Vaccinazioni : il modello Borbone

LE VACCINAZIONI E IL “MODELLO-BORBONE:

UN ALTRO PRIMATO NAPOLETANO SU “IL MATTINO” nell’ottimo articolo del prof. Maurizio Bifulco (Patologia e Storia della Medicina, Università Federico II) e Davide Orsini (Sistema Museale Universitario di Siena). Come riportato anche nel mio libro dedicato ai primati delle Due Sicilie (Edizioni Marzio Alfonso Grimaldi), quello sui vaccini fu un grande e significativo primato medico-sociale e leggiamo con grande piacere le parole di questo articolo evidenziando come, spesso, i “tecnici” (medici, architetti, geologi o critici d’arte) siano più disposti a raccontare verità storiche rispetto agli storici “ufficiali”…
“Vaccinazioni di massa: il modello Borbone. Non tutti sanno quanto fu fondamentale il contributo del Regno delle Due Sicilie nella storia della vaccinazione contro il vaiolo tra Settecento e Ottocento. Grazie alla competenza e alla lungimiranza di governanti illuminati e di uomini di scienze del tempo fu messa in atto una campagna vaccinale di massa che permise di trovare una soluzione alle ricorrenti epidemie del vaiolo che uccideva a quell’epoca centinaia di migliaia di persone ogni anno terrorizzando la popolazione. Il re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, che era stato estremamente attento alla possibilità di prevenire il vaiolo attraverso l’inoculazione, applicò la nuova teoria di Jenner iniziando la campagna nel marzo del 1801 tra le popolazioni di Palermo e Napoli. In meno di un anno furono vaccinati OLTRE 10 MILA BAMBINI e fu quello IL PRIMO PROGRAMMA DI VACCINAZIONE REALIZZATO SU VASTA SCALA NELLA NOSTRA PENISOLA E TRA I PRIMISSIMI IN EUROPA. Questo primato dà atto della capacità del regno del Sud di concretizzare politiche sanitarie molto spesso all’avanguardia e testimonia il fondamentale contributo dato alla storia della vaccinazione. Per attuare il suo progetto Ferdinando IV si avvalse delle menti più illustri dell’epoca e tra esse quelle di Michele Troja e Antonio Miglietta, “l’apostolo della vaccinazione per il Regno di Napoli”. Fu coinvolta anche la chiesa nonostante l’iniziale scetticismo e si avviò anche una campagna di formazione per i futuri medici sulle vaccinazioni e così nei primi due decenni del XIX secolo vennero vaccinate QUATTROCENTOMILA PERSONE: PIÙ DEL 17% DI TUTTI I NATI NEL REGNO, UN RISULTATO ECCEZIONALE. E il numero crebbe quando scattò l’obbligatorietà del vaccino e fu la prima volta che questo accadeva, IN ANTICIPO di quasi 70 anni sulla legge italiana del 1888″ (Il Mattino 29/1/21, p. 1).

Gennaro De Crescenzo