L’emergenza- La rabbia dei sindaci
“Ci hanno lasciati soli dove sono gli aiuti?”-
La denuncia di Golia, primo cittadino di Circello “Contrade ancora isolate, strade inaccessibili”
Gigi Di Fiore-INVIATO
BENEVENTO. «I sindaci sono arrabbiati e mi hanno detto cose terribili sugli aiuti ricevuti per l’emergenza”. Claudio Ricci, presidente della Provincia di Benevento, non nasconde lo stato d’animo dei primi cittadini sanniti. Si sono sentiti abbandonati, nelle prime ore del disastro. E hanno dovuto fare da soli, per arginare dissesti e danni. E la gente è corsa in strada, ha spalato, si è data da fare rimboccandosi le maniche.
Spiega ancora Ricci: «Le piogge di lunedì hanno dato il colpo di grazia, investendo la zona del Fortore e isolandola. I sindaci chiedono più presenze di volontari». Cinque giorni dopo la prima mazzata con i due morti, arrivano i rinforzi: da Marche, Toscana e Umbria sono partiti i volontari chiesti dalla Regione Campania. Sono 54 delle organizzazioni nazionali Anpas, Misericordie, Ana, Cisom, Anai e Vab, con altri 54 della colonna mobile della Regione Marche, 35 della colonna toscana e 30 della colonna umbra. Mentre partivano, nel Sannio crollavano altri due ponti, isolando di più alcuni Comuni del Fortore e dell’Alto Tammaro. La mazzata per Castelpagano, Colle Sannita, Pesco Sannita, Circello è arrivata con le bombe d’acqua di due giorni fa. Ma non stanno meglio Casalduni, Apice, San Giorgio la Molara. Dice Pasquale Iacovella, sindaco di Casalduni: «Il paese è diviso in due. Nella strada provinciale, che collega le frazioni al centro, si è aperta una voragine e non si passa. Nelle prime ore, ci ha dato una grossa mano: la Croce rossa, poi nessun altro».
A Casalduni, in 600 sono rimasti senza acqua potabile. Hanno dovuto ricorrere ad una cisterna dei Vigili del fuoco. A Circello, invece, due ponti sono crollati. Racconta il sindaco Gian Claudio Golia: «Ho chiesto l’aiuto dell’esercito. Ci sono intere contrade isolate, con strade inaccessibili. Non vedo alternative ad un
aiuto speciale».
Il sindaco di Santa Croce del Sannio, Antonio Di Maria, ha scritto al prefetto. Il paese rischia l’isolamento, con la statale 87 invasa dal fango e le provinciali per Castelpagano e Cercemaggiore che si percorrono a fatica. Sono le famose «somme urgenze», per ripristinare i collegamenti e ritornare alla normalità. In molti Comuni, le scuole restano chiuse. Alle accuse di ritardo, Roberto Oreficini (direttore dell’ufficio idrogeologico della Protezione civile a Roma), a Benevento in sostituzione del direttore Curcio, replica: «Abbiamo ripetuto che il termine ultimo, per avere il quadro dei danni, sono le 18 di oggi. Servono al governo per dichiarare lo stato d’emergenza. È il presupposto giuridico per intervenire e coprire le spese”.
Una dichiarazione che sembra un passo indietro rispetto a quanto aveva promesso, il giorno prima, il direttore Fabrizio Curcio, che aveva assicurato: «Dico ai sindaci di intervenire subito nelle situazioni più gravi. Copriremo le spese, quello che ho visto è certamente una situazione di grave emergenza». I sindaci, ora, temono che spalare, tentare di riparare le strade, ripristinare l’illuminazione pubblica, intervenire sui ponti crollati li esponga, senza la garanzia di avere dalla Protezione civile i soldi anticipati. Si fa portavoce della preoccupazione, ancora Claudio Ricci: «Mettiamoci d’accordo, su questo punto. Se devo intervenire subito con somma urgenza, poi rischio di non essere coperto dallo Stato senza la dichiarazione di emergenza?». Il direttore Oreficini replica: «Sono un funzionario non posso dare certezze su decisioni politiche, che spettano al Consiglio dei ministri». Mentre si polemizza, arrivano nel Sannio 90 tra idrovore, idropulitrici, motopompe, elettropompe, pale meccaniche, fuoristrada, mezzi e automezzi. E spiegano alla Protezione civile regionale: «L’allarme meteo è stato prorogato di un altro giorno. Oltre 200 volontari regionali sono impegnati nei soccorsi. Abbiamo affiancato, sin dal primo momento, i Comuni nella gestione delle emergenze, in collegamento con
il centro coordinamento soccorsi attivato alla Prefettura di Benevento». Ma resta l’impressione che la distrazione dei riflettori nazionali sulla catastrofe sannita dipenda non solo, e per fortuna, dal numero di vittime non elevato. Ma anche dal teatro della sciagura: una provincia poco conosciuta, che in Italia fa meno notizia di altre.
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Il Mattino del 21ottobre 2015 Primo Piano pag. 6