PONTELANDOLFO 1861
Pontelandolfo nel Sannio era il mio paese,
infelice paese di lutto e di morte,
e mai vi fossi nato
per non vedere ciò che vidi.
Mai potetti dimenticare quel 14 Agosto
quando all’alba cominciò la strage
e dietro i monti si levava a malaugurio
un enorme sole sanguigno.
Fui con Garibaldi alla battaglia del Volturno
e più di una volta vidi la morte in faccia,
ma era una guerra di soldati,
giglio di Borbone contro croce di Savoia,
la nuova Italia contro la vecchia Italia.
Fui ferito e per questa nuova Italia
versai il mio sangue senza ricompensa.
Dolore soltanto ne ebbi e amarezza
come il mio duce esiliato a Caprera,
i garibaldini licenziati come servi,
i cafoni lasciati senza speranza.
Togliete all’uomo la speranza del bene
ed egli sarà un disperato senza più fede né pietà.
Questo avvenne a Pontelandolfo
e più spietata fu la risposta.
Piemontesi e soldati della legione ungherese,
al loro fianco avevo combattuto con onore,
da eroi si cambiarono in assassini.
Per qualcuno che fu colpevole
pagarono gli innocenti, vecchi, donne, bambini.
Anche la chiesa fu saccheggiata,
alle donne violate strapparono gli orecchini,
i moribondi finiti alla baionetta.
Cercai di salvare quanti potevo
senza chiedere a nessuno la fede politica.
Una povera guagliona, Concetta Biondi,
sotto il fuoco della fucileria
correva verso di me col petto sanguinante.
Sulla porta di casa mi mori tra le braccia
invocando la madonna e i santi…
Pontelandolfo bruciava,
più lontano anche Casalduni bruciava,
e in quelle fiamme bruciò pure la mia fede,
andarono in fumo tutte le mie illusioni.
Poesia di Anonimo, fortunosamente ritrovata, il testo fu trascritto nei primi anni del ‘900, non si è avuta mai la certezza del documento consegnatomi, da un caro amico già dipendente comunale, circa dieci anni fa e finita nel mio archivio.
PONTELANDOLFO 1961
Tutti i parenti miei stanno in America
e io pure d andrò, appena finita la scuola.
Il mio paese, qua in Italia, é solo provvisorio:
il vero Pontelandolfo sta oltre oceano,
nel New Jersey degli Stati Uniti.
Mio zio ha fatto la guerra nel Pacifico
nei marines e un altro zio sbarcò a Salerno
e venne pure a trovarci portando ogni ben di Dio.
Qua tutti vanno in America, per tradizione,
e mi hanno raccontato i nonni che una volta
Pontelandolfo fu distrutto e messo a fuoco
perché i paesani erano briganti.
Da quella volta tutti furono emigranti.
Molti fecero fortuna come cittadini americani,
però non hanno mai dimenticato l’origine e il paese.
Per noi New York é più vicino di Milano
e sappiamo l’inglese meglio dell’italiano.
A scuola ci hanno detto che cent’anni
son passati dall’unità d’Italia.
Cent’anni sono tanti
e noi non ce ne siamo accorti.
Autore anonimo riflessione redatta in occasione del centenario dell’Unità d’Italia