I cioccolatini sono razzisti? Via i Moretti dai supermercati svizzeri
La decisione arriva dopo anni di polemiche e petizioni, ma suscita anche reazioni contrarie
di Manuela D’Alessandro 11 giugno 2020
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AGI – È razzista chiamare moretto un dolce al cioccolato che peraltro nasconde il candore di un’anima di panna? Sì, per i supermercati della Migros, nota catena svizzera, che hanno stabilito, dopo anni di polemiche e petizioni, di ritirare dagli scaffali la golosità prodotta dal 1946 dalla Dubler, azienda del Cantone dell’Argovia, nel nord del Paese, dove sono conosciuti come Mohrenkopf, ‘teste di moro’.
La decisione ha un impatto anche sulle rimembranze proustiane di tanti ex bambini italiani di confine che alla domenica andavano in Svizzera con mamma e papà a fare il pieno, quando ancora i prezzi erano più convenienti di quelli nostrani, e coglievano l’occasione per farsi regalare una scatola di moretti.
Che cosa sono i Moretti
Avvolti in una carta dorata, che merita più attenzione della frenesia con cui viene scartata, nascondono sotto una sottile scorza di cioccolato un tripudio di crema appoggiato alla base di wafer.
L”eliminazione’ del moretto è arrivata nelle scorse ore con un tweet in risposta all’ennesima protesta di un utente che definiva “estremamente razzista” il nome della delizia.
“Abbiamo deciso di rimuovere il prodotto dalla gamma – ha twittato Migros – L’attuale dibattito qui ci ha spinto a rivalutare la situazione. Siamo consapevoli che questa decisione porterà anche a discussioni”.
Ma i Moretti spariranno?
Questo non significa che la squisitezza sparirà perché, ha precisato la catena, la decisione riguarda solo la Dobler, l’unica azienda che si ostina a chiamare i dolci col suo nome originale, mentre gli altri li hanno ribattezzati da tempo con un più universale kiss.
In effetti, gli animi su Twitter si sono scaldati, come previsto, e in perfetto multilinguismo elevetico. C’è chi parla di “nuova, dilagante e subdola dittatura del politicamente corretto”, chi, volando più basso, sente spegnersi l’aroma dell’infanzia (“sono un ricordo legato alla mia amata zia che non c’è più e abitava a Ginevra, andare con lei alla Migros a mangiarli era una festa”, dice Chiara).
Si è indignato anche un uomo di fede, o almeno così si presenta: ”Oggi Migros non chiama più così i moretti per rispetto, ma di cosa? E io che sono un sacerdote potrò esigere che Migros dia un nome nuovo agli ‘strozzapreti’?”.
Chi esulta per la cacciata dei Moretti
Esultano invece i promotori di una petizione affiliati al Comitato contro i dolci razzisti che nel 2017 chiedevano di abolire il nome “palesemente razzista”.
A sostenere la loro tesi c’era anche una ricercatrice dell’Università di Basilea che sulle pagine della NZZ Franziska Schutz si espresse per “decolonizzare la nostra lingua per evitare un futuro di nuovi drammi legati alla migrazione”.
Al momento, per i nostalgici dell’ultima ora, sul sito della Migros è ancora presente la sezione dedicata all’acquisto dei moretti, li chiamano ancora così, poi saranno solo kiss.
Via col vento, vai con l’ignoranza
di Michele Fino 12 Giugno 2020
Vi svelo una cosa.
Guareschi era un gran razzista.
Montanelli lo era (si comprò pure una moglie) e verosimilmente lo era pure qualsiasi padre costituente o Stalin.
Sapete perché? Per lo stesso motivo per cui nella Costituzione c’è scritto “senza distinzione di razza”.
Perché fino a pochissimi anni fa c’era la diffusa e indiscussa convinzione che le razze umane esistessero. Come prima del XVIII secolo credere che la Terra fosse ben ferma era dogma di fede.
Ora, quelle balle hanno trovato il loro posto nella storia, ma non è che tutto quanto è stato fatto in quei tempi, da chi condivideva quelle idee perché ubique, debba essere abbattuto in una palingenesi dei valori che volete diventi palingenesi della storia.
Churchill probabilmente era anche convinto che le donne fossero unsuitable per molti lavori. Ma questo non cambia di una virgola la valutazione storica dei suoi atti politici alla guida del Regno Unito.
Fatevene una ragione: la riscrittura della storia secondo una palingenesi dei valori è solo l’ultimo, ma non il meno grave, dei frutti dell’ignoranza.