Leggende e tradizioni del Regno di Napoli

RICERCA EFFETTUATA SU “GOOGLE LIBRI” DAL LIBRO “LEGGENDE E TRADIZIONI POPOLARI DEL REGNO DI NAPOLI” Prof. DE FELICE -Volume unico Terza edizione -Napoli-1862
COPERTINA Leggende_e_tradizioni_popolari_del_Regno.pdf
PREFAZIONE

Mentre del costume dei Popoli è tenuta la Storia, e come tale, a buon dritto, investigata e consultata. Ma ben andrebbe errato chi pensasse sola la storia bastare ad instruirci degli usi, del pensare, delle credenze e di quanto altro costituisce la vera vita de’ Popoli. Ci forma quella, è vero, un quadro di tutto ciò che rappresenta il costume di un Paese, ma tale un quadro cui il pennello dell’Artista mancò dare l’ultima mano che tanto lo perfeziona e gli dà risalto. Quest’ultima mano vien data alla Storia dalla Tradizione, da quel ripostiglio svariatissimo, accurato della vita delle genti, da quel tesoro tramandato sino a noi da cento generazioni che gelommente il custodirono e ce looo trasmisero. Nè adegnisi come superfluo, o si reputi di poco momento il soccorso che viene alla storia dalla Tradizione; perché, se la stessa Bibbia che è la Storia della Religione dettata da Dio, non è perfetta senza la Tradizione, e tace di molte Divine verità che la Tradizione ci conservò , temerità sarebbe asserire che la Storia basti a farci conoscere un popolo il quale, privo di Tradizioni, sarebbe simile ad uom colto da paralisi, in tutte le cui membra pare spetta la vita, e raccolta tutta soltanto nella testa.
Mal però si apporrebbe ancora chi alle tradizioni, alle Leggende Popolari attener si volesse, in tutto e per tutto, siccome a fonti di verità inoppugnabili, riguardo alle circostanze de’fatti che esse ci tramandarono. La Storia e la Tradiaione, partono da due sorgenti diverse; dà questa alla prima la mano per giovarla talora e completarla; ma quella, registrata in pagine indelebili, rimane monumento inalterabile, inconcusso del passato: la tradizione, fidata da una ad altra generazione, rimasta in balìa della memoria, delle passioni, della fantasia delle genti, giunge fino a noi a tramandarci un fatto vero in sostanza, ma nelle circostanze poco o molto sfigurato, alerato, non in tutto fedele alla verità. Pur questo stesso difetto della Tradizione, se da una parte è agevolmente riparabile mercè il buon senso , d’altronde ne forma la bellezza, perchè scostandosi alquanto dalla dura severità della Storia, si accosta alla bella Poesia, e non appagando dell’intutto l’intelletto , parla potentemente al cuore.
Ma, forse, mi si obbietterà sulla importanza della Tradizione: se questa è supplemento necessario alla Storia, perchè non viene dagli Storici adottata? Doppia risposta può darsi a tale obbiezione. La prima, che la Storia, dovendo all’ingrosso trattare le sorti di un popolo, adempie al suo mandato col descriverne le battaglie , le occupazioni straniere, le rivolture, le fogge mutate di governo, le leggi; e non può, siccome la Tradizione, occuparsi delle famiglie particolari, consacrando le memorie di ogni Castello e di ciascuna Capanna, di ciascun monte, e di ciascuna valle, non sdegnando occuparsi dell’oscuro Pastorello, dopo aver parlato del prepotente Barone, e riferire la Leggenda del villaggio ignorato con quella della popolosa antichissima Città; le quali cose tutte però appreseci dalla tradizione, e taciute dalla Storia, non solo sono utili, ma necessarie per formarsi la vera idea di una gente, le cui sorti talora si sono decise in una pugna combattuta da centomila forti, ma hanno avuto l’ origine, han preparato lo sviluppo in luoghi umili, sconosciuti, presso tali di cui la Storia nemmeno i nomi conservò.
L’ altra rìsposta è poi: che per lo più la Tradizione non viene dagli Storici veramente spregiata o negletta, ma soltanto accennata con brevi parole e tali che più eccitano il desiderio dì saperne d’avvantaggio, anzichè appaghino ed tnstruiscano. Riferirla quindi per intero, e con ogni accurata circostanza altro non è che supplire aì difetto della Storia, e favorire la curiosità di molti, giustamente eccitata dagli scarsi cenni della stessa. .
Nè certamente il Compilatore delle presenti Tradizioni è stato il primo a riconoscere l’importanza di opera siffatta. Pochi anni fa formossi una Consorteria de’più gentili ingegni Italiani, perchè, collabarando ciascuno per la sua Provincia o Paese, si menasse avanti l’Opera delle Tradizioni Italiane. Ma sventuratamente la bella impresa fu vieta per queste nostre Province meridionali, ove ogni aspirazione di Patria gloria era un delitto , grazie al sistema del passato mostruoso governo di oppressura e tirannide; oltrecchè delle cose del Regno di Napoli pare essere stata alquanto avara quell’ Opera. Seguendo dunque una via da altri segnatagli, il Compilatore si propone unire in uno quante più Tradizioni riguardano la Classica Terra Partenopea; le quali, oltre un buon numero che ne ha in pronto, spera andar mano mano raccogliendo da quanti sentono amor di Patria, e piacere d’illustrarne ogni monumento, ogni rudero, ogni luogo con l’apposita Leggenda , o Tradizione.
Solo uno sgomento aggrava d’ animo di chi a tanta impresa si accinge, ed è che, indotto, forse, un confronto tra se ignoto e solo co’ tanti e sì celebrati scrittori delle Tradizioni Italiane, non si voglia vituperarlo di vano e presuntuoso. Ma egli perciò limita la sua Opera al solo suo Paese; perciò spera molto e si affida sul valido aiuto di buoni Collabaratori; perciò finalmente imprende cosa, di cui, per quanto si vorranno biasimare i mezzi, il fine non sarà giammai condannato.