𝐋𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐠𝐫𝐞𝐠𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐂𝐨.𝐂𝐨.𝐂𝐨.
Sanremo ha portato definitivamente alla luce l’esistenza di una congregazione che attraversa lo spettacolo, la comunicazione, la stampa e propaganda e che potremmo definire in sigla Co.co.co.
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La congregazione dei Co.Co.Co.
Sanremo ha portato definitivamente alla luce l’esistenza di una congregazione che attraversa lo spettacolo, la comunicazione, la stampa e propaganda e che potremmo definire in sigla Co.co.co. Ovvero Compagnucci Conformisti Corretti. Dico compagnucci, perché non sono propriamente compagni, un’espressione che evoca comunque un senso epico della militanza politica, anche se spesso sconfinato nel tragico; no, loro sono compagnucci, al più comunistelli dopo il comunismo, più fragili, stucchevoli, narcisisti, puerili, comodosi rispetto ai loro ruvidi predecessori. Quella che impropriamente chiamiamo sinistra o Pd formato Sanremo, è questa consorteria mediatica formata da influencer, gente di spettacolo, cantanti, sportivi, attori, comici, impresari, giornalisti e perfino qualche residuo intellettuale che ci bombardano di messaggi, gesti, patacche, sermoni a senso unico. Tutto all’insegna di quel noto repertorio che passa attraverso i temi del sessismo, del razzismo, dell’omofobia, dell’antifascismo da vetrina e da passeggio e in positivo della legalizzazione della droga, dell’esaltazione di ogni devianza, dell’inclusione di ogni irregolarità, anormalità, clandestinità e fluidità.
I Co.Co.Co sono la nostra Polizia Morale, anzi di più, Moralista e Immorale al tempo stesso; sono le nuove guardie rosse al servizio della Rivoluzione che è l’Inversione della realtà, la sua Sostituzione con un universo di cartoni inanimati, pose virtuali e negazioni della vita vera.
Sacerdote istituzionale dei Co-Co-Co e anello di congiunzione tra il Comico e il Quirinale, è Roberto Benigni, portavoce ufficiale della Consorteria; lui si può definire Co.Co.Co anche nel senso di Compagno Comico Costituzionale. Benigni è il massimo officiante dei Riti Sacri di questa Repubblica dei cocomeri (modo colorito e saporito per definire i Co.Co.Co che accusano i loro avversari di essere fautori della Repubblica delle Banane). La religione civile della Repubblica dei Cocomeri è nel culto feticistico della Costituzione, salvo dimenticare i diritti costituzionali più elementari violati e calpestati, come è accaduto in occasione della pandemia, come accade nell’allineamento alla guerra, come accade da sempre nel calpestare la famiglia, la libertà di pensiero, l’amor patrio, la privacy, il merito e le capacità, solo per citare alcuni degli articoli della Costituzione più stuprati.
Predicatori della religione Co.Co.Co. sono una coppia di Onnipresenti e Nullasapienti, vale a dire il duo Influencer Fedez-Ferragni, col loro catechismo delle banalità, il loro manicheismo demente e l’incapacità di quel Fedez, che ha il cervello nei tatuaggi, di distinguere il comico dal serio, al punto da scambiare un vestito in maschera a Carnevale di un giovane di vent’anni fa per una professione militante e inquietante di nazismo di un viceMinistro in carica (parliamo di Galeazzo Bignami). Sfugge l’ironia e l’autoironia, non si capisce la differenza tra la farsa e la tragedia. La letterina di Chiara Ferragni indirizzata da sé stessa a sé stessa, tramite sé stessa e l’esibizione del nudo ipocrita di sé stessa, è stata un capolavoro di narcisismo e banalità, accompagnata dalla solita menata di ovvietà che sentiamo ogni giorno da quella scatola molesta e imbecille chiamata video.
E con loro tutta la squadra dei Co.Co.CO presieduta da Amadeus, tra cantanti fluidi, gay esibizionisti, puttanofili, incazzosi, floricidi, portatori di messaggi sempre Corretti (genere Egonu) che è sfilata a Sanremo e fa il paio con tutta una serie di Co.Co.Co. di complemento che imperversano nella medesima tv (da Fazio in giù) nella stampa (da Gramellini in giù) e in tutto il rosario di programmi, testate, pulpiti di ogni genere. E’ un partito traversale larghissimo ai vertici, più ristretto alla base, al cui rimorchio, ultimo vagone scassato, vanno i resti del Pd e la sinistreria diffusa, più qualche reduce di Lotta Co-Co-Continua e roba affine).
Sono gli stessi, per dire, che esultano se l’Italia viene messa in un angolo dalla Francia e dalla Germania, contenti se l’Europa ci maltratta e ci punisce. Perché pur di esultare per una sconfitta o una brutta figura della Meloni sono disposti a veder maltrattare il proprio Paese. Perché poi al di là dei governi in carica, dei Draghi o delle draghette che siedono a Palazzo Chigi, Francia e Germania ieri come oggi fanno i loro interessi nazionali a danno dei partner più deboli, e al diavolo l’Europa! E i Co-Co-Co nostrani festeggiano gli schiaffi che danno all’Italia.
Ora, come si reagisce a tutto questo? Sento ripetere in giro che bisogna spegnere la Tv, disertare i canali Rai e i programmi. E sono subito d’accordo, anche perché non farei nessuna fatica a chiuderli definitivamente, già ora li vedo il minimo indispensabile per disgustarmi. Ma può mezzo popolo e anche più sentirsi estraneo dalle piazze virtuali del Paese, può chiamarsi fuori, disertare, rinunciare? Era già paradossale in passato, ma ancora più lo diventa ora, che il popolo sovrano in libere e democratiche elezioni ha mandato al governo una premier, e una coalizione, che dovrebbe rappresentare il mondo opposto a quello dei Co.Co.Co. No, non si può mantenere ancora un atteggiamento da opposizione, da minoranza, da ghetto in punizione. Si tratta di pensare, senza complessi d’inferiorità e senza troppi timori, a una svolta, un cambio di passo, una strategia organica alternativa. Anche perché questa storia ormai dura da troppi anni, dai tempi dei governi Berlusconi: quel teatrino nacque allora, il bersaglio era allora il Cav e i suoi alleati, e ora si è diffuso contro tutta l’Italia non allineata al loro Catechismo Co.Co.Co. E’ almeno da allora che Benigni e tutto l’episcopato dell’Intrattenimento esercitano il loro Apostolato Progressista e Conformista. E’ tempo che i Co.Co.Co. si costruiscano a loro spese e a spese di chi vuole seguirli, un loro habitat parallelo e ben identificato e lascino gli spazi pubblici, trasversali e condivisi a più libere e più differenziate espressioni.
Vogliamo vivere in uno spazio pubblico fuori dai Co.ecc.ecc. Ci siamo capiti.
La Verità – 12 febbraio 2023