Una calamità globale: 340 milioni di cristiani perseguitati
di Raymond Ibrahim 6 febbraio 2021
Pezzo in lingua originale inglese: A Global Calamity: 340,000,000 Christians Persecuted
Traduzioni di Angelita La Spada
La “persecuzione estrema” che i cristiani subiscono in 10 delle 12 nazioni dove viene registrato il maggior numero di uccisioni è dovuta alla “oppressione islamica” o avviene in Paesi a maggioranza musulmana. Queste nazioni sono: l’Afghanistan (al 2° posto, in questa persecuzione estrema), la Somalia (al 3° posto), la Libia (al 4°), il Pakistan (al 5°), lo Yemen (al 7°), l’Iran (all’8°), la Nigeria (al 9°), l’Iraq (all’11°) e la Siria (al 12° posto).
“L’80 per cento dei cristiani indiani aiutati da Porte Aperte/Open Doors dichiara di aver visto loro negato l’accesso ai centri distribuzione aiuti alimentari durante la pandemia di Covid-19.” – Porte Aperte/Open Doors, World Watch List.
Considerando che per la prima volta in più di un decennio, nella World Watch List di Porte Aperte/Open Doors, la Cina è entrata a far parte dei primi 20 Paesi che perpetrano persecuzioni, piazzandosi al 17° posto (lo scorso anno era invece al 23°), questo non fa ben sperare per i cristiani che sono già sottoposti a “una stringente sorveglianza da parte dello Stato”.
Allo stesso modo, in Turchia, che lo scorso anno è passata dal 36° posto al 25°, “l’affiliazione religiosa di ogni cittadino è registrata sul chip elettronico delle carte d’identità, consentendo così di discriminare i cristiani”. – World Watch List di Porte Aperte/Open Doors.
“In Nigeria vengono uccisi più cristiani per la loro fede che in qualsiasi altro Paese.” – World Watch List di Porte Aperte/Open Doors.
(Image source: iStock)
Ogni giorno, in tutto il mondo, 13 cristiani vengono uccisi per la loro fede; 12 vengono arrestati o incarcerati illegalmente; 5 vengono rapiti e 12 chiese o altri edifici cristiani vengono attaccati.
Questi sono solo alcuni dei risultati inquietanti della World Watch List (WWL-2021) di recente pubblicata da Porte Aperte/Open Doors. Questo rapporto annuale stila la classifica delle prime 50 nazioni in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati per la loro religione.
Complessivamente, “oltre 340 milioni di cristiani sperimentano un livello di persecuzione e discriminazione molto alto a causa della propria fede. Circa 309 milioni di questi cristiani “sperimentano un livello di persecuzione molto alto o subiscono persecuzioni estreme. Questo è ciò che accade a 1 un cristiano su 8 nel mondo, a 1 su 6 in Africa, a 2 su 5 in Asia e a 1 su 12 in America Latina”. (Salvo diverse indicazioni, tutte le citazioni contenute in questo articolo sono tratte dalla World Watch List 2021 di Porte Aperte/Open Doors.)
Nell’arco temporale preso in considerazione dalla WWL-2021 (ottobre 2019-settembre 2020) “4.761 cristiani sono stati uccisi a causa della loro fede”, registrando in tal modo un aumento del 60 per cento rispetto allo scorso anno (2.983). Altri 4.277 cristiani sono stati ingiustamente arrestati, detenuti o imprigionati, 1.710 sono stati rapiti per motivi religiosi e 4.448 chiese o edifici di culto cristiani hanno subito attacchi.
Per il ventesimo anno consecutivo, la Corea del Nord (al primo posto nella classifica della WWL-2021) continua ad essere la nazione al mondo più ostile al Cristianesimo:
“Essere scoperti cristiani è una condanna a morte nella Corea del Nord. Se non uccisi istantaneamente, i cristiani vengono deportati in campi di lavoro in qualità di prigionieri politici. Le prigioni dei campi hanno condizioni orribili e pochi credenti riescono a sopravvivere. Tutta l’intera famiglia subirà la stessa punizione. Si dice che Kim Jong-Un abbia esteso il sistema dei campi di prigionia, in cui oggi sono detenuti circa 50.000-70.000 cristiani”.
La “persecuzione estrema” che i cristiani subiscono in 10 delle 12 nazioni dove viene registrato il maggior numero di uccisioni è dovuta alla “oppressione islamica” o avviene in Paesi a maggioranza musulmana. Queste nazioni sono: l’Afghanistan (al 2° posto, in questa persecuzione estrema), la Somalia (al 3° posto), la Libia (al 4°), il Pakistan (al 5°), lo Yemen (al 7°), l’Iran (all’8°), la Nigeria (al 9°), l’Iraq (all’11°) e la Siria (al 12° posto).
Tra i Paesi ostili ai cristiani ci sono Afghanistan e Somalia, dove la “persecuzione è stata leggermente meno oppressiva che in Corea del Nord”. Nel resto dei Paesi presenti nella WWL-2021, i cristiani subiscono molestie e percosse, vengono stuprati, imprigionati o massacrati per il semplice fatto di essere stati identificati come cristiani o perché frequentano la chiesa.
Complessivamente, anche le persecuzioni che i cristiani subiscono in 39 dei 50 Paesi presenti nella lista è dovuta alla “oppressione islamica” o vengono perpetrate nelle nazioni a maggioranza musulmana. La stragrande maggioranza di queste nazioni è governata da una qualche forma di shari’a (la legge islamica), che viene applicata direttamente dal governo o dalla società o, più frequentemente, da entrambi, sebbene le società – i membri della famiglia, in particolare – tendano ad essere più zelanti nella sua applicazione.
