La rivolta dei ciucci
Ogni anno la venuta della Commissione Veterinaria Militare Mandamentale movimentava la pigra vita del paese. Composta da tre veterinari graduati dell’Esercito veniva in missione a Pontelandolfo a verificare, censire e valutare la popolazione degli asini del villaggio.
I ciucci che i contadini usavano per il trasporto sia delle persone che dei prodotti agricoli, requisiti dal governo per scopi bellici, erano stati consegnati in custodia dei rispettivi proprietari che dovevano prendersene cura poiché venivano considerati “truppe di riserva” che l’Esercito poteva utilizzare in caso di necessità e il proprietario dell’asino più virile riceveva una congrua ricompensa proporzionale alla capacità riproduttiva dell’animale.
Era stata istituita a tal proposito un’anagrafe equina dove tutti gli asini erano registrati e la Commissione Veterinaria Militare veniva ogni anno a visitarli, classificarli e controllarne l’esistenza in vita censendo gli asini morti e i nuovi nati.
Compito della delegazione militare era di girare tutte le campagne per visitare gli asini uno a uno. La tal cosa, faticosa per l’estensione delle contrade del paese, aveva fatto sì che i militari, fidando nella lontananza dal Distretto, si fossero ingegnati per risparmiar fatica e approfittassero del loro ruolo per costringere i proprietari degli asini a raggiungerli in paese “portando la Montagna da Maometto”.
La commissione s’insediava nella Taverna di San Donato, dove alloggiava per il tempo della missione, gozzovigliando alacremente e chiedeva a Validoro di mandare il bando per far condurre tutti gli asini in paese al controllo veterinario.
In questi casi Validoro girava e lanciava il suo famoso bando ripetuto tre volte:
“Guagliù, attenzione!
Guagliù, attenzione!
Guagliù, attenzione!
Arriva la Commissione!
Arriva la Commissione!
Arriva la Commissione!
Portate r ciucc a misura’ l palle!
Portate r ciucc a misura’ l palle!
Portate r ciucc a misura’ l palle!”
Quando la Commissione Veterinaria Militare veniva in paese erano giorni di incredibile fermento con tutti gli asini che, singolarmente o in gruppo, scendevano dalle contrade di montagna. Gli animali venivano radunati in uno spiazzo erboso vicino alla taverna ove alloggiavano i commissari per essere sottoposti alla famosa visita obbligatoria.
Il controllo che più stuzzicava la fantasia dei giovinastri di Pontelandolfo era la misurazione dell’apparato genitale dell’asino, informazione di grande rilevanza per la Commissione Militare poiché serviva a valutare le capacità riproduttive del soggetto e di massima soddisfazione per il proprietario del ciuccio che si classificava Campione da Monta, soprattutto in considerazione dell’elargendo premio in danaro.
La valutazione veniva compiuta misurando la lunghezza dell’organo genitale dell’asino e pesando il suo sacco scrotale. Normalmente l’operazione non era agevole vista la scarsa attitudine dell’animale a collaborare e se il ciuccio non era eccitato la cosa si faceva problematica.
Quel giorno dalla temperatura rovente i ciucci, intimoriti dalla folla e stanchi dalla faticosa camminata fino in paese, poco erano presi dagli aspetti lussuriosi della situazione e i commissari erano fermi non potendo procedere. Lo stallo della situazione fu interrotto dalla brillante idea di un convenuto, occorreva trovare una bella asina in calore perché gli asini facessero bella mostra di ciò che serviva.
Sembrò una buona idea e qualcuno si premurò di trovare il soggetto adatto allo scopo.
Venne condotta l’asina, bellissima e disponibile. Quando fu esposta a breve distanza dal gruppo degli asini vogliosi i ferormoni ciuccigni si palesarono immediatamente facendo sì che nello spiazzo si scatenasse un putiferio.
Gli animali in attesa della visita, in forzata astinenza indotta dall’avido proprietario, percepirono l’afrore dell’asina in calore e persero la testa. La situazione divenne presto incontrollabile.
Fu il particolare fascino dell’asina o l’istinto di lottare per la precedenza nella monta che scatenò una primitiva festa orgiastica in cui i maschi iniziarono a lottare a calci e morsi con gli altri concorrenti per le grazie della bella da sedurre.
Presto il caos dilagò nel gruppo degli asini e per evitare calci e pericolose conseguenze i proprietari si allontanarono in tutta fretta dai propri beniamini.
Ben presto lo spiazzo delle “campetelle” divenne sede di uno dei tafferugli asinini più cruenti della storia del paese … continua….
C. Perugini & M. Coletta
tratto da Scarpittopoli, storie di paese
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