IL RITO DELL’UCCISIONE DEL MAIALE ALLA PIETRASANTA
di Angelo D’Ambra
A Napoli, presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore, detta “della Pietrasanta”, fino al 1825, si celebrò uno strano rituale in cui si uccideva un maiale.
Le sue origini risalivano al 500 dopo Cristo. All’epoca, in quel luogo, ridotto a mondezzaio, compariva ogni notte un terrificante maiale, incarnazione del demonio, che aggrediva e spaventava i cittadini. Si ricorse allora al Vescovo Pomponio che invitò tutti a pregare e dopo qualche giorno ebbe in visione la Madonna che gli disse: “Vai in quel luogo ove suole apparire il demonio, cerca e troverai una pezza di panno di colore celeste, lì sotto farai scavare e troverai una Pietra di marmo, e nello stesso luogo edificherai la chiesa che intitolerai al mio nome e subito andrà via il demonio”…
Il rito dell’uccisione del maiale alla Pietrasanta
A Napoli, presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore, detta “della Pietrasanta”, fino al 1825, si celebrò uno strano rituale in cui si uccideva un maiale.
Le sue origini risalivano al 500 dopo Cristo. All’epoca, in quel luogo, ridotto a mondezzaio, compariva ogni notte un terrificante maiale, incarnazione del demonio, che aggrediva e spaventava i cittadini. Si ricorse allora al Vescovo Pomponio che invitò tutti a pregare e dopo qualche giorno ebbe in visione la Madonna che gli disse: “Vai in quel luogo ove suole apparire il demonio, cerca e troverai una pezza di panno di colore celeste, lì sotto farai scavare e troverai una Pietra di marmo, e nello stesso luogo edificherai la chiesa che intitolerai al mio nome e subito andrà via il demonio”. Così avvenne ed il demonio scomparve. La chiesa fu fatta erigere e, per ricordare il fatto miracoloso, ogni anno il clero napoletano andava in processione al Duomo, dove l’Abate di Santa Maria Maggiore faceva omaggio all’Arcivescovo di Napoli di un maiale che veniva ucciso in pubblici festeggiamenti.
Dalla “Guida Sacra della città di Napoli” di Gennaro Aspreno Galante si legge: “Nei finestrini si vedono delle marmoree teste di porco; e una porchetta tutta di bronzo era pure sul vertice del campanile, ed un cinghiale parimenti vedesi dipinto nel quadro di S. Pomponio in chiesa. Questo emblema del porco dee ripetersi dall’antica istoria che a tempo di S. Pomponio il demonio in forma di porco apparendo in questo luogo atterriva i cittadini co’grugniti. S. Pomponio il fugò in nome della Vergine, ed in memoria edificò quivi al suo nome il tempio. Di qui i molti usi presso il nostro popolo, specialmente quei giuochi della porchetta che il Pontano e Matteo d’Afllitto narrano che facessero nella piazza del Duomo la prima Domenica di Maggio i coloni delle terre pertinenti alla chiesa Napolitana. Di qui pure il rito celebrato fino al 1825; col quale l’Abate di Santa Maria Maggiore nel prestare l’ubbidienza all’Arcivescovo pel Duomo presentava dopo l’offertorio della Messa solenne una porchetta viva; offerta che fu poscia mutata in uno scudo di oro, ed ora in un cereo”.
Anche Francesco Ceva Grimaldi in “Della città di Napoli…” riporta che “compariva in quel sito il demonio sotto forma d’un gran cinghiale, e si verificarono molte disgrazie e pericoli con quelle apparizioni, allora s. Pomponio ad istanze de’ napoletani, ed ispirato da una divina visione avuta la notte seguente ad un giorno di sabato, si portò il Santo Vescovo al luogo suddetto e facendovi gli esorcismi cacciò il demonio e mise la prima pietra alla chiesa col titolo di s. Maria Maggiore. In memoria di questo fatto, si fece un piccolo porco di bronzo e si situò nel campanile, ed ogni anno in occasione della gran festa della translazione delle reliquie di s. Gennaro, il clero napoletano veniva a s. Maria Maggiore ove assisteva a diversi giuochi e vedeva uccidere un porco, tolto quest’uso, l’Abate di questa chiesa offriva all’Arcivescovo una porchetta ed in appresso si sostituì un’offerta d’un ducato di oro allo stesso”.
In egual modo “Napoli Sacra” di Cesare D’Engenio Caracciolo riferisce che “prima che quivi s’ergesse la Chiesa, era un largo trà le mura, e la Città, ove se buttavano l’immunditie di Napoli, e nello stesso luogo de dì, e di notte appariva il demonio, sotto forma di porco, il quale col suo horredo grunnito spaventava tutti li Napolitani, li quali non sapendo, che far andarono da S. Pompionio, che quivi appresso havitava, e giunti da quel santo lo supplicarono, come lor Pastore, volesse pregar la Madre d’Iddio, acciò si degnasse scacciar tal pestifero mostro, all’hora il Santissimo Vescovo mosso à prieghi de’ suoi figliuoli, il Sabbato celebrò la Messa in honor della Reina de’ Cieli, supplicandola per la sua gregge, la onde la notte seguente apparendogli la Beatissima Vergine, gli disse così. Pomponio và in quel luogo (luogo in vero assai memorabile per sì segnalato, fatto) ove suol apparir il demonio, e con diligenza cerca, che troverai una pezza di panno di color celeste, di sotto farai cavare, che trovarai una pietra di marmo, e nello stesso luogo edificarai la Chiesa, la qual chiamarai del mio nome, e subito si partirà tal’infernal serpente; Uvebdì il Sato Vescovo à quanto dalla Gran Madre d’Iddio gli era stato comandato, e subito fabricò la Chiesa, la qual essendo ridotta à perfettione, chiamò Santa Maria Maggiore, e quivi celebrò pontificalmente… Non è da tacere, che dopò, che i Napolitani furono liberati dal pericolo del Demonio per contnuar, e perpetuar la memoria à loro posteri di quest’illustre fatto, e miracolo, ferono fare una picciola statua di bronzo à similitudine di un porco, c’hoggi si vede sul campanile dentro del cortile delli Padri di questo luogo, & ancora com’è fama publica, & antichissima traditione, per memoria dello stesso fatto, fu ordinato da Napolitani, che ciascun’anno s’uccidesse, un porco, la onde il Clero Napolitano andava processionalmente, al Duomo, e quivi uccideva il porco, celebrando alcuni giuochi ove concorreva tutta la Città di Napoli, la qual cosa per honestà fu poi tolta via. Egli è vero, che gli anni à dietro in memoria di tal fatto dall’Abbate di questa Chiesa di presentava all’Arcivescovo di Napoli una porchetta, in vece della quale al presente gli ufferisce un docato d’oro. questo giuoco si solea far’anche in Napoli nella Traslatione di San Gianuario nostro Compatriota, e Tutelare, in segno d’allegrezza…”.
Le fonti su questa storia non mancano e tuttavia c’è da pensare che l’origine del rituale sia da collegare al culto di Diana Cacciatrice che aveva un tempio proprio in quel luogo. Forse San Pompionio, facendo erigere la nuova chiesa, volle arginare il perpretuarsi di usanze pagane, cristianizzandole.
Autore articolo: Angelo D’Ambra
Fonte foto: dalla rete
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