Perché la Turchia vuole invadere le isole greche
di Uzay Bulut 11 marzo 2018
Pezzo in lingua originale inglese: Why Turkey Wants to Invade the Greek Islands
Traduzioni di Angelita La Spada
Anche i propagandisti turchi hanno distorto i fatti per cercare di ritrarre la Grecia come l’aggressore.
Sebbene la Turchia sappia che le isole sono giuridicamente e storicamente greche, le autorità turche vogliono occuparle e turchificarle, presumibilmente per promuovere la campagna di annientamento dei greci, come fecero in Anatolia dal 1914 al 1923 e anche in seguito.
Qualsiasi attacco contro la Grecia dovrebbe essere considerato come un attacco contro l’Occidente.
C’è una questione in merito alla quale l’Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo, al potere in Turchia, e il Partito repubblicano del popolo (Chp), il suo principale oppositore, sono pienamente d’accordo ed è la convinzione che le isole greche occupino il territorio turco e che pertanto debbano essere riconquistate. Tale determinazione è così forte che i leader di entrambi i partiti hanno apertamente minacciato di inviare truppe nel Mar Egeo.
I due partiti però fanno a gara per dimostrare chi è il più potente e patriottico e chi ha il coraggio di mettere in atto la minaccia contro la Grecia. Mentre il Chp accusa l’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan di consentire alla Grecia di occupare le terre turche, l’Akp attacca il Chp, partito fondatore della Turchia, accusandolo di aver permesso alla Grecia di prendersi le isole, grazie al Trattato di Losanna nel 1924, agli accordi italo-turchi del 1932 e al Trattato di Parigi del 1947, che riconoscevano tutti alla Repubblica ellenica i diritti di sovranità sulle isole dell’Egeo.
Nel 2016, Erdogan affermò che la Turchia aveva “svenduto” le isole che “erano nostre” e che sono “a un tiro di schioppo” [dalla Turchia]. “Lì ci sono ancora le nostre moschee, i nostri santuari”, egli disse, riferendosi all’occupazione ottomana delle isole.
Due mesi prima, in occasione della “Conferenza sul nuovo concetto di sicurezza della Turchia”, Erdogan aveva dichiarato: “Il Trattato di Losanna (…) non è mai stato un testo sacro. Ovviamente, ne discuteremo e lotteremo per ottenerne uno migliore”. In seguito, i media pro-governativi pubblicarono le mappe e le foto delle isole nell’Egeo, definendole il territorio che “Erdogan afferma che è stato svenduto a Losanna”.
Per raggiungere il suo fine ultimo di lasciare un’eredità che superi quella di tutti gli altri leader turchi, Erdogan ha fissato degli obiettivi per il 2023, in occasione del 100° anniversario della fondazione della Repubblica di Turchia, e per il 2071, anno in cui ricorrerà il 1000° anniversario della battaglia di Manzikert, che sancì la vittoria dei jihadisti musulmani turchi dell’Asia centrale sulle forze cristiane greco-bizantine sull’altopiano armeno dell’Impero bizantino.
L’idea alla base di questi obiettivi è quella di creare una coesione nazionalistica per l’annessione di più territori alla Turchia. Ma per modificare i confini turchi, Erdogan deve rinegoziare o annullare il Trattato di Losanna. Paradossalmente, in vista della sua visita ufficiale in Grecia nel dicembre 2017 – propagandata come un segnale di una nuova era nelle relazioni greco-turche – Erdogan ha detto ai giornalisti greci che il Trattato di Losanna aveva bisogno di essere revisionato. Durante il viaggio, prima visita ufficiale in Grecia da parte di un capo di Stato turco in 65 anni, Erdogan ha ripetuto il suo mantra che il Trattato di Losanna necessita di una revisione.
A gennaio scorso, il presidente turco ha preso di mira il leader del Chp, Kemal Kilicdaroglu, accusando di nuovo il suo partito che firmò il Trattato di Losanna di aver svenduto le isole nel corso dei negoziati. “Informeremo la nostra nazione di questo”, ha dichiarato Erdogan. Tale affermazione implica che Erdogan accetta il fatto che le isole appartengano alla Grecia, ma allo stesso tempo ne denuncia “l’invasione” da parte della Repubblica ellenica, esprimendo la volontà di riappropriarsi di quei territori che un tempo erano sotto il dominio dell’Impero ottomano.
