Si è spenta la ultrasecolare nonna Concetta
Un docile alito di vento fresco, giunto inatteso nella cappa di calura di questi giorni, e come la debole fiammella di una candela consumata, inesorabilmente sempre più piccola, lentamente si è spenta Concetta Addona. Avrebbe compiuto 106 anni il prossimo mese di novembre, la nonnina di Pontelandolfo che ha vissuto pienamente la vita, in ogni sua peculiare sfaccettatura, fino alla esalazione dell’ultimo respiro.
Solo qualche giorno fa, prima della scomparsa, nonna Concetta, per l’ultima volta in piedi, sorretta da una forza incredibile, ha varcato l’uscio che apre le porte sul mondo terreno, prima di salire in cielo nel mondo tinto di celeste, per sentire sul suo corpo il calore dei raggi del sole, vedere la sua luce, sentire il profumo della natura verdeggiante. Passo dopo passo, senza incertezze, ha respirato l’aria che inonda la storica piana del villaggio di Ercole, ha ripercorso ogni attimo della sua esistenza, fino allo scorrere dei titoli di coda del sensazionale film.
Pontelandolfo in lutto, si è inchinata al passaggio del feretro dell’inesauribile combattente, immobile, incredibilmente immutata in ogni lineamento del roccioso seppur esile fisico. Chapeau alla super nonna del Sannio, per lo straordinario, inattaccabile record raggiunto. E’ scritta nel grande libro della storia immortale, una delle sue ultime più grandi imprese, quando all’età di cento anni, rifiutando ogni mezzo di locomozione e ogni sorta di aiuto supplementare, percorse a piedi, tutto d’un fiato, la salita dall’albergo che la ospitava, fino a raggiungere, dopo circa un chilometro, il santuario di Santa Rita, a lei profondamente devota, sulle alture dell’Appennino umbro nella città di Cascia. Piegata sulle ginocchia, ai piedi della Santa, nonna Concetta pregò per tutti e un ultimo voto scolpì nel suo cuore, segretamente custodito per l’eternità nella casa del Signore. Ma ogni giorno della sua vita è stata un’impresa, un sacrificio in tempo di duro lavoro nei campi per sfamare la famiglia, un rafforzare quotidiano del suo spirito nella fede e nella speranza mai persa, anche dopo il dramma della morte prematura di una figlia. Ora il suo corpo riposa nel sonno eterno, e la sua anima vive, vive nei cuori di sua figlia Marianna, del genero Mario, dei nipoti Antonello e Rita e del marito Angelo, dei cari pronipoti Salvatore e la piccola Marianna, con amore infinito stretti forte a lei, fino all’ora del fatale trapasso.
Gabriele Palladino