Frontiere chiuse ma non i porti, così l’Italia finge di sigillarsi
A seguito degli attentati terroristici occorsi in Francia e in Austria, l’Italia prova ad aumentare le misure di sicurezza: sigillati i confini e le frontiere, ma il paradosso di questi giorni è che dalla Tunisia si continua a sbarcare
Mauro Indelicato – Mer, 04/11/2020
Gli attentati in Francia e in Austria hanno messo in allarme il governo, il quale adesso prova a blindare le frontiere.
Non ci sono specifiche minacce, come è stato sottolineato nelle ultime ore da fonti della sicurezza, tuttavia in questa fase di riemersione del fenomeno terroristico anche l’Italia ha deciso di correre ai ripari.
La mossa del Viminale
Lunedì al Viminale si è tenuta, sotto convocazione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, la riunione del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Ed è qui che è saltata fuori un’incongruenza politica non secondaria visto quanto accaduto soprattutto in Francia: si è deciso infatti di rinforzare le frontiere, inviando l’esercito per effettuare controlli lungo i confini. Ma il vero problema per adesso non sta tanto nel possibile ingresso da nord verso il nostro Paese di aspiranti terroristi. Al contrario, l’allarme risiede più che altro nella possibilità che persone radicalizzate entrino in Italia da sud.
Il potenziamento dei controlli lungo i confini, unito all’intensificazione del monitoraggio dei luoghi più sensibili, è un atto importante e doveroso. Al tempo stesso però, tutto potrebbe essere vanificato se rimanesse sguarnito quel fronte meridionale da cui continuano ad arrivare in modo autonomo migranti dalla Tunisia. Persone cioè che potrebbero intraprendere lo stesso percorso di Brahim Aoussaoui, l’attentatore tunisino che giovedì scorso ha colpito a Nizza.
Sbarcato a Lampedusa il 27 settembre, il giovane ha fatto su e giù per l’Italia prima di entrare in Francia e dare seguito ai suoi propositi di morte. Con il flusso migratorio che negli ultimi giorni ha fatto registrare una nuova improvvisa impennata, gli allarmi legati agli sbarchi dunque sono destinati a crescere.
L’aumento degli sbarchi
Soltanto nelle ultime 72 ore a Lampedusa sono giunti più di 1.500 migranti, un numero importante e difficile da gestire. Non solo sotto il fronte dell’emergenza sanitaria, ma alla luce dei fatti di Nizza e Vienna, anche sotto il profilo della sicurezza. E il governo giallorosso adesso appare in decisa difficoltà. Da un lato deve subire l’irritazione dell’Eliseo, il quale ha sottolineato l’incapacità dell’Italia di fare da filtro ed impedire che un potenziale terrorista varcasse il confine transalpino. Dall’altro, da sud, deve fare i conti con una pressione migratoria mai scemata. Anzi, il mese di novembre sta per adesso vedendo lo stesso ritmo di sbarchi già notato nei mesi estivi.
A risaltare maggiormente è il fallimento degli accordi presi ad agosto con la Tunisia. Nonostante le strette di mano tra i ministri Di Maio e Lamorgese da un lato e gli omologhi tunisini dall’altro, dal Paese nordafricano si è continuato a partire. Nessun segno tangibile di collaborazione tra le parti, le intese sembrano rimaste per il momento sulla carta. Se da Roma non si riuscirà a porre un argine al flusso migratorio dalla Tunisia, a prescindere dal potenziamento dei confini a nord i pericoli per il nostro Paese e per l’Europa potrebbero essere molteplici.