Paolo Rumiz- Il veliero sul tetto

Nel vuoto della quarantena, la bora pulisce l’aria, il mondo è sfebbrato, respira. La casa miagola, geme, rimbomba come un pianoforte pieno di vento mentre la città stessa vibra come un sismografo su linee di faglia. E un mattino l’autore sale per una botola fin sul tetto, che diventa il suo veliero. Lì il suo sguardo si fa aeronautico, gli spalanca la visione della catastrofe e allo stesso tempo del potenziale di intelligenza e solidarietà che può ancora evitarla. Gli svela un’Europa col fiato sospeso, dai villaggi irlandesi alle isole estreme delle Cicladi, dalle valli più segrete dei Carpazi al lento fluire della Neva a Pietroburgo. Milioni di persone che vegliano, incerte sul loro futuro.
Gli affetti veri sono resi più vicini dalla forzata lontananza, e si scrive a chi si ama come soldati in trincea, mentre il virus accelera la presa d’atto di un processo che obbliga a riprogettare il proprio ruolo di cittadini in un mondo diverso.

Della clausura Rumiz tiene un diario che entra sotto la pelle della cronaca, per restituirci il cuore di una grande mutazione,
“al termine della quale non saremo più gli stessi”.

Adesso il tetto del condominio è il mio veliero
08 Aprile 2020
La bora è leggera e il cielo una festa di gabbiani. Dall’alto la città si domina tutta, si guarda e si sogna di più. Magari con una copia di “Moby Dick” stretta nelle mani. Tutte le puntate del diario di Paolo Rumiz

di PAOLO RUMIZ

5 aprile Che colpo di fortuna. Ho trovato un veliero per uscire in mare quando voglio, in barba alla quarantena. È il tetto del condominio. Una superficie ampia e articolata, irta di camini e antenne, ma libera e impercettibilmente convessa come la coperta di un galeone, da cui si gode una grandiosa vista sulla città e il mare da tre lati. Non ci sale quasi mai nessuno perché, per raggiungerla, bisogna issarsi per una botola. Oggi, domenica delle Palme, ne ho approfittat…
E se non sapessi ritornare alla normalità?
27 Aprile 2020
Il pane fatto in casa. I dibattiti online. Le conversazioni dai balconi. Le letture all’alba e le fiabe ai nipoti. Ovvero il tempo ritrovato. Lo scrittore conclude il suo viaggio da fermo. Con un dubbio. Le altre puntate del diario dalla quarantena

di PAOLO RUMIZ

23 aprile Stamattina sono tornato sul tetto a guardare il mondo. Il sole sorgeva su un mare grigioverde arato dal vento. Erano anni che non vivevo una simile bellezza. La Terra respirava, gioiva del giusto tempo sabbatico. E lì mi sono chiesto: saprò tornare alla normalità? Oppure è la normalità il problema? E se tutto tornasse come prima, anzi peggio, con libertà e democrazia già morte in un golpe silenzioso, nell’indifferenza di un pop…

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