I Borbone a San Leucio, la prima “città ideale” della storia dove l’utopia diventa realtà
Quella della seteria di San Leucio è una delle vicende più gloriose dell’intera storia del Sud Italia. Ferdinando IV di Borbone volle realizzarvi una colonia operaia ispirata ai principi del socialismo, dando vita a qualcosa di rivoluzionario. In tre diverse puntate, di cui questa la prima, racconteremo tutta la grande storia di questo piccolo borgo alle porte di Caserta.
26 Giugno 2023 10:42 Concetta Celotto
I Borbone a San Leucio, la prima “città ideale” della storia dove l’utopia diventa realtà.
Quella della seteria di San Leucio è una delle vicende più gloriose dell’intera storia del Sud Italia. Ferdinando IV di Borbone volle realizzarvi una colonia operaia ispirata ai principi del socialismo, dando vita a qualcosa di rivoluzionario. In tre diverse puntate, di cui questa la prima, racconteremo tutta la grande storia di questo piccolo borgo alle porte di Caserta.
Un grandioso esperimento politico sociale ed economico vide la luce nel 1789. Il sud dell’Italia era allora dominato dalla dinastia borbonica con al trono del regno delle Due Sicilie, Ferdinando IV, quello che si suole chiamare un despota illuminato. Teatro dell’esperimento fu San Leucio, piccolo borgo alle porte di Caserta. Qui si sperimentò il primo esempio di repubblica socialista della storia moderna, e si diede attuazione all’Utopia idealistico – razionalista propria della corrente di pensiero dell’Illuminismo, in riferimento alla celebre “Città del Sole” del calabrese Tommaso Campanella e al pensiero utopistico di Tommaso Moro.
A San Leucio venne istituita una Colonia San Leucio era in origine una residenza di caccia di Ferdinando IV di Borbone, che dopo la morte prematura del figlio principe ereditario Carlo Tito, avvenuta alla fine del 1778, il re decise di destinare a quest’altro più utile utilizzo. La Colonia verrà chiamata Ferdinandopoli e sarà posizionata nei pressi della famosa Reggia di Caserta. Il suo Statuto, basato sul principio dell’eguaglianza dei cittadini, fu stilato personalmente dal re ed anche se si basava sui fondamenti tipici di una società cattolico-patriarcale, esso anticipava gli stessi concetti della Comune di Parigi del 1870, che invece fu notoriamente stroncata nel sangue. Il re di Napoli aveva sposato Maria Carolina d’Austria, sorella di Maria Antonietta di Francia e aveva scelto come suo luogo di ritiro una collina vicino alla Reggia, dalla vista stupenda, dove c’era, appunto, l’antica chiesetta di San Leucio. Sul Belvedere aveva fatto costruire un casino di caccia, e vi aveva fatto insediare alcune famiglie affinché vi provvedessero. Quando i coloni crebbero di numero e diventarono una piccola comunità, erano ben centotrentuno, decise di fondare una colonia modello, dotata di autonomia economica, creandovi una seteria e una fabbrica di tessuti, con una propria Legge – il Codice Leuciano, codice politico e sociale, ispirato alla fede dell’arte e della tecnica manifatturiera – ed una struttura urbanistica organica e simmetrica. La fabbrica, s’ingrandì e produsse una gamma ricchissima di tessuti, anche se non ebbe mai uno sviluppo di tipo capitalistico, in quanto il lucro non era il suo fine.
Era un’industria di Stato, ma al sevizio della collettività, e quindi molto diversa da quelle dei nostri tempi. I pilastri operativi della Costituzione di San Leucio-Ferdinandopoli, ispirati ai principi di uguaglianza, solidarietà, assistenza, previdenza sociale, diritti umani, erano tre: l’educazione veniva considerata l’origine della pubblica tranquillità; la buona fede come prima delle virtù sociali; e il merito la sola distinzione tra gli individui. Era vietato il lusso, gli abitanti dovevano ispirarsi all’assoluta eguaglianza, senza distinzioni di condizioni e di grado, l’abbigliamento era spartano, pratico e uguale per tutti. San Leucio divenne lo scenario di un’incredibile rivoluzione sociale e economica, uno dei pilastri del benessere del Regno. Nel prossimo articolo, la storia in dettaglio e il modo di vivere e lavorare degli operai.
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