Pontelandolfo ricorda le vittime civili di Petrillo del 13 settembre 1943
Trascorsero cinque mesi dalla “conquista” dell’Unità d’Italia nel 1861 che Pontelandolfo il 14 agosto subì per diritto di repressione il feroce attacco del nuovo governo procurando alla innocente cittadina lutti e guasti di immani proporzioni. Trascorsero cinque giorni dall’annuncio del Capo del Governo Pietro Badoglio dai microfoni dell’EIAR, quel fatidico 8 settembre 1943, dell’entrata in vigore dell’armistizio fra l’Italia e le Forze Alleate, che Pontelandolfo il giorno 13 subì un attacco feroce, incredibilmente ad opera di un cacciabombardiere delle Forze Alleate, per la qual cosa ancora oggi è difficile trovare una spiegazione, che portò la morte tra le case della contrada Petrillo. Nove civili persero la vita dilaniati dalle schegge di una sequela interminabile di bombe scaricate sull’antico caseggiato dal cacciabombardiere in picchiata. Era calato da poco il buio, gli abitanti di Petrillo solevano trattenersi sull’aia dopo la cena prima di raggiungere le proprie case per il meritato sonno notturno dopo una giornata di duro lavoro nei campi. Quella sera non fecero in tempo a tornare nelle case, nei loro umili giacigli, inesorabilmente colpiti, inermi, disorientati dall’attacco improvviso del pilota alleato, caddero sull’erba bruciata dal sole, che si tinse del colore della morte. Fu una tragedia, inaspettata, gli alleati del nostro bel Paese che dovevano garantire una ritrovata pace e serenità tra la gente stremata da una lungo conflitto mondiale, si macchiarono del sangue di una strage imperdonabile, che mai la Comunità Sannita potrà perderne memoria. Il prossimo mercoledì 13 in occasione dell’anniversario di quel triste episodio, una Santa Messa e la posa di una corona di alloro presso il monumento ai caduti ricorderà e renderà onore a: Polletta Maria Giuseppa e le due giovanissime figlie Polletta Maria Lucia di 13 anni e Giocondina di soli 8 anni, Polletta Antonia, Polletta Michelangelo, Pesce Maria Cristina, Marcello Anna, Polletta Vitantonio, Polletta Pietruccia.
Gabriele Palladino