Pontelandolfo “Storia e tradizioni locali”

13ef4214-354e-4948-b086-93d3b47dd201A conclusione del corso organizzato dal Comune di Pontelandolfo e dall’associazione “Pontelandolfo Città Martire”, avente ad oggetto “Storia e tradizioni locali”, colgo l’occasione per ringraziare, oltre agli organizzatori, tutti i partecipanti. L’augurio è che questo evento, che ha costituito un piacevole e interessante tuffo nel passato, possa gettare le basi per un sodalizio culturale duraturo tra cittadini, associazioni e istituzioni. Le lezioni, magistralmente curate dal Prof. Rinaldi, hanno visto la partecipazione attiva di un gruppo di età eterogenea (dai 5 ai 90 anni) legati dalla passione per la storia. Nel suo preambolo introduttivo, il Prof. Rinaldi ha giustamente posto l’accento sulla necessità di conservare la memoria del passato affinché non vada persa, garantendo quella continuità narrativa che serve a mantenere viva la conoscenza e a consentirne la divulgazione. Uno degli obbiettivi del corso era che gli argomenti trattati facessero da spunto per ulteriori approfondimenti da parte degli astanti. E così è stato sin da subito: non sono mancati, infatti, i contributi e gli interventi degli iscritti al corso, tra cui Carlo Perugini, anch’egli appassionato studioso di storia locale, Gino Martino e Carmine Fusco, entrambi membri dell’associazione Pontelandolfo città Martire e di tutti gli altri che hanno partecipato attivamente alle lezioni. Durante le ore trascorse insieme, sono venuti fuori curiosi aneddoti, molti sconosciuti ai più giovani corsisti. Tra questi, mi piacerebbe citare un racconto, emerso quasi per caso durante una delle lezioni, che per molti di noi ha rappresentato una novità assoluta e che spero possa fungere da stimolo per la ricerca di ulteriori vicende popolari del passato. Mi riferisco alla fabbrica di gassose di Pontelandolfo, attiva presumibilmente tra il 1945 circa e il 1960, con sede operativa nei pressi della P.zza San Francesco in un immobile, oggi abbandonato, situato accanto alla Chiesa del Santissimo Salvatore. Pare che la fabbrica fosse di proprietà dei fratelli Di Maria e venisse gestita da Giuseppe De Maria (detto Iup), fratello della Sig.rina De Maria quest’ultima ex dipendente comunale di Pontelandolfo. Le bottiglie erano vuoti a rendere, venivano realizzate in vetro molto spesso e portavano impresso il marchio della ditta De Maria. Sembra che le prime bottiglie utilizzate avessero al loro interno una biglia o pallina di vetro che sfruttava il principio della valvola a sfera, detta anche bottiglia di Codd, dal nome dell’industriale inglese che nel 1871 le aveva brevettate. I bambini dell’epoca recuperavano le bottiglie rotte, dalle quali ricavavano le famose palline utili per il gioco delle biglie (un gioco fatto di un percorso realizzato scavando nella terra o sfruttando le pendenze e le buche naturali del terreno attraverso cui, con uno schiocco di dita, si facevano passare le biglie). Ritornando alla gassosa, sembra, fosse consuetudine di quel periodo aggiungerla al vino. Pratica che oggi farebbe storcere il naso ai cultori del vino, ma che in ambienti meno ricercati era di uso comune. Le vicende che portarono alla chiusura della fabbrica non sono note, qualcuno sostiene che la vendita sia stata in qualche modo arrestata dalla concorrenza. Sul punto spero possano esserci ulteriori approfondimenti. Ovviamente, l’interesse suscitato è stato tale da non poter fare a meno di ricercare qualche documento che lo testimoniasse. E così è venuto fuori che Carmine Fusco, appassionato di storia locale e di oggetti antichi, era in possesso di una bottiglia (probabilmente l’unica rimasta), della famosa fabbrica di gassosa di Pontelandolfo, di cui ci ha fornito una foto nella successiva lezione. Questa vicenda dimostra, insieme a diverse altre approfondite, che Pontelandolfo è stato un centro particolarmente attivo dal punto di vista delle attività produttive. Sicuramente gli abitanti, non mancavano di spirito imprenditoriale ed anzi, si attivavano per mettere a frutto le proprie abilità e il proprio ingegno, confrontandosi, come purtroppo avviene anche ai giorni nostri, con le difficoltà economiche del tempo. Questa è solo una delle bellissime vicende storiche popolari che abbiamo approfondito durante il corso diretto dalla regia del Prof. Rinaldi al quale va tutto il mio ringraziamento per aver reso possibile un’iniziativa capace di stimolare ed alimentare il desiderio di conoscenza. In proposito mi piacerebbe condividere la frase letta in uno dei libri proposti agli incontri del Club del Libro di Pontelandolfo e che sicuramente riassume, meglio di tante altre parole, il senso di questo seminario:

“E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: Ricordiamo.” (Fahrenheit 451 di Ray Bradbury)

Rossella Mancini

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