“Provincie napolitane”

(dalla “quarta”)

Le problematiche e le ragioni delle appena annesse “Provincie napolitane”, fin da subito, stentarono a trovare diritto di cittadinanza a Palazzo Carignano, nel primo Parlamento della Nuova Italia; accolte con fastidio, trattate con sufficienza e talvolta con l’arroganza tipica del vincitore, dovettero subire – nonostante il diffuso divampare della ribellione contadina – una tattica dilatoria che, di fatto, ne consegnava al solo potere esecutivo la competenza e la soluzione. Se, però, la “Questione meridionale” fu scientemente sottovalutata nell’aula parlamentare e strumentalmente mascherata da un’omissiva comunicazione ufficiale e da un’asservita stampa filogovernativa nel Paese, non si poté, tuttavia, impedire che la stessa venisse ugualmente portata – seppure nelle forme carsiche della clandestinità antiunitaria – all’attenzione della parte dissenziente del Paese stesso grazie a pochi strenui oppositori residui. Ne è esempio il lavoro di Francesco Durelli che, avendo seguito re Francesco II nell’esilio romano, continuò la battaglia in favore della deposta dinastia borbonica con l’arma che più gli era congeniale, la penna; ne venne fuori una sorta di contro cronaca dei lavori parlamentari, sicuramente partigiana e spesso livorosa, ma che aveva, comunque, la forza della denuncia accompagnata dal pregio della freschezza (fu editata, infatti, nelle immediatezze dei lavori parlamentari, una sorta di istant book) e che poneva l’accento sul ruolo di “rappresentanza” dei deputati meridionali nell’assise torinese.
Rileggere oggi questo testo, al netto di ogni posizione ideologica di allora, dei rancori e delle divisioni di quel periodo, e di ogni altra residua nostalgia dei tempi nostri, costituisce non un mero esercizio nozionistico ma un utile strumento di riflessione (e, perché no, anche di confronto) sul ruolo dei vari Parlamenti che, dal primo in poi, si sono succeduti fino ad oggi e sui modi ed effettive finalità dell’esercizio, da parte dei deputati chiamati a rappresentare le popolazioni meridionali, del mandato; significa, insomma, interrogarsi sul problema principe della ancora irrisolta questione meridionale, la rappresentanza.

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