La Porta di Bronzo al Maschio Angioino e la palla di cannone
La porta di bronzo del Maschio Angioino ha una lunga storia di mistero, era un tempo l’ingresso inespugnabile del castello.
Articolo di Annunziata Buggio,
La Porta di Bronzo al Maschio Angioino era un tempo l’ingresso inespugnabile del castello; affascinante è la sua leggenda che mostra ben evidente, il colpo scagliato dalla palla di cannone, sparata dall’interno. Un mistero tutto da chiarire.
Il mistero della Palla di Cannone incastrata sul quinto quadrante della possente Porta di Bronzo del Maschio Angioino, è l’enigma che dal XVI secolo in poi, ha affascinato studiosi di ogni tempo, scatenando milioni di ipotesi suggestive sull’origine del colpo, sparato dall’interno di Castel Nuovo. Come è avvenuto il fatto?
Il Maschio Angioino è senza dubbio il simbolo indiscusso di Napoli ed è tra i Castelli più famosi d’Italia; divenne la reggia fortificata sul mare del re Carlo d’Angiò nel 1279 e sede della fiorente cultura napoletana durante il regno di Roberto il Saggio, che chiamò a sé i grandi esponenti della pittura e della letteratura, tra cui: Giotto, Petrarca, Boccaccio.
Un castello sempre al centro delle cronache per vicende storiche, politiche e sentimentali fra congiure e guerre e che ha visto passare file di re e regine in lotta per il possesso del trono di Napoli.
Proprio in virtù di questi attacchi al potere e al fine di prevenirli, il nuovo re Ferrante D’Aragona volle festeggiare la celebre vittoria, avvenuta pochi anni prima su Giovanni d’Angiò e sui baroni ribelli (autori della congiura sul figlio Alfonso) omaggiando la sua fortezza di una nuovo ingresso, facendo costruire il maestoso Arco di Trionfo e l’impenetrabile Porta di Bronzo dall’aspetto imponente e gloriosa, un’opera magnifica e innovativa per i suoi tempi.
Fu commissionata all’artista francese Guglielmo Monaco tra il 1462 e 1465 lavorata tutta in bronzo e cesellature, e racconta un’epico ciclo di storie per immagini, evocanti le gesta di Ferrante D’Aragona tra battaglie e vittorie.
La porta illustra sei quadranti che ricostruiscono gli episodi cruciali della guerra tra oppressori e liberatori: gli Angioini e gli Aragonesi.
- Il primo quadrante posizionato in alto a sinistra, spiega l’agguato teso a Ferrante alla Torricella nei pressi di Teano, il 29 maggio 1460.
- Il secondo situato in alto a destra, mostra la difesa di Ferrante dall’assalto a Torricella.
- Il terzo quadrante posizionato al centro sulla sinistra, illustra la Presa di Accadia avvenuta il 9 agosto del 1462.
- Il quarto quadrante sito al centro a destra, celebra la Ritirata degli Angioini da Accadia.
- Il quinto quadrante situato in basso a sinistra, rappresenta la Battaglia di Troia, avvenuta il 9 agosto del 1462. Da notare la Palla di Cannone che sguscia dal metallo.
- Il sesto e ultimo quadrante in basso a destra, racconta la presa di Troia.
Il particolare che cattura l’attenzione è senza dubbio la Palla di Cannone
incastrata nel quinto quadrante della porta; la storia diventata leggendaria tramanda che il colpo è stato sparato come un proiettile calibro 12 dall’interno del castello e che da secoli è lì immobile quasi a sfidare le odierne guerre. Come si spiega?
Le varie ipotesi. Uno dei primi a parlarci della famosa ed enigmatica Palla di Cannone sparata dall’interno del castello, dopo il fatto avvenuto nel 1503 fu Monsignor Paolo Giovio nel 1557 nel suo volume «La vita di Consalvo Ferrando di Cordova detto il Gran Capitano».
Egli spiega che i soldati francesi di re Carlo D’Angiò opposero le porte intagliate di bronzo ai nemici spagnoli, posizionando una colubrina dall’interno, il cui colpo scaricando da dentro, avrebbe ammazzato tutti gli spagnoli che erano presenti sul ponte e oltre la piazza. Sfortunatamente il colpo si arrestò prima e rimase incastrato nel pesante e impenetrabile bronzo, dimostrando di essere una rocca inespugnabile.
