Ti racconto un convegno …
LA DISAMINA DELL’ENCICLICA «LAUDATO Sì» NELLA TERZA LEZIONE DI CIVES
Giovedì 3 dicembre presso la Sala Lazzati del Centro di Cultura “R. Calabrìa” in Piazza Orsini a Benevento si è tenuto il terzo incontro del Laboratorio di formazione al bene comune denominato “Cives”. L’iniziativa è dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro dell’Arcidiocesi di Benevento in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Centro di Cultura “R. Calabrìa”.
Continua l’esplorazione delle “Parole per riscrivere il futuro”, tematica generale della nona edizione del percorso formativo, con l’analisi attenta della «Laudato sì», l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune, proprio nei giorni in cui a Parigi si svolge la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. A illustrarne i tratti essenziali è stato S. E. Mons. Orazio Francesco Piazza, carismatico pastore e fine teologo originario di Solopaca, in passato docente di Etica sociale all’Università del Sannio, noto per il suo impegno nella formazione e nel sociale, fondatore del Centro Studi Sociali Bachelet Onlus a Cerreto Sannita, dal giugno 2013 Vescovo di Sessa Aurunca.
Il focus aperto dal Santo Padre sul tema della custodia del creato vuol essere un invito ad ascoltare il grido della terra e, al contempo, degli ultimi, dei poveri prodotti dall’attuale modello economico, nel segno di un rinnovato umanesimo e a prendere coscienza della necessità impellente di un cambiamento degli stili di vita. Alle preoccupazioni ecologiche si lega l’invito non solo ad «aver cura» ma ad «aver cara» la Madre terra, maltrattata e saccheggiata, unendo alla responsabilità ecologica una responsabilità antropologica.
«Dietro una formulazione semplice della lettera dell’enciclica, si cela una semplicità complessa» – fa notare Don Franco Piazza, il quale pone costantemente l’accento più sul metodo per risolvere i problemi che sui contenuti. Cambiare modelli di vita non è semplice, occorrono motivazioni forti, convinzione, una responsabilità consapevole. Un’importante novità è l’articolazione dell’etica su tre livelli: nell’ecologia, all’etica dell’intenzione e della responsabilità, deve affiancarsi un’etica delle relazioni, della reciprocità relazionale, fondata sulla riqualificazione della persona. Dobbiamo chiederci infatti: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi?».
Efficacissima l’immagine suggerita dal relatore del passaggio da Niobe, personaggio della mitologia greca divenuto sinonimo di superbia, supponenza del soggetto nel rapporto col mondo oggettivizzato, a S. Francesco, che incarna il concetto di creaturalità, sintesi di senso del limite e libertà di rinuncia.
Nelle parole del Santo Padre l’unico modo per porre rimedio all’alienazione scaturita dalla perdita dell’equilibrio uomo-natura è una «conversione ecologica globale», cioè girarsi tutt’insieme verso lo stesso obiettivo, riscoprendo e valorizzando la capacità di collaborare per costruire o ricostruire la casa comune. L’uomo è ancora capace di intervenire positivamente, ma dobbiamo capire che nessuno si salva da solo, che mettere insieme le energie, consorziandosi, non significa perdere la propria vocazione specifica ma diventare più forti. E’ indispensabile il dialogo con tutti, a cominciare da quello tra le competenze della ricerca scientifica e la tradizione ebraico-cristiana. Dal superamento della contrapposizione fede-scienza nasce una nuova «integralità ecologica» che pone al centro la «cultura dello scarto», quella stessa cultura che deve ispirare la società dell’accoglienza: per essere felici è inutile riempirsi la casa di cose, bisogna circondarsi di persone. Le parole-chiave per vincere questa sfida sono dunque concretezza e alleanza.
Tornano i temi affrontati nelle precedenti lezioni, vale a dire il modello relazionale delle periferie e l’essere creativi per rispondere alle urgenze del territorio, arricchiti da una ulteriore profonda riflessione sulla Chiesa in divenire, pronta a sporcarsi le mani, a compiere scelte coraggiose per superare anzitutto le molte resistenze all’interno di essa. I cattolici devono essere lievito che trasforma, sale che insaporisce, una minoranza sì ma potente, trasformante, «competente di umanità», rinvigorita dalla consapevolezza della forza della propria debolezza.
Se di solito le encicliche sono molto evocate, ma poco lette, la «Laudato sì» sollecita l’attenzione su un problema non più rinviabile o trascurabile per la stessa sopravvivenza del genere umano. Tutti, singoli, associazioni e istituzioni in ogni angolo del mondo, sono chiamati a impegnarsi realmente per uno sviluppo sostenibile e integrale, salendo sull’ultimo vagone del treno in corsa.
Mariavittoria Albini