Si mettevano in prigione i bambini

QUANDO ARRESTAVANO E PROCESSAVANO I BAMBINI. NUOVI DOCUMENTI SUL BRIGANTAGGIO PER LA VERGOGNA DI CHI FECE TUTTO QUESTO IN PASSATO E DI CHI LO NEGA OGGI. 
IMG_3558Non esiste uno studio serio che neghi il dramma della guerra del cosiddetto “brigantaggio”. Del resto chiunque dia un occhio ai documenti superstiti (migliaia di faldoni presso gli archivi locali, l’archivio dell’esercito, quello centrale dello Stato o quelli della Camera) ha l’idea di trovarsi di fronte ad una pagina molto brutta della nostra storia e “agli avanzi di un naufragio” per le condizioni in cui versano quei documenti in gran parte perduti (sono le espressioni usate dai Molfese come dai Cesari, gente che trascorse la vita negli archivi). Anche con delle semplici proiezioni statistiche, come ho fatto spesso nei miei libri sulla base di quegli studi e dei miei studi (altri in corso e di prossima pubblicazione anche da parte di qualche coraggioso accademico), siamo di fronte a centinaia di migliaia di “vittime” se consideriamo le persone uccise negli scontri, fucilate (e a volte “decapitate per comodità di trasporto”), arrestate e tenute in galera per mesi e anni (spesso senza processo), deportate da soldati e da civili al Nord, private delle loro attività produttive (masserie abbattute, cani ammazzati, leva obbligatoria di 7 anni). Tutti fenomeni mai registrati nel corso della ultrasecolare storia del Sud dell’Italia ed è un assurdo storiografico e logico parlare di “brigantaggio endemico” o addirittura di “guerra civile tra meridionali” pur sapendo di oltre 120.000 soldati sabaudi arrivati dalle parti del Sud e per oltre 10 anni.
Qualcuno parla di “memorie divisive” ma prima o poi dovremmo chiedergli se è più “divisivo” o meno “divisivo” negare o cancellare queste memorie come ha fatto la storiografia ufficiale per un secolo e mezzo e anche se è più “divisivo” chi fa ricerche volontarie e autofinanziate sui “briganti” o un Paese che da un secolo e mezzo non assicura pari diritti al Nord e al Sud. Poi viene fuori, tra i tanti, un documento del Tribunale Militare di Guerra di Chieti e si ricostruiscono altre verità vergognose con buona pace di chi (inutilmente e pateticamente, ormai) cerca di negarle.

Durante quella guerra si mettevano in prigione i bambini. In questo caso, ad Orsogna in Abruzzo, con la moglie di un “sospetto brigante” (Salvatore Scenna), “Caterina Marinucci di anni 34” e i suoi bambini, “Defendente Scenna di anni 7 e Viola Scenna di anni 7, tutti e tre arrestati e detenuti per connivenza al brigantaggio dal 6 aprile 1864” (Archivio centrale dello Stato, Roma, fondo Tribunali Militari Straordinari, Chieti, Busta 115). In questo caso, forse, quella bimba e quel bimbo (l’età delle mie figlie) furono fortunati, a differenza di altri (la piccola Angelina Romano fu uccisa in Sicilia).
Una vergogna che tutto questo sia successo nella nostra storia. Una vergogna che qualcuno continui a negarlo.

Gennaro De Crescenzo

 

Grazie, per il documento, a Ivan Cuocolo

P.S.
A qualcuno che potrebbe fare la solita osservazione (“è un caso”) rispondiamo come al solito con i documenti: da una ricerca superficiale risultano “arrestati” molti altri bambini (e bambine), tutti per il vago reato di “connivenza con briganti”: Potito Giuseppe, di anni 11; Russo Giovanni, di anni 12; Pisaniello Pasquale, di anni 14; Cioffi Francesco, di anni 14; Ferro Antonio, di anni 13; Pisanello Rocco, di anni 14 (tutti di Cervinara, Fondo Brigantaggio, Archivio di Avellino, Tribunali Straordinari); Canino Domenico, di Vitaliano di anni 11 (“corrispondenza con malfattori”!), aprile 1864, Catanzaro); Remollino Sebastiano d’anni 11, detenuto (Potenza); Bruno Antonio d’anni 7; Marchese Luigi (Avellino); Di Salvo Pasquale, contadino di anni 12, ditenuto (Frosolone); Rizzo Antonio da Platania (Nicastro), di anni 12, ditenuto; Domenico di Bruno, bracciante di anni 13 (1865, Catanzaro); Cannella Luigi da Itri d’anni 12, detenuto; Guglielmi Domenica Maria, di Avigliano, contadina, d’anni 13, detenuta; Piscitelli Prudenzia, di Mattia, da Cimitile, d’anni 13 (Potenza); Murazzo Pietro da Palata, d’anni 13 (Campobasso); Casalvieri Pasqua Rosa nativa in Morrea, d’anni 13, detenuta ed inquisita (Gaeta). Seguono altri nominativi…