Stasera cena di lavoro al ristorante Gourmet. E io so già come finiscono queste cene da queste parti. Gli Snaps e le Birre si alternano a ritmi incalzanti alternati a piatti a base di crauti e salsicce. Il mio colesterolo ha raggiunto record da Guinness e anche se per il momento sono ancora in grado di ricordare il mio nome e cognome sarò presto in uno stato di leggerezza totale che mi permetterà di parlare lo slovacco in completa familiarità. So già che la cena si concluderà con una serie di brindisi con un liquido incolore dalle virtù micidiali. Credo sia dinamite allo stato liquido. Ma purtroppo è una cena vietata agli Alcolisti Anonimi. Nessuna chance di sopravvivenza…
Ieri sera ho bevuto un po troppo, lo ammetto, ma non fino a questo punto!! Stamattina parcheggio la macchina nel parcheggio visitatori di fronte alla fabbrica che mi ospita per qualche giorno, e mi appresto a percorrere i quasi duecento metri del vialetto verso la palazzina uffici. Il vialetto, tra due fitte siepi di conifere mi sembra lunghissimo. Ho le gambe pesanti. Sono quasi a metà strada quando, improvvisamente, dalla siepe alla mia sinistra si affaccia una giraffa. Mi fermo impietrito. La giraffa mi vede e abbassa la testa per guardarmi meglio. Forse vuole stabilire se sono commestibile o no. Non so cosa fate voi di solito quando incontrate una giraffa, ma io ho paura. E non ho argomenti di conversazione. Anche dire buon giorno mi sembra inadeguato. Siamo fermi li che ci guardiamo e io noto un certo disprezzo nel suo sguardo, visto che deve aver concluso che non sono commestibile. Io non so che fare. Siamo in un posto sperduto della Slovacchia. Ai confini con l’Ucraina e la Polonia. La savana e ‘ lontanissima. Che ci fa una giraffa, in questo posto? Rifletto se sia il caso di salutare educatamente o scappare vergognosamente. Mentre rifletto arriva correndo un indiano o pakistano, non saprei, che mi fa segno di stare tranquillo, poi colpisce delicatamente con uno straccio la giraffa e la riconduce nel suo spazio, nel Circo accampato nel prato sul lato della fabbrica e che io non avevo notato per niente. Mi riassetto la giacchetta e riprendo il percorso con una certa dignità. Sperando che il resto della giornata vada meglio.
Carlo Perugini