Il Presepe vivente in una piccola Betlemme nostrana …Morcone
Poche parole come “Natale” rievocano, immediatamente, nella nostra mente il loro significato.
Natale significa perciò freddo, città illuminate a giorno e migliaia di persone freneticamente in corsa contro il tempo per acquistare il più bel regalo, per preparare l’albero più appariscente o organizzare le settimane bianche più “in”.
Fortunatamente Natale non significa solo questo ma per tanti significa la nascita di Gesù, festività che diventa occasione di ritrovo, di riunione nelle famiglie, di riflessione e di rievocazione.
Il Presepe vivente di Morcone è una manifestazione che merita di essere conosciuta e magari vissuta insieme a chi la realizza e vi partecipa.
La cittadina di Morcone è posta a metà strada tra i comuni di Benevento e Campobasso, affaccia sulla valle del Tammaro ed è arroccata a forma di ventaglio sulle falde del Monte Mucre. Di origini antichissime vanta ritrovamenti di suppellettili ed armi risalenti al periodo paleolitico.
Morcone è uno dei paesi più belli del Sannio. L’utilizzo di materiali tipici, quali la pietra ed il legno, la loro sapiente messa in opera e le innumerevoli presenze di elementi decorativi di pregio, fanno sì che l’intero borgo rappresenti una continua piacevole scoperta.
Edicole in ceramica colorata, elementi scolpiti in pietra, portali e lesene, logge e giardini interni impreziosiscono sia gli edifici dove sono collocati che l’intero borgo.
Nonostante la semplicità dei materiali utilizzati, si individuano palazzi di pregio costruiti nelle varie epoche, dal Medioevo (casa De Ciampis, casa Caviasca), al Liberty (casa Cioccia, casa Calandrella, casa Mascia).
Le piazze, le fontane, le infinite scale in pietra che si arrampicano fino al castello caratterizzano l’impianto a cascata del borgo, al punto di farlo diventare un paese da riprodurre per la realizzazione di un presepe.
La lunga storia del Presepe vivente inizia il 24 dicembre 1979, quando pochi giovani dell’Azione Cattolica, coinvolgendo altri abitanti del paese, davano vita per la prima volta alle Sacre Rappresentazioni.
Sono trascorsi da allora tanti anni e sono cresciuti di intensità, man mano, gli sforzi di tutti: oggi il Comitato Organizzatore fa muovere attorno a sé un patrimonio di risorse umane notevole, infatti sono circa 400 le persone impegnate nella riuscita dell’evento, che fa rivivere all’interno di questa piccola Betlemme nostrana, scorci di vita quotidiana di una tipica comunità contadina dei primi anni del Novecento.
Non ci sono personaggi e interpreti, ognuno è, o è stato, quello che rappresenta, non si mimano le tecniche, ma si padroneggiano, ridando vita a quegli antichi mestieri quasi dimenticati: ecco il mugnaio, che trasforma i chicchi di grano in farina facendo girare la mola dell’antico mulino ad acqua (ripristinato per l’occasione), il fabbro, il ciabattino ed il canestraio che ripetono gli antichi gesti, le donne, vere nonne, vere mamme e vere massaie che spargono nell’aria profumi di cucina piacevolmente molesti. Preparano pasta, pane e cibi vari che da tempo immemore venivano ed ancora oggi vengono preparati nella famiglia contadina, stretta intorno al focolare; ed ancora il falegname, lo scalpellino ecc. Non si finge di produrre, ma si produce per davvero: vasi, manufatti in legno, oggetti in ferro battuto, pietre lavorate, formaggi, prodotti che vengono poi venduti per recuperare qualcosa per le spese sostenute.
La tradizionale manifestazione ha il pregio di riunire e coinvolgere una intera comunità: anziani, giovani e bambini (il Bambinello è generalmente l’ultimo nato dell’anno a Morcone), facendoli lavorare insieme e presentandosi come espressione di solidarietà, al di là della poesia e dell’emozione religiosa.
Ogni anno, il 3 ed il 4 gennaio, lontani dai bagliori delle decorazioni natalizie, la tenue luce delle fiaccole conferisce ai luoghi ed agli antichi palazzi quella magica semplicità per cui è impossibile non sentirsi tutti più buoni.