In India (al decimo posto nella classifica della WWL-2021) – l’unica nazione non islamica insieme alla Corea del Nord a classificarsi tra i primi 12 – il crescente nazionalismo induista continua a utilizzare “violenza diffusa” contro i cristiani sulla base della convinzione che “essere indiano significa essere induista”. I cristiani vengono inoltre “accusati di seguire ‘una fede straniera’ e incolpati della sfortuna delle loro comunità. Questi credenti sono spesso attaccati fisicamente e a volte uccisi, nonché tenuti sotto costante pressione dalla loro famiglia e comunità per tornare all’induismo”.
Qui di seguito alcune delle tendenze più rilevanti.
Secondo Porte Aperte/Open Doors – Regno Unito, il Covid-19 viene “utilizzato come arma da parte dei persecutori”. Numerosi episodi sono stati “registrati in Asia e in Africa, dove i credenti vulnerabili sono deliberatamente ignorati dalle autorità locali quando viene distribuito il cibo, alle infermiere cristiane vengono negati i vitali DPI (dispositivi di protezione individuale) e alcuni cristiani sono perfino accusati infondatamente della diffusione del virus”.
La pandemia è diventata un “catalizzatore per la persecuzione religiosa attraverso la discriminazione negli aiuti, la conversione forzata e come pretesto per aumentare la sorveglianza e la censura”.
“L’80 per cento per cento dei cristiani indiani aiutati da Porte Aperte/Open Doors dichiara di aver visto loro negato l’accesso ai centri distribuzione aiuti alimentari durante la pandemia di Covid-19”. Allo stesso modo, “in Bangladesh, i cristiani sono stati esclusi dalla distribuzione degli aiuti di Stato e sono stati emarginati nella distribuzione degli ausili anti-Covid, spesso trovandosi a dover affrontare la fame o gravi problemi di salute”. E “in Etiopia, alcuni cristiani sono stati discriminati al momento della distribuzione degli aiuti di Stato”. (Cliccare qui per vedere gli esempi di altre nazioni.)
Secondo Porte Aperte/Open Doors – Regno Unito, le uccisioni dei cristiani e la violenza perpetrata contro di loro sono continuate ad aumentare “drammaticamente nell’Africa sub-sahariana”.
“Dei primi sei Paesi in cui i cristiani subiscono la violenza più assoluta, cinque si trovano nell’Africa sub-sahariana. La Nigeria – che è rientrata tra i primi dieci per la prima volta dal 2015 – ha visto la maggiore violenza contro i cristiani nel 2020, con i militanti armati fulani che uccidono, bruciano, rapiscono e violentano impunemente. La violenza islamista è anche il motivo per cui il Camerun è salito dal 48° posto al 42°, e la Repubblica Democratica del Congo (al 40° posto) e il Mozambico (al 45°) hanno fatto il loro ingresso tra i primi 50”.
La Cina comunista ha introdotto nuove restrizioni e nuovi metodi di sorveglianza, installando tra l’altro più di 415 milioni di telecamere per il riconoscimento facciale per tracciare la posizione delle persone – al fine di “monitorare i cittadini per la loro stessa ‘protezione’ e ‘sicurezza’, secondo Porte Aperte/Open Doors – Regno Unito. Tenendo conto che per la prima volta in un decennio la Cina è entrata a far parte dei primi venti Paesi persecutori, piazzandosi al 17° posto (lo scorso anno era invece al 23°), questo non fa ben sperare per i cristiani, che sono già sottoposti a “una stringente sorveglianza da parte dello Stato”.
Allo stesso modo, in Turchia, che lo scorso anno è passata dal 36° posto al 25°, “l’affiliazione religiosa di ogni cittadino è registrata sul chip elettronico delle carte d’identità, consentendo così di discriminare i cristiani”.
Qui di seguito qualche altra citazione rilevante tratta dalla WWL-2021:
“In Nigeria vengono uccisi più cristiani per la loro fede che in qualsiasi altro Paese”.
“In Egitto, i rapimenti e i matrimoni forzati di donne e ragazze cristiane con i loro rapitori musulmani ha raggiunto livelli record”.
Nella “bellissima isola nazione” delle Maldive, che è islamica, “la persecuzione dei cristiani avviene lontano dagli occhi dei turisti internazionali”.
“Nel remoto Vietnam, una donna che abiura il credo della propria tribù per seguire Gesù spesso perde il diritto di vedere i suoi figli.”
Anche nella più moderata nazione araba, “gli estremisti islamici violenti sono attivi nelle zone di confine nel sud della Tunisia e prenderanno di mira qualsiasi cristiano”.
Forse la tendenza più preoccupante è che il numero dei cristiani perseguitati continua a crescere ogni anno. Secondo le statistiche più recenti, “più di 340 milioni di nostri fratelli e sorelle cristiani vivono in luoghi in cui subiscono elevati livelli di persecuzione e di discriminazione”. Ciò rappresenta un aumento del 6 per cento rispetto al 2019, quando il numero era di soli 245 milioni di cristiani. E questo rappresenta un aumento del 14 per cento rispetto al 2018, quando i cristiani erano 215 milioni.
In breve, solo tra il 2018 e il 2021, la persecuzione dei cristiani è aumentata di quasi il 60 per cento.
Quanto tempo ci vorrà prima che queste tendenza irreversibile raggiunga anche quelle nazioni attualmente encomiate per la loro libertà religiosa?
Raymond Ibrahim è autore del più recente libro, Sword and Scimitar, Fourteen Centuries of War between Islam and the West, è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute, Shillman Fellow presso il David Horowitz Freedom Center, e Judith Rosen Friedman Fellow presso il Middle East Forum.