‘A Maronna t’accumpagna!

‘A Maronna t’accumpagna!

IMG_7981Napoli del 1700, una Napoli senza elettricità, dai palazzi nobiliari provvisti di torce ai lati dei portoni e di balconi con “riccioli” agli angoli per potervi appoggiare le candele. Una Napoli dove, i signorotti, uscivano scortati da quattro servi muniti di torce, per illuminargli il cammino di notte, per evitare imboscate.
A Piazza Dante, nella chiesa di Santa Maria di Caravaggio, vi era Don Rocco. Don Rocco chiese al re di Napoli, se poteva posizionare fuori la chiesa un immagine della Madonna Addolorata, con un lumino. Il Re accettò, a condizione che il lumino fosse sempre acceso. Alla richiesta del Re, Don Rocco, si mise subito a lavoro. Radunò tutti i “guappi” di ogni quartiere e chiese se, per onorare la Madonna, il lumino di quella edicola fosse sempre fornito di olio per mantenere la fiamma accesa. I guappi accettarono l’incarico e così fu.
Dopo un primo tentativo di far mettere delle lanterne ad olio sulle finestre, che venivano prontamente distrutte dai ladri, padre Rocco, ogni 5 o 6 case consegnò ai fedeli più devoti delle immagini sacre, imponendo di appenderle fuori delle case ed accendervi, per devozione, uno o più lumi ogni sera. Le lampade non furono più distrutte e Napoli ebbe la sua prima illuminazione.

le edicole iniziarono a spargersi per ogni vicolo di Napoli, tenendola illuminata con i loro lumini, e quando si usciva al mattino presto per andare a lavoro, quando il sole non era ancora sorto, si augurava alla persona cara dicendo ” ‘A Maronna t’accumpagna “, per sperare che, durante il cammino ci fosse sempre una piccola edicola illuminata a dargli luce perché i delinquenti, ed erano molti, la facevano da padroni: essi si appostavano al buio tendendo una corda nella quale il malcapitato che inciampava, veniva immediatamente sopraffatto (da qui nacque il detto “e che te cride ca vaco a mettere ‘a fune ‘a notte”, per dire: non vado mica a rubare).

Nacquero così le tante cappelle che ancora oggi troviamo agli angoli dei vicoli e che ancora oggi sono oggetto della venerazione popolare. Napoli ebbe, in tal modo, la sua prima illuminazione e, dicono le cronache, divenne la città più illuminata d’Europa.

La consonante D nella lingua parlata spesso si pronuncia R (fenomeno che si chiama “Rotacismo”) dummeneca (rummeneca); Madonna (Maronna); ‘e diente (‘e riente); deritto (reritto); dìcere (rìcere); diciassette (riciassette); diébbeto (riébbeto); dimane (rimane) ecc.

 


 

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.di Gianni Polverino