La versione più accreditata, ma che suscita ancora una certa perplessità è quella da attribuire al bottino di guerra che re Carlo VIII caricò su una nave per portarlo in Francia; si ricorda infatti l’occupazione di Napoli del 17 luglio del 1495 ad opera di Carlo VIII che fece caricare su dodici navi dirette a Marsiglia, tutti i beni saccheggiati dalla città, tra cui le belle porte di bronzo.
Una delle navi francesi ovvero il galeone imperiale venne intercettato a Genova e assediato dall’armata navale genovese di Franco Spinelli detto il Moro e da Fabrizio Giustiniano detto il Gobbo che avevano bloccato il Porto di Rapallo. Qui si spartirono il ricco bottino napoletano e rispedirono al mittente, ovvero al Castel Nuovo, le Porte di Bronzo, utilizzate dai francesi come scudo durante i bombardamenti (poiché posizionate a bordo) e un quadrante recava una palla di cannone, incastrata nel metallo.
Nel Seicento a smentire tale ipotesi che nei secoli passati aveva procurato accesi dibattiti fu il canonico Carlo Celano che da parte sua cercò di mostrare una teoria fisica; per lo studioso era inspiegabile che le due porte di bronzo potessero esser sistemate in posizione verticale sulla tolda della nave con tutti gli inconvenienti che la navigazione comportava poiché era più facile collocarle in posizione piana. Allo stesso modo fa notare che anche se sistemate in piano, la violenza del colpo avrebbe comunque provocato una flessione sulla porta, tale da spaccare il bronzo e consentire alla palla di cannone, di non restare incastrata.
Egli suggerisce che se la porta di bronzo fosse stata appoggiata a qualcosa di solido e molto largo, allora in questo caso, attutendo la botta, la palla di cannone si sarebbe arrestata nel metallo come si trova adesso. Qual è la verità?
Tante le ipotesi e molti i sostenitori di più teorie ma ancora oggi, la palla di cannone è un’enigma che si aggiunge ai fantastici misteri del Maschio Angioino, fra leggende, esoterismo e Cavalieri Templari custodi del Santo Graal.
I simboli sulla Porta di Bronzo legati al mito del Santo Graal a Napoli
Il libro aperto situato sul quinto quadrante dove è incastrata la palla di Cannone, è legato intuitivamente agli interessi letterari della corte Aragonese che a partire da Alfonso I, coltivava una cerchia di umanisti ed esponenti della cultura. Ma il libro suggerisce anche in chiave esoterica, una «Conoscenza rivelata».
Il quarto quadrante è interessato dal simbolo del Seggio Periglioso, collocato nella scena della Presa dell’Accadia. Il simbolo si ispira ad un brano tratto da «Queste du Graal» romanzo cavalleresco del XII secolo è si riferisce alla Tavola Rotonda e al mito di Re Artù, i cui Cavalieri venivano convocati dal re per discutere di importanti decisioni che riguardavano il Regno di Camelot. Collocata davanti alla Tavola Rotonda c’era una sedia vuota detta il Seggio Periglioso, riservato da Mago Merlino al tredicesimo Cavaliere che sfidando tutti i pericoli, avrebbe ritrovato il Santo Graal. Caso vuole che questo simbolo è qui a Napoli, legato al re Alfonso I D’Aragona.
Il Nodo è situato sul quinto quadrante sulla sinistra è rappresenta l’Ordine Cavalleresco del Nodo, simbolo di lealtà, fedeltà, solidarietà al Signore. L’Ordine del Nodo era stato fondato dagli Angioini su Napoli ma questo Aragonese rivelerebbe nuove conoscenze.
Il Miglio è rappresentato nel sesto quadrante in alto a destra, espressione di generosità, fertilità, incorruttibilità, erano le virtù che contraddistinguevano il «buon governo».
https://grandenapoli.it/la-porta-di-bronzo-al-maschio-angioino-e-la-palla-di-cannone/?fbclid=IwAR0MuJmLgmQ5ML837YV1y9WCAVB-wLxL-wenlZ3iRo-w6moTlOtY9qKQdtM