Tuttavia, la retorica del Chp è altrettanto aggressiva, con Kilicdaroglu che ha affermato davanti al parlamento turco che la Grecia aveva “occupato” 18 isole. Quando il ministro greco della Difesa Panos Kammenos si è detto “imbarazzato” per questa affermazione, il responsabile per la politica estera del Chp, Ozturk Yilmaz, gli ha risposto: “La Grecia non deve mettere la nostra pazienza alla prova”. Yilmaz avrebbe anche aggiunto che “la Turchia è molto di più di un governo” e ogni ministro greco che provoca la Turchia sarà “colpito con una mazza sulla testa. (…) Se Kammenos ripassa la storia, troverà molti esempi”.
La storia è infatti piena di esempi di violenze e massacri perpetrati dai turchi contro i greci anatolici. Il genocidio commesso contro i cristiani greci e armeni a Izmir nel 1922 è stato evocato da Devlet Bahceli, leader del Partito del movimento nazionalista (Mhp), in un discorso pronunciato davanti al parlamento:
“Se i greci vogliono di nuovo finire in mare – se hanno voglia di essere inseguiti ancora – beh, sono i benvenuti. La nazione turca è pronta e fiduciosa di rifarlo. Qualcuno deve spiegare al governo greco cosa accadde nel 1921 e nel 1922. Se non lo farà nessuno, fionderemo come proiettili nel Mar Egeo, pioveremo dal cielo come una vittoria benedetta e insegneremo la storia daccapo ai messaggeri di ahl al-salib [il popolo della croce]”.
Anche i propagandisti turchi hanno distorto i fatti per cercare di ritrarre la Grecia come l’aggressore. Umit Yalim, ex segretario generale del Ministero della Difesa nazionale, ad esempio, ha dichiarato che la “Grecia ha trasformato le isole in arsenali e avamposti militari in vista dei suo futuro intervento militare contro la Turchia”.
Tutti i politici turchi sembrano avere la propria motivazione a essere ossessionati dalle isole: espansionismo turco tradizionale, turchificazione delle terre elleniche, neo-ottomanesimo e – fiore all’occhiello della conquista islamica – il jihad. Il desiderio di invadere le isole è anche dettato da ragioni strategiche, come si evince da una dichiarazione rilasciata dal vice-premier Tugrul Turkes sul controllo di Cipro da parte della Turchia dal 1974:
“Circolano erronee informazioni che la Turchia sia interessata a Cipro perché lì ci sarebbe una comunità turca. (…) Anche se nessun turco vivesse a Cipro, la Turchia avrebbe comunque una questione cipriota ed è impossibile rinunciarci”.
Lo stesso atteggiamento e la medesima logica valgono per le isole del Mar Egeo. Sebbene i turchi sappiano che le isole appartengono giuridicamente e storicamente alla Grecia, le autorità turche vogliono occuparle e turchificarle, presumibilmente per promuovere la campagna di annientamento dei greci, come fecero in Anatolia dal 1914 al 1923 e anche in seguito. La distruzione di tutte le vestigia della cultura greca esistenti in Asia Minore, una regione greca prima dell’invasione turca dell’XI secolo, è quasi completa. Meno di 2 mila greci vivono ancora oggi in Turchia.
Tenuto conto della brutale invasione turca di Cipro del 1974, le attuali minacce contro la Grecia – da un capo all’altro dello spettro politico turco – non dovrebbero essere sottovalutate dall’Occidente. La Grecia è la culla della civiltà occidentale. Confina con l’Unione Europea. Qualsiasi attacco contro la Grecia dovrebbe essere considerato come un attacco contro l’Occidente. È ora che l’Occidente, che è rimasto in silenzio di fronte alle atrocità turche, si opponga ad Ankara.
Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca che vive a Washington D.C.