Trasferiti i reperti archeologici

Trasferiti i reperti archeologici di Sorgenza

Tomba

I reperti archeologici rinvenuti alla località Sorgenza nel corso dei lavori di scavo per l’interramento del cavidotto del realizzando parco eolico della ditta Dotto Morcone, sono stati trasferiti dal campo base all’ex Istituto dell’arte Orafa di Pontelandolfo. I locali del plesso, regolarmente adeguati secondo le disposizioni di sicurezza, ospitano materiale archeologico, elementi lapidei e ceramici e reperti ossei provenienti dalle sepolture rinvenute. Un tempo nella Piana di Sorgenza insisteva un ridente Pago: il Pagus Herculaneus, o villaggio di Ercole. Questo distretto rurale dell’antico territorio romano, abbellito di marmi, di vetri, di mosaici di affreschi, di statue, di templi, di acquedotto, di fontane e di terme, ebbe vita in quella piana, l’anno 572 di Roma – 180 a.C. – a seguito della deportazione nell’Alto Sannio di 40.000 capifamiglia di Liguri Apuani, detti Bebiani dal console conduttore Marco Bebio, che furono distribuiti in più Paghi. Che tanto sia verità si è potuto ricavare dalla Tavola di bronzo, o Tavola alimentaria rinvenuta, l’anno 1833, nelle vicinanze di Circello, dal cav. Giosuè D’Agostino di Campolattaro, che descrive i fondi assegnati per alimentare la Colonia Bebiana, e, tra i vari Paghi, nomina il Pagus Herculaneus. Come finì questo Pago, e con esso i suoi preziosi monumenti dell’arte fiorita nel corso di un millennio, non è del tutto noto. Ma i segni divoratori del fuoco, rimasti impressi sulle antichità rovinate dalla furia dei barbari, fanno credere, con ogni fondamento, che esso finì con tutti gli altri Paghi, quando Saugdan, il feroce capo dei Saraceni, nell’anno 880, devastò e mise a fuoco ogni cosa intorno a Benevento. Sepolto il Pago nelle rovine, non venne, però, abbandonato da quei coloni addetti alla coltura delle terre, che restarono ad abitare la spianata in cui erano depositate le ceneri dei loro antenati; e, cancellando per sempre il nome pagano di Pagus Herculaneus, diedero origine al cristiano Casale di Santa Teodora, forse dal nome della Chiesa Matrice dedicata a questa Santa nel mezzo dell’antico Pago distrutto. Sepolti giacciono, ora, sotto la campagna i suoi resti assieme alle rovine del Casale e a quelle più antiche del Pago come dimostrano i vetusti rottami delle fabbriche: mattoni, marmi, intonaci, mosaici, … nonché le tubature e i condotti d’acquaio; gli affreschi e le statue; le iscrizioni, le monete e gli altri svariati oggetti di quel tempo, che spesso si rinvengono nella storica piana durante la lavorazione dei campi, o affiorano in occasione di uno scavo, come è accaduto nel nostro caso oggi.

Scheletro

Gabriele Palladino