Il mio ricordo della professoressa Ersilia Donnarumma
Un ricordo di scuola e di vita ed uno scorcio sulla scuola sannita di ieri e di oggi
Se oggi dovessi fare una ristampa del mio libro Storia delle donne nel Sannio, edito da Realtà Sannita nel 2019, dovrei aggiungere la biografia della professoressa Ersilia Donnarumma, nata De Vico, che è stata la mia docente di Francese al Liceo Classico “Pietro Giannone” di Benevento.
La professoressa Donnarumma è scomparsa nel dicembre 2018. Ne appresi la dipartita dai manifesti cittadini. Non c’è un anniversario o una situazione particolare per onorarne qui il ricordo o farla conoscere a coloro che non l’hanno conosciuta, se non vicende particolari della vita, che con il pensiero, l’affetto e la memoria mi riportano a tutto quello che ho imparato da lei.
Non mi riferisco solo all’uso della lingua francese, che lei maneggiava in modo eccezionale, ma ad un modus vivendi che le apparteneva e che, anche se già apprezzato quando si è molto giovani, lo è ancora più da adulti, quando le persone ci lasciano ed il ricordo ci permette di collocare nella giusta luce quanti hanno incrociato il nostro cammino.
Non solo la professoressa Donnarumma era bella, ma molto bella: era anche una donna assai raffinata ed elegante, sempre sorridente e affabile, di profonda rettitudine morale e con una altissima etica del lavoro. Era, indubbiamente, una donna speciale, sotto tanti punti di vista.
Solo una nota, per cominciare: era una donna assai felice ed orgogliosa del suo bel nome, Ersilia, e non ne faceva certo mistero.
Quando lei ci insegnava al prestigioso Liceo cittadino, non aveva ancora preso piede la stupida scuola-azienda partorita dai burocrati nelle stanze ministeriali evidentemente grigie come le loro vite, ma era una scuola di contenuti. Altro che “competenze” applicate alle conoscenze che le varie leggi e riforme hanno nel frattempo eroso senza pietà, lasciando solo macerie. Era una scuola che, a ripensarci, doveva solo farci sognare.
E come non volevi sognare, quando la professoressa Donnarumma ti leggeva in francese i capolavori mondiali di scrittori di cui ti spiegava la vita e la storia? Baudelaire, D’Alembert, Verlaine, Rabelais, Balzac, Stendhal, Ronsard… Di tutto e di più. E poi, la passione che ci metteva. Une chose incroyable.
Ersilia Donnarumma era una persona autorevole e rispettata, umanissima, innamorata del suo lavoro. Noi la amavamo e allo stesso tempo temevamo che ci facesse un «reproche» per un difetto di pronuncia o per lo scarso impegno nell’apprentissage del francese. Perché era rigorosissima e coscienziosa, come solo le persone oneste sanno essere. La ricordo ancora, con i capelli corti e bianchissimi, gli occhi intelligentissimi di un azzurro intenso e i suoi dialoghi così tanto materni, che poi la vita mi ha confermato essere così tanto veri…
Mi ricordo dei suoi racconti di vita e dei dolori personali. Come quando, una volta, le lacrime le solcarono il viso al ricordo della sua bambina morta prematuramente. O quando ci diede una grande lezione, raccontandoci che nella sua famiglia erano dieci figlie femmine e che lei aveva studiato sulle fotocopie, perché, oltre alle tante bocche da sfamare, si viveva in una fase storica dove ricchezza e benessere non erano concetti molto noti e diffusi.
Come detto, conosceva il francese benissimo. Non solo la lingua, ma tutta la storia letteraria e culturale di quel grande Paese che amava e nel quale tornava quando poteva. La nostra prof. era proprio l’esempio vivente di apertura alle diversità culturali ed al rispetto degli altri popoli, di cui oggi ci si riempie tanto la bocca a tutti i livelli istituzionali ed in tutta la marea di burocrazia e carta straccia di cui i professori italiani sono diventati gli smaltitori, senza avere nemmeno il tempo di respirare e di coltivare a dovere il proprio campo di studi.
Mi ricordo anche la grande curiosità intellettuale e lo spirito partecipativo alle occasioni di incontro cittadine, che fossero conferenze, concerti o altro.
Era felice quando sapeva che qualcuno dei suoi alunni si ricordava di lei ed era capace di ricordare a memoria volti, nomi e cognomi di tutti quelli che le erano passati davanti nei banchi di scuola. Praticamente tutta la mia famiglia ha studiato con lei. Mio padre, i miei zii, i miei cugini, mia sorella. Anche la cara collega Antonietta Corona, oggi responsabile dell’IIS di Baselice e prossima alla pensione, è stata sua alunna. Con Antonietta qualche anno fa tenemmo una “Serata per la Francia” alla Prefettura di Benevento. La mia amica e collega una volta mi ha raccontato di essersi laureata in Francese proprio a causa della prof.ssa Donnarumma, perché le diceva sempre che il suo francese non andava bene! Antonietta Corona è poi diventata una eccezionale professoressa, dal dinamismo incredibile e dalla meravigliosa capacità di fare innamorare gli alunni di questa disciplina.
Donnarumma era una professionista seria ed esigente, perché non si risparmiava e dava l’anima per il suo lavoro. Era sempre elegantissima ed amava le collane, soprattutto di perle. Anche negli ultimi tempi, quando faceva la sua promenade per il corso principale della città o sedeva su di una panchina in compagnia della sua badante e la memoria non era più quella di una volta, non rinunciava al suo buon gusto nel vestire e nell’abbinare tutti gli accessori. Dicono che invecchiando si ritorna bambini, e lei lo era ritornata. Lo vedevo dai suoi occhi, quando sedeva davanti al centro per anziani nella parte alta della città, e me ne resi conto quando, durante il nostro ultimo e rapido incontro nel quale l’avevo salutata con la stima di sempre, io, ormai donna fatta, che tanto l’avevo amata e temuta, mi sentii inaspettatamente dare da lei del “voi”. Si trovava con la badante nei giardinetti di fronte al Tribunale e quella volta non mi aveva riconosciuta. In quel momento, intuii che il tempo che le restava a disposizione non era ancora molto. È scomparsa alcuni mesi dopo quell’ultimo incontro. Se ne è andata con tutta la discrezione del mondo. Non ho avuto il tempo di ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per noi ragazzi. Per quello che ci ha lasciato come persone adulte. Il mio rammarico è di non avere approfondito meglio la sua storia, per scriverne nel mio libro.
Oggi le rivolgo un pensiero e tutto il mio rispettoso e riconoscente affetto e la mia ammirazione.
LUCIA GANGALE