L’ultima beffa: ora alle scrittrici di sinistra piace vestire il burqa
Mode radical chic. Adesso alle scrittrici di sinistra piace vestire il burqa
Laura Tecce – Mer, 25/01/2017
L’ultima frontiera del femminismo radical chic, o forse la sua ultima perversione, è il burqa.
Non il hijab che lascia scoperto il viso, o il niqab che almeno non copre gli occhi. No, secondo scrittrice Flavia Piccinni, vincitrice del Premio Campiello Giovani 2005, per liberare le donne dalle convenzioni sociali occidentali e per «annullare l’ossessione per l’immagine che tutte abbiamo, annullare il giudizio delle altre attraverso la loro bellezza, imparare a mostrarci privi di ossessioni e di sovrastrutture», occorre indossare il più restrittivo degli indumenti consentiti alle donne musulmane. Il burqa infatti non lascia intravedere nulla del corpo e del volto femminile. Si ritiene che gli occhi siano lo specchio dell’anima e dunque, come sostiene Piccinni nel suo blog sull’Huffington Post è necessario «difendere la donna dagli sguardi altrui, preservandone l’immagine e dunque l’anima».
La scrittrice nel suo articolo ci tiene a far sapere che arrivata all’aeroporto di Kuwait City vestita con «una giacca di lana aderente, un vestito sotto al ginocchio e calze coprenti» non si è mai vergognata tanto in vita sua, avendo improvvisamente realizzato che «per gli arabi sono le prostitute a lasciare le spalle, le braccia e le gambe scoperte».
Lungi dal condannare una simile posizione palesemente offensiva e discriminatoria nei confronti delle donne, ha pensato bene di provare sulla sua pelle quali magnifiche sensazioni si potessero provare con un burqa addosso: «Ho pensato che forse potrebbe essere giusto indossarlo ogni giorno e mi sono domandata se non sia forse questa una lezione che dobbiamo prendere dal mondo arabo». Addirittura.
Non contenta, ne ha anche candidamente elencato le presunte comodità: «Non devi perdere tempo a coordinare le scarpe con la borsa, o magari a scegliere il vestito che ti fascia meno, la maglietta che evidenzia tragicamente i chili di troppo».
Quindi per una donna musulmana la questione fondamentale sarebbe il trucco e il parrucco, non certo il fatto che quella di nascondersi in una gabbia di stoffa non sia quasi mai una libera scelta o una boutade come quella messa in scena dalla blogger di Huffington Post, bensì un’imposizione ottenuta spesso con minacce e percosse.