LE RIFLESSIONI DELLO STORICO MARC BLOCH SULLE FALSITÀ DELLA STAMPA IN TEMPI DI GUERRA
Falsi racconti hanno sollevato le folle. Le notizie false, in tutta la molteplicità delle loro forme – semplici dicerie, imposture, leggende -, hanno riempito la vita dell’umanità. Come nascono? da quali elementi traggono la loro consistenza? come si propagano, guadagnando in ampiezza a mano a mano che passano di bocca in bocca o di scritto in scritto? Nessun interrogativo più di questi merita d’appassionare chiunque ami riflettere sulla storia …
Come prendere ormai sul serio, nei cronisti, i pezzi descrittivi, l’illustrazione dei costumi, dei gesti, delle cerimonie, degli episodi guerreschi, in una parola tutto questo armamentario che tanto seduceva i romantici, quando, intorno a noi, non un solo testimone è capace di ritenere correttamente nel loro insieme i minimi fatti sui quali si sono interrogati così avidamente i vecchi autori …
. Senza dubbio talvolta capita che una voce, diffusa nel paese, o in un certo gruppo sociale, sia riportata, in piena buona fede, da un giornalista; vi sarebbe molta ingenuità nel negare ai reporters ogni ingenuità.
Ma nella maggior parte dei casi la falsa notizia di stampa è semplicemente un oggetto fabbricato; essa è forgiata dalla mano d’un professionista con uno scopo preciso, – per influenzare le opinioni, per obbedire a una parola d’ordine, – o semplicemente per abbellire il racconto …
Una notizia falsa nasce sempre da rappresentazioni collettive che preesistono alla sua nascita; essa non è casuale se non in apparenza, o, più precisamente, tutto ciò che v’è di fortuito in essa è l’incidente iniziale, assolutamente casuale, che scatena il lavorio delle capacità d’immaginazione, ma questa messa in moto non ha luogo se non perché le immaginazioni sono già pronte e in silenzioso fermento.
Un avvenimento, una percezione distorta per esempio, la quale non andasse nel senso in cui già propendono gli spiriti di tutti, tutt’al più potrebbe costituire l’origine d’un errore individuale, ma non una falsa notizia popolare e ampiamente diffusa.
Le ragioni per cui la guerra è stata cosi feconda di notizie false sono per la maggior parte troppo evidenti perché valga la pena d’insistervi. Non si chiarirà mai fino a che punto l’emozione e la fatica distruggano il senso critico. Mi rammento che, quando, gli ultimi giorni della ritirata, uno dei miei superiori mi diede l’annuncio che i Russi bombardavano Berlino, non ebbi il coraggio di respingere questa deliziosa immagine; ne avvertivo vagamente l’assurdità e l’avrei di certo rigettata se fossi stato in grado di riflettervi; ma era troppo piacevole perché uno spirito depresso in un corpo affaticato avesse la forza di non accoglierla punto. Il dubbio metodico è di solito il segno d’una buona salute mentale; è per questo che soldati spossati, dal cuore agitato, non potevano praticarlo.
Il ruolo della censura è stato considerevole. Non ha solo imbavagliato e paralizzato la stampa durante tutti gli anni di guerra, ma il suo intervento, sospettato persino allorché non si verificava affatto, non ha smesso di rendere incredibili agli occhi del pubblico financo le informazioni veritiere che lasciava filtrare. Come ha detto molto bene un umorista: «Nelle trincee prevaleva l’opinione che tutto poteva essere vero tranne quello che si lasciava stampare».
M E De Carlo