“TU NON SAI QUANTO É INGIUSTO QUESTO PAESE”, IL NUOVO TESTO DI PINO APRILE
di Michele Eugenio Di Carlo
Il nuovo testo di Pino Aprile, “Tu non sai quanto è ingiusto questo paese”, costituisce un rapporto completo e analitico sulle disuguaglianze in Italia e nel mondo con uno sguardo privilegiato alle condizioni socio-economiche e politiche del Mezzogiorno d’Italia: il divario nord-sud irrisolto da 160 anni grazie a precise politiche governative responsabili di aver creato e mantenuto in essere in seno all’Europa moderna una vergognosa colonia interna. Ma Pino aprile è ottimista e confida che “per quanto durature e feroci possano essere le disuguaglianze fra cittadini di uno stesso Stato, prima o poi verranno ridimensionate”.
Un ottimismo evidentemente non slegato dal successo che sta riscuotendo il movimento meridionalista fondato dallo stesso intellettuale a Scampia il 10 ottobre 2019 e che sta potentemente incidendo nella politica italiana con le sue proposte di ripartizione del Recovery Fund e di rilancio del Mezzogiorno.
Aprile chiarisce in questo testo, persino meglio che nei precedenti “L’Italia è finita” e “Il male del Nord”, che le disuguaglianze di cui scrive non sono solo quelle legate alla propria terra, ma riguardano innanzitutto, in Italia come nel mondo intero, i poveri, i giovani, gli studenti di famiglie non agiate, le donne, i disabili, dedicando ad ognuna di queste categorie un capitolo.
In Italia, lo Stato più ingiusto d’Europa, le disuguaglianze evidenti prodotte da politiche discriminanti degli ultimi 30 anni, sono andate contro i principi costituzionali che attribuiscono chiaramente allo Stato il compito prioritario di rendere effettiva l’uguaglianza dei diritti dei cittadini, realizzando condizioni morali e materiali tali da garantire eque opportunità. E invece anche le ultime due generazioni di giovani e meno giovani del Mezzogiorno hanno dovuto emigrare per realizzare le loro oneste aspirazioni e per sviluppare le loro preziose capacità.
I fattori che hanno reso possibile che l’Italia, una delle potenze economiche dell’Occidente, arrivasse al punto da essere classificata come la nazione europea con il più alto tasso di disuguaglianza interna a livello territoriale, Pino Aprile li elenca tutti, nessuno escluso. E lo fa sgretolando le analisi, ovattate, devianti e distraenti della grande informazione imperante nei salotti televisivi, riconducendo il tutto alle scellerate politiche economiche degli ultimi 30 anni, soggette peraltro al forte condizionamento anche elettorale della Lega Nord, un partito fortemente territoriale, divisivo e che ha fatto per decenni della discriminazione contro il Sud il suo cavallo di battaglia. Il risultato è un devastante quadro socio-economico del Mezzogiorno che Aprile non imputa alla sola Lega, ma all’intero arco parlamentare dei partiti nazionali che contano, il cosiddetto PUN (partito unico del nord).
Politiche finanziarie ed economiche che prodotte indifferentemente da governi di destra, di centro e di sinistra, negli ultimi 30 anni sono state depositarie delle pretese leghiste in riferimento ad una “questione settentrionale” inventata di sana pianta, ampliando a dismisura il già grave divario tra le “Due Italie” col risultato di desertificare intere aree interne non solo del Mezzogiorno, di mettere in fuga milioni di cittadini costretti ad emigrare con un esodo paragonabile a quelli di fine Ottocento e del Secondo dopo guerra, di creare una disoccupazione giovanile che nel Crotonese, in Capitanata, e in parte della Sicilia ha raggiunto punte del 60%; di peggiorare le carenze di infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, aeroportuali, portuali penalizzando ulteriormente il commercio, il turismo, persino i semplici scambi culturali tra capoluoghi di una stessa regione; di deprimere gli standard di tecnologia applicata ormai obsoleti e fatiscenti; di sottomettere totalmente le filiere agro-alimentari alle logiche nord-centriche della grande distribuzione organizzata.
