Vita d’ufficio, primo giorno.
Arrivo in ufficio tardi, ancora molto raffreddato. Ma sto molto attento a non starnutire. Non ho mai capito perché ma qui gli starnuti sono visti malissimo. Il fatto che si possono fare i rutti ma non gli starnuti non mi è chiaro, ma nell’incertezza, mi astengo sia dagli uni che dagli altri. Il mio capo mi ha già portato a cena ieri sera e me la sono cavata con Chili e patatine. L’assistente mi accoglie, in ufficio con molto calore e il fatto che le abbia portato una borsa, comprata a Parigi, in un duty free contribuisce a migliorare il suo umore. Il molto calore va inteso in senso letterale in quanto il caffè bollente che ha già preparato per me è ancora nello stato di magma liquido alla temperatura di fusione della silice. Poi so già che lei passerà il resto della mattinata a mostrare a tutti la sua nuova borsa con scritto Paris e mi metterà in serio imbarazzo con tutti. La borsa e’ poco più di un souvenir, ma il fatto che ci sia scritto Paris e l’immagine della Torre Eiffel contribuiscono a renderla un oggetto di pregio. Confesso che lo sapevo. Come ogni volta, ho il problema del mio telefonino. Come ogni volta chiedo alla segretaria di aiutarmi. Le spiego che pur avendo, diligentemente, cambiato la sim card all’arrivo a Seoul, secondo le sue istruzioni, il telefonino si rifiuta di connettersi alla rete di fonia. Come ogni volta, lei mi chiede se ho inserito la sim aziendale. Come ogni volta le rispondo di si. Come ogni volta lei si stupisce e passa dallo stupore alla incredulità a vari stati di costernazione profonda. Poi, come al solito, mi dice che per forza: io ho un iphone Apple. Ora, in Corea usare un iphone è quasi come commettere un sacrilegio. Qualsiasi smartphone che non sia Samsung o Huawei viene ritenuto indegno. Comunque come ogni volta, nonostante sia un iphone, lei lo porterà al negozio di telefonia giù all’angolo a controllare. Tornerà più’ tardi, tenendo il mio telefonino con due dita, come un topo per la coda, e come ogni volta mi chiederà di cambiare la lingua del sistema operativo da italiano ad inglese, altrimenti il tecnico si rifiuta di metterci le mano. Io cerco nel frattempo dii curare a furia di pastiglie emollienti la mia tosse. Qui, è lo trovo molto giusto, è obbligatorio, per chi ha il raffreddore, portare la mascherina bianca davanti alla bocca. Anche in ufficio. Ma io proprio non riesco a sopportarla, soprattutto perché parlare con qualcuno, in una lingua non nativa, con una mascherina sul viso, non ti aiuta mai a capire se lui ha capito quello che vuoi dire. La mimica aiuta! Torna la segretaria, con il mio smartphone funzionante e un pacchetto di mascherine bianche da mettere sulla bocca. E non le chiedo neanche il perchè.
Carlo Parugini