Ti racconto un convegno …

BANNER 1024Ti racconto un convegno …
GIORNATA DI STUDI IN RICORDO DEL DISCORSO PARLAMENTARE DELL’ON. GIUSEPPE FERRARI CIRCA L’ECCIDIO DI PONTELANDOLFO E CASALDUNI

Mercoledì 2 dicembre, in occasione del 154-esimo anniversario della requisitoria del deputato Giuseppe Ferrari nel Parlamento italiano, allora insediato a Torino, l’Associazione Culturale “Pontelandolfo Città Martire”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, ha organizzato un seminario di approfondimento storico rivolto principalmente alle classi dell’Istituto Comprensivo S@mnium di Pontelandolfo.
I promotori hanno ritenuto importante ricordare tale data per due motivi fondamentali. Anzitutto, è la prima volta che l’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni viene posto all’attenzione nazionale in una sede istituzionale. Il discorso di Ferrari rappresenta la prima tappa di una lunga riflessione sul Risorgimento e il Brigantaggio che, solo a distanza di 150 anni (nel 2011), ha portato al riconoscimento ufficiale da parte dello Stato italiano di Pontelandolfo come «Città Martire dell’Unità d’Italia».
In secondo luogo, è una delle rare volte in cui la critica verso il nuovo governo unitario non proviene da un meridionale (come Gaetano Salvemini, Guido Dorso, Antonio Gramsci), bensì da un settentrionale: Giuseppe Ferrari è infatti un politico e intellettuale milanese, deputato dal 1860 al 1876, senatore dal 1876 in poi, di posizioni democratiche e socialiste, propugnatore del federalismo.
Il Ferrari ha personalmente visitato Pontelandolfo nel novembre del 1861 restando colpito, in particolare, dall’incontro con un inconsolabile signor Rinaldi, ancora scosso per l’uccisione ingiustificata, durante il saccheggio e l’incendio del paese, dei suoi due figli, Francesco e Tommaso, l’uno avvocato e l’altro commerciante, di idee liberali. Il caso di Pontelandolfo e Casalduni, eccidiate nell’agosto del 1861, diventa il pretesto per esprimere una durissima condanna nei confronti della fallimentare politica di repressione del brigantaggio e, più in generale,  della sbagliata politica di annessione del Regno delle Due Sicilie, contestata in quanto «immediata», non graduale, e «incondizionata», senza tener conto delle condizioni locali.
Il discorso nella tornata parlamentare del 2 dicembre 1861 non è stato l’unico dell’on. Ferrari di severa critica nei confronti del nuovo Stato unitario. Non si tratta di un discorso isolato, ma s’inserisce in un’analisi più ampia, profonda e lucida, del processo di unificazione risorgimentale nel suo complesso. Degno di nota è un altro discorso di Ferrari alla Camera dei Deputati datato 8-11 ottobre 1860. Spirito libero e indipendente, il Ferrari non esita a criticare sia l’operato di Garibaldi che di Cavour nel Sud Italia: da un lato, denuncia il tradimento della rivoluzione garibaldina, alludendo alle promesse non mantenute di redistribuzione delle terre ai contadini (si pensi alla strage di Bronte in Sicilia), dall’altro biasima il servilismo del conte di Cavour, chiamato con vena polemica «ministro dell’influenza francese», verso la Francia di Luigi Bonaparte, protettrice dell’Italia nelle guerre d’indipendenza dall’Austria. In alternativa alla «piemontizzazione» di fatto avvenuta, ovvero l’estensione del sistema piemontese alle province meridionale, il deputato milanese propone una formula federativa, sul modello tedesco o statunitense: un’unione di più Stati dotati di autonomia, privi di una capitale accentratrice, dove ogni città regni sulla propria regione. Soltanto una federazione avrebbe potuto garantire, a suo avviso, il rispetto delle reciproche differenze, ovvero l’unità nella diversità. Pur essendo un uomo del Nord, ha grande stima delle leggi vigenti nel Mezzogiorno d’Italia e, con onestà intellettuale, elogia i primati di Napoli, «la più grande città italiana», «la patria di Vico», con i «monumenti più splendidi che nelle prime capitali d’Europa».
Giuseppe Ferrari non è stato l’unico parlamentare a perorare la causa di Pontelandolfo e Casalduni, ma è stato senz’altro il primo. In tempi più recenti, ricordiamo almeno altri due interventi: quello dell’on. Angelo Manna nell’interpellanza parlamentare del 4 marzo 1991 e quello dell’on. Alberto Simeone nella seduta della Camera dei Deputati del 25 luglio 1997.
Oggi, a Pontelandolfo, via Giuseppe Ferrari (intitolata al deputato nel 1973) è inclusa tra le dieci tappe più rappresentative di un itinerario storico-turistico alla riscoperta della Città Martire, creato nell’ambito del progetto integrato “1861 – i luoghi dell’eccidio”, presentato dall’Amministrazione Comunale in carica in una manifestazione pubblica lo scorso 26 agosto. E’ possibile visionare tale percorso anche online sul sito: www.pontelandolfo1861.it al quale si rimanda per ulteriori approfondimenti in merito al fatti di brigantaggio di Pontelandolfo.

Mariavittoria Albini

 

VISITA LA “GALLERY” CON LE FOTODI GINO MARTINO