Un Sud in definitiva da terzo mondo, come lo immaginavano negli anni Novanta i fautori delle tensioni separatiste del Nord; semplice mercato di prodotti, servizi, beni gestiti e fatturati nel triangolo industriale Genova-Torino-Milano con estenzione al Veneto e da cui estrarre capitale umano a costo zero. Un piano perfettamente riuscito con l’apporto e la complicità determinante di tutti i partiti nazionali al traino del carro leghista.
Eppure, – ribadisce Pino aprile – nonostante i recenti dati dell’Eurispes e della Svimez indichino chiaramente che la ripartenza post covid non possa che avvenire dal Mezzogiorno, pena il crollo e la fine dell’Italia; nonostante le pressioni europee sul governo italiano affinché il Sud – una delle aree più arretrate dell’intero continente – recuperi il divario con necessarie e non oltre rinviabili politiche di coesione, assistiamo al siparietto di presidenti di regioni del Nord che imperterriti continuano ad insistere su un progetto di autonomia differenziata che dovrebbe lasciare al loro territorio il 90% delle tasse versate pur derivanti da prodotti, beni e servizi venduti al Sud, alimentando intenzionalmente e incostituzionalmente le disuguaglianze in diritti, servizi e opportunità tra i cittadini del nord e i cittadini del Sud.
Pino Aprile non disgiunge mai le problematiche della sua terra da quelle che affliggono l’intera umanità, in questo senso ritiene che l’equità territoriale che persegue con il M24A da lui fondato abbia un carattere universale. Da puro intellettuale che si presta a condurre un’azione politica importante, è perfettamente consapevole che le politiche mondiali sono potentemente condizionate da una finanza globale che detiene il potere reale nelle decisioni economiche e finanziarie. Un mondo finanziario che ha acquisito una tale forza da aver eliminato qualsiasi ostacolo che si frappone alla sua unica finalità: il continuo accumulo di ricchezze e la concentrazione delle stesse sempre più in poche mani; il tutto proprio a spese dei poveri del mondo, sempre più numerosi, disperati e spesso costretti a lasciare la propria terra. Una finanza globale in mano a una ristretta oligarchia capitalistica, guidata da una potente élite intellettuale, che impone con la sua forza lo sfruttamento finale delle risorse ambientali indifferente ad ogni tipo di senso etico, irresponsabile rispetto a qualsiasi progetto futuribile, dotata di un profondo disprezzo per il destino del pianeta, per l’uomo e i suoi diritti, capace di orientare i governi, controllare i partiti, annullare l’azione dei sindacati, gestire l’informazione a livello mondiale riuscendo a mobilitare folte schiere di populisti, razzisti, xenofobi contro le vittime che essa stessa genera.
É in questo contesto globalizzato che Pino Aprile inserisce l’ormai profondo divario che divide il Mezzogiorno dal resto del paese, laddove potenti multinazionali e lobby finanziarie si inseriscono nei gangli vitati della politica condizionandone le scelte a vantaggio di interessi territoriali particolari, gestendo produzioni e mercati al di là dell’economia reale, creando disuguaglianze e povertà, attaccando alla radice le conquiste del Welfare, i diritti e le ormai labili forme di partecipazione democratiche alla vita pubblica e politica. Perfettamente convinto che solo istituzioni forti e realmente democratiche potranno riappropriarsi della capacità di tutelare i valori dell’uomo, la sua libertà, i suoi diritti con una proposta forte di equità e di sostenibilità contro le tante disuguaglianze dilaganti degli ultimi 30 anni.
L’equità territoriale come valore universale proposta da Pino Aprile è una risposta sana, concreta, costituzionale, mai egoistica, che respinge qualsiasi tentazione populista, leghista e sovranista. Una proposta che affronta la Questione meridionale e il divario nord-sud, riguardante il nostro diviso paese, inquadrandoli in una fase in cui capitale e finanza senza etica guardano razionalmente solo all’accumulo di ricchezze.
La speranza di Pino Aprire, nemmeno tanto velata, è che questo testo smuova le coscienze non solo di iscritti e simpatizzanti del movimento che ha fondato. Aprile lancia un vero e proprio appello, arrivando come sempre al cuore e alla mente di chi legge e di chi lo segue intellettualmente: davanti a tutte queste disuguaglianze frutto di scelte politiche “voi cosa volete fare?”
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