Il ricordo di Libero Perugini nei giorni della Shoah
Nei giorni della Shoah Pontelandolfo ha ricordato il compianto Libero Perugini, milite della Seconda Guerra Mondiale, catturato dall’esercito tedesco, che ha vissuto la durezza della prigionia nei campi di concentramento nazisti. Le vicissitudini di quel tempo segnarono profondamente l’animo del giovane coriaceo Libero, che intese, in futuro, affidare ai posteri la sua memoria storica attraverso una preziosa attività bibliografica. Due le fatiche significative: “Lenticella Placida” e “La Vergine di Acqua del Campo”. Nella prima opera Perugini descrive ogni momento della sua vita militare, dalla chiamata all’armistizio dell’8 settembre 1943. E’ un diario, condiviso con l’amico, compagno di baracca Antonio Del Ciello, dove sono annotati tutti i fatti più importanti accaduti nel corso della lunga prigionia fino al sospirato ritorno a casa alla località Sorgenza nei pressi del torrente Alenticella, da cui trae l’ispirazione. In “La Vergine di Acqua del Campo” racconta gli usi e i costumi di Pontelandolfo e descrive, con dovizia di particolari, le tristi vicende di una maledetta guerra, il ricordo dei martiri e delle tragedie di un tremendo olocausto di vite umane, attraverso una descrizione scrupolosamente affine alla realtà di quel tempo profondamente segnata dagli eventi bellici dell’ultima Grande Guerra. Realtà storica, fatti e personaggi veri vivono nelle pagine emozionanti dedicate all’umanità sofferente, ai caduti in battaglia, alle numerose vittime civili, alle madri, alle spose, ai figli inghiottiti dal turbine di indescrivibili barbarie. Ma è soprattutto un libro dedicato ai giovani, “affinché – scrive – ricordino cosa sono state per noi le dittature, i nazionalismi esasperati, le persecuzioni razziali, etniche e religiose. Gli odi e le torture perpetrate da pazzi fanatici su popolazioni inermi durante cinque anni di terrore. Elevo a Dio la fervida preghiera affinché il sacrificio di circa 50 milioni di vite umane e di altrettanti invalidi possa contribuire a credere nella pace, ad esaltare l’umana convivenza e ad allontanare per sempre nuove velleità di dittature, di altre guerre, di persecuzioni e di nuovi olocausti”.
Gabriele Palladino