italia? Eā la tesi che anima lāintrigante libro a loro dedicato dai fratelli Giancarlo e Alberto Mazzuca, Le due voci, uscito lāaltro giorno da Baldini&Castoldi. Il filo conduttore tra i due scrittori fiorentini ĆØ individuato ne La Voce, che Prezzolini fondĆ² nel 1908 e fu alle origini dellāinterventismo della cultura in Italia, lāidealismo militante e la serra calda del fascismo e dellāantifascismo. E trentāanni fa Montanelli rifondĆ² la Voce nella sua ultima, breve avventura da direttore ultra-ottuagenario, dopo la rottura con Berlusconi e lāuscita dal Giornale da lui fondato. Montanelli nei suoi ultimi anni si professĆ² allievo di Prezzolini ma non invitĆ² mai il suo Maestro a scrivere per il suo Giornale. Era il tempo in cui Prezzolini scriveva per il Borghese e pubblicava con la Destra il manifesto dei conservatori: meglio evitareā¦
Che Prezzolini e Montanelli siano stati due conservatori ĆØ vero, ma con alcune varianti ed eresie. Prezzolini contribuƬ a far nascere in Italia un pensiero audace, rivoluzionario e fascista, bellicista e nazionalista; da giovane fu tuttāaltro che conservatore, anzi aveva in spregio la vecchia Italietta. VersĆ² da bere a molti spiriti agitati ma lui restĆ² sobrio, astemio, anzi apota, come disse poi a Gobetti.
Montanelli fu da giovane fascista rivoluzionario, ribelle, seguace di Berto Ricci, e poi ondivago negli anni. Solo da vecchi ambedue si confessarono apertamente conservatori. Chi provĆ² in Italia a fondare un partito conservatore fu Leo Longanesi col suo Borghese, ma non vi riuscƬ. Il mondo conservatore fu assorbito dalla Dc di De Gasperi. CosƬ come il mondo progressista fu assorbito dallāaltra parrocchia secolarizzata, il Pci.
Non a caso, pure Montanelli, prima fascista, poi incline verso i liberali e i repubblicani, alla fine esortĆ² a turarsi il naso e votare Dc: in quel ventre potevano trovare rifugio i suoi lettori nel nome dellāanticomunismo e dellāatlantismo. Prezzolini restĆ² impolitico, mai pensĆ² che il suo spirito conservatore potesse tradursi in un movimento politico. Il loro conservatorismo restĆ² una civetteria senile, unāinclinazione singola o di Ć©lite.
Entrambi furono conservatori sul piano pratico, non di pensiero, e individualisti, profondamente laici e scettici, borghesi, refrattari allāidea di tradizione, di popolo, di identitĆ , che restano i cardini di ogni pensiero conservatore. In Montanelli la tradizione si fermava al Risorgimento, in Prezzolini saltava fino a Machiavelli e Guicciardini, ma in entrambi lāarcitaliano lasciava il posto allāantitaliano, al critico verso lāItalia e gli italiani, divisi da Prezzolini in furbi e fessi.
In realtĆ , al di lĆ di chi vorrebbe assorbire il conservatorismo nel liberalismo, lo spirito conservatore acquista forza e consenso su tre cardini: il senso religioso, o senso del sacro e del divino; il comune sentire popolare e nazionale, che si condensa in amor di patria e civiltĆ ; e lāamore per la famiglia e per i legami naturali e tradizionali. Non cāĆØ vero conservatore che non declini a suo modo il trinomio Dio, patria e famiglia. E Prezzolini come Montanelli, incorreggibili individualisti, anticlericali e non credenti, erano refrattari ai tre principi e alla loro correlazione (salvo un poā dāamor patrio). In loro del conservatore restava il realismo e una netta diffidenza verso il nuovo, il progresso e le rivoluzioni. Se vogliamo parlare di pensiero conservatore i riferimenti classici piĆ¹ alti sono Vico, Burke e Chateaubriand. Montanelli non fu un pensatore, e Prezzolini non si sarebbe mai definito tale; entrambi avrebbero pure rifiutato lāepiteto di intellettuali.
A proposito di Dio, patria e famiglia, contro cui ĆØ stato di recente rinnovato lāanatema, in reazione alla vittoria della Meloni e del centro-destra, ne riassunse bene i pregiudizi contrari lāastrofisica Margherita Hack: āIl trilogismo Dio-Patria-Famiglia non mi sta bene. Dico no a quel Dio usato come cemento nazionale, a quella patria usata spesso per distruggere altre patrie, a quella famiglia chiusa nel proprio egoismo di sangue. Non mi riconosco tra quei cittadini che vanno in chiese senza fede, che esaltano la famiglia senza amore, che osannano la patria senza senso civicoā. Giusto, cosƬ non stanno bene neanche a noi. Ma perchĆ© dobbiamo giudicare tre principi, che sono stati il cardine di ogni civiltĆ , attraverso le loro degenerazioni? La Hack e tutti gli altri che la pensano cosƬ non si rendono conto che lo stesso ragionamento vale per il trinomio LibertĆ -Uguaglianza-Fratellanza. In sĆ© sono rispettabili principi, ma insieme hanno prodotto il Terrore, i genocidi, la ghigliottina, lāodio giacobino e poi comunista per lāesistente, per la tradizione, per la religione, per la patria e per la famiglia. E da ultimo sono alle origini dellāideologia woke, del politically correct e della cancel culture. Di ognuno di quei tre principi conosciamo le devastanti degenerazioni sul piano storico, politico, ideologico.
Il conservatore ĆØ un realista, e quando si richiama a Dio, alla patria e alla famiglia non pensa di voler sfasciare il mondo col fanatismo religioso, lo sciovinismo xenofobo e il familismo antisociale. Lascia a ciascuno la scelta di fede, ma reputa la religione come un fondamento di coesione per una tradizione e una civiltĆ . Reputa lāamor patrio come lāamore per la propria terra, i morti, la madrelingua e la cultura, le ereditĆ ricevute e da trasmettere, e cosƬ la famiglia e in generale i legami comunitari. Il conservatore difende la natura, a partire dalla natura umana, con le sue imperfezioni. Ama la realtĆ , detesta le illusioni.
Ammiro da una vita Prezzolini e Montanelli; il primo per la sua opera, il suo ruolo nella cultura la sua libertĆ dal fascismo e dallāantifascismo e per alcuni suoi libri senili, come Dio Ć© un rischio, Cristo e/o Machiavelli. Amo la sua prosa asciutta, antiretorica, il suo realismo disincantato. E amo lo stile di Montanelli, la sua prosa e i suoi ritratti e lo considero ancora il Principe dei giornalisti. Ma sono cauto a identificarli col āpensiero conservatoreā e āla cultura di destraā. Sono convinto che pure loro, dandomi del bischero, mi darebbero ragione.
La VeritĆ ā 22 marzo 2024