#Napoletanità, il giudizio di Matteo Cosenza, giornalista dalla storia e carriera felice, maestro di molti famosi giornalisti, con trascorsi a La voce della Campania, Paese sera, Il Mattino, negli ultimi anni anche direttore del Quotidiano della Calabria e oggi commentatore del Corriere del Mezzogiorno:
“Per la felice scrittura, fluida, impeccabile, ricca di particolari, documentata da note e citazioni, ho letto #Napoletanità senza fatica, con piacere immenso senza notare neanche un cambio di passo e di ritmo dalla prima all’ultima pagina. È un libro da questo punto di vista agile, ben costruito, con ampi spazi a figure centrali della storia e della cultura napoletana, indimenticabili quelle su Benedetto Croce: qui mi sarebbe piaciuto ritrovare anche il Giorgio Amendola, figlio di Giovanni che era amico del filosofo oltre che liberale come lui, che racconta soprattutto in “Una scelta di vita” i suoi passaggi a Palazzo Filomarino. Ciò che voglio, però sottolineare è il fatto che si vede che questo libro è il risultato non solo di una ricerca specifica bensì l’esito del viaggio di una vita. Per questo lo trovo importante. Poi posso anche non essere completamente convinto di una certa scelta di campo, diciamo borbonica, ma, pur in un giudizio storicamente negativo sulle condizioni delle popolazioni meridionali a quel tempo, non posso certo contestare i fatti e che sono nelle pietre e nelle opere che quel periodo storico ci ha lasciate. Infine, un appunto,. Parli, e giustamente molto del nostro giornale, Il Mattino. La tua è una lettura che fa intendere ma mi lascia in attesa dell’affondo che poi non trovo. Ecco, io non mi ritrovo sul giudizio direi diplomatico su Scarfoglio. Sai, io, anche per la vasta produzione che pubblicammo sulla Voce della Campania, sono fermo ai giudizi di Franco Barbagallo, a ciò che scrisse allora e poi ha ulteriormente approfondito nella sua vasta e imprescindibile opera, tra l’altro condividendoli a quel tempo, come si faceva in quella nostra rivista, in dialoghi indimenticabili anche con Luigi Compagnone. Scarfoglio è stato un grande giornalista e ha fondato e fatto affermare il Mattino ma lo ha anche usato con una spregiudicatezza, vedi soprattutto l’inchiesta Saredo, che non gli fa onore”.