Ti racconto un convegno …
“Noi, compagne di combattimento” – Giornata nazionale ANPI sulla Resistenza delle donne
Sabato 14 novembre 2015 ore 9:30-17 presso il Teatro Carignano di Torino.
In occasione del 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) in collaborazione con il Comune di Torino, la Regione Piemonte e l’UDI (Unione Donne in Italia) ha promosso e organizzato una giornata di approfondimento dedicata alle donne che hanno partecipato alla Resistenza. Un omaggio riconoscente per ricordarle tutte, quelle che hanno un nome e quelle rimaste anonime, con l’auspicio che la ricerca storica continui a farle emergere dall’ombra.
Da un’idea del Coordinamento Donne ANPI, la nuova sfida per l’intera ANPI è riportare alla luce, dopo una lunga sottovalutazione del partigianato femminile, l’organizzazione denominata “Gruppi di Difesa della Donna e per l’assistenza ai volontari della libertà” che, tra il 1943 e il 1945, svolse un ruolo fondamentale nel moto resistenziale.
A introdurre i lavori è stata Marisa Ombra, vice Presidente nazionale ANPI, ex partigiana ed ex componente dei GDD. Una sua intervista, tratta dal film “Nome di battaglia Lilia” del regista Daniele Segre, è stata proiettata in anteprima al termine della manifestazione.
I GDD nacquero nel novembre del 1943, a Milano, con lo scopo di trasformare l’impegno delle donne in lotta organizzata, serrata, diffusa e quotidiana. Riunirono oltre 70.000 donne di ogni estrazione sociale, fede politica e religiosa, livello culturale ed età (operaie, impiegate, sindacaliste, insegnanti, studentesse, analfabete, contadine, casalinghe). Vi presero parte comuniste, cattoliche, azioniste, socialiste, liberali e repubblicane, come le diverse anime del CLN. Svolsero i compiti più vari, di alto rischio, che a molte costarono torture e morte: dalle “sfaffette” alle portatrici di ordini, viveri, indumenti, medicine, armi e munizioni, dalle infermiere alle organizzatrici di rifugi e nascondigli, dalle distributrici di manifesti clandestini alle “tagliafili” dei telefoni dei comandi tedeschi e fascisti, dalle esploratrici alle comandanti di formazione alle combattenti in prima linea. Resistenza armata e senza armi, che richiedeva non meno coraggio, abnegazione, fatica, responsabilità. Senza di esse il nazismo non sarebbe stato sconfitto.
Il nuovo protagonismo femminile incarnato nei Gruppi di Difesa della Donna ha rappresentato una “rottura” col passato, determinante sul terreno civile e politico. Le donne protagoniste della Resistenza sono state, in un certo senso, “pioniere” dell’emancipazione degli anni a venire: uscite dall’ambito familiare e spezzati vincoli secolari, nella lotta acquistarono e rafforzarono la consapevolezza di sé e del proprio ruolo sociale, affermandosi come soggetti e non solo come madri, sorelle e mogli, partecipando alle decisioni da cui dipendeva il loro destino. Avevano un programma per l’Italia futura, aspiravano a una società più giusta in cui sarebbero state libere e uguali agli uomini, in cui le donne avrebbero potuto avere pienezza di diritti e di cittadinanza. Fu allora non casuale, ma logica conseguenza il riconoscimento del diritto di voto alle donne nel 1946.
Tuttavia fu lungo e difficile il loro cammino verso la completa emancipazione, dovettero affrontare e superare i pregiudizi degli uomini, a cominciare da quelli all’interno del movimento partigiano.
Il dibattito, arricchito dalle relazioni di storiche e dalle testimonianze di ordinario eroismo di ex partigiane, è stato inframmezzato da momenti d’intrattenimento, come lo spettacolo teatrale “Libere e Resistenti” a cura delle pensionate della CGIL di Torino: un modo originale per raccontare storie personali e collettive di donne che hanno “resistito” all’imbarbarimento, alla stupidità, alla propaganda e alla superficialità, divenute modello civile e umano per le giovani generazioni.
Le conclusioni sono state affidate al Presidente nazionale ANPI, Carlo Smuraglia, il quale ha ribadito la necessità, oggi più che mai, di incrementare l’insegnamento della Resistenza e dei princìpi della Costituzione repubblicana: «la Resistenza è la pagina più bella della nostra Storia, più del Risorgimento, in quanto mobilitazione popolare, irruzione del popolo italiano sulla scena politica; di questo dovremmo essere tutti orgogliosi, dovremmo insegnarlo e farlo conoscere a scuola». Nell’ultima riflessione per il 70° della Liberazione – ha proseguito Smuraglia – si vuole riparare l’amnesia, durata troppo a lungo, sulla partecipazione femminile alla lotta partigiana. La memoria ha senso solo se è attiva, come strumento non solo per ricordare ma per capire ed essere cittadini e cittadine migliori oggi.
Il convegno torinese ha voluto riportare le donne al centro della discussione e, al contempo, essere un’occasione per avviare nuove indispensabili ricerche. Non esiste ancora una memoria collettiva né un’adeguata pubblicistica sul tema (solo qualche autobiografia e brevi relazioni sparse in vari archivi). A volte le stesse donne, per pudore, non hanno raccontato subito la loro esperienza, ma a distanza di anni. Solo 19 di loro hanno ricevuto la Medaglia d’oro al valor militare. Le ricerche che seguiranno contribuiranno alla conoscenza e valorizzazione di una pagina di storia spesso taciuta ma essenziale per la nascita della nostra democrazia.
Al Sud, dove la Liberazione è avvenuta prima che nel resto d’Italia, le donne probabilmente non erano organizzate nei GDD ma azioni di resistenza civile, meno formalizzate, senza dubbio si ebbero, e non si limitarono all’insurrezione napoletana (le “Gloriose Quattro Giornate”). Sarà interessante scoprirle. Sarà interessante scoprire, attraverso le partigiane, morte o ancora vive, uno spaccato significativo del Paese, un’Italia diversissima ma unita per la libertà.
Mariavittoria Albini