Cari amici di Pontelandolfo, mi scuso di non essere con voi, ci tenevo moltissimo.
Per prima cosa vorrei ringraziare le amministrazioni comunali di Pontelandolfo e Casalduni per il sostegno e l’affetto di cui mi onorano nelle mie iniziative legate al vostro territorio e ringrazio altrettanto il Prof. Rinaldi per l’aiuto e le competenze che generosamente fornisce.
Avrei voluto essere con voi, godermi gli interventi dei relatori presenti e la presentazione del dott. Di Fiore, che per me è appassionante da ascoltare come lo è da leggere.
La ricerca minuziosa e appassionata che svolge non mi pare abbia molti paragoni in questi anni e per questo credo vada ringraziato.
Non solo i contenuti che fornisce sono preziosi, ma il suo modo di scrivere e di esporre mi piace moltissimo. Credo che una penna come quella di Di fiore la leggerei con passione anche se scrivesse trattati di termodinamica o di ingegneria idraulica… Per fortuna invece dedica una grande parte della sua attenzione e della sua fatica alla ricerca e alla divulgazione storica e ad una necessaria contro-narrazione del processo di unificazione nazionale.
La mattanza e il collasso che ha accompagnato la conquista del Sud Italia da parte della corona piemontese, tre il 1861 e il 1870, è la ragione principale su cui fonda la cosiddetta Questione meridionale, cioè la questione dis-unità che di fatto segna il tessuto sociale e nazionale italiano.
Aldilà di fattori storici più antichi e profondi, chi prese con la forza e con l’inganno la sovranità sull’Italia merdionale assunse con ciò anche la responsabilità storica, politica e morale delle sorti di quelle terre e di quei popoli.
Conoscere l’incredibile disastro culturale, economico e sociale causato della conquista savoiarda del Meridione d’Italia, analizzarne le cause, comprenderne gli esisti è un presupposto necessario oggi, per noi tutti, al fine di gettare le basi di una effettiva Unità d’Italia che sia sostanziale e non solo formale.
Un’Unità nazionale, la nostra, mai davvero realizzata e che oggi risulta più che urgente nella tempesta globale in cui la nostra piccola Italia si trova navigare.
Il dilagare di leghismi, identitarismi e localismi vari, le proposte di gabbie salariali differenziate per regioni (Confidustria ne parla a cadenza regolare), il diseguale peso degli investimenti, la diseguale presenza dello Stato, gli indicatori di reddito e di tenore di vita della popolazione… tutte queste cose e molto altro, stanno lì a dimostrare che l’Unità d’Italia la dobbiamo ancora in buona parte realizzare e temo che dobbiamo pure sbrigarci a farlo visti i tempi che si avvicinano.
Nell’orizzonte di chi ancora vuol battersi per l’effettiva unità nazionale, la vicenda di Pontelandolfo e Casalduni assume un rilievo centrale.
In futuro credo che le vostre comunità si vedranno progressivamente sempre più al centro di un dibattito storico, di un interesse esterno e penso che ciò porterà degli effetti positivi per queste zone, anche con qualche gettito economico collegato e non trascurabile.
Io personalmente credo fortemente nelle speranze e nelle possibilità del nostro Meridione e in particolare nelle potenzialità delle zone che sono rimaste realmente rurali.
Credo nel futuro di tutte quelle terre che il falso progresso produttivista e capitalista non ha ancora trasformato in discariche a cielo aperto e distese di capannoni.
Credo negli agricoltori che non vanno nel campo come si va in al bancomat, inserendo veleni e ritirando cash, ma che conoscono, amano e rispettano la terra, traendone prodotti anche di eccellenza e ineguagliati nel mondo.
Credo che in un pianeta che affonda letteralmente nei rifiuti e nel degrado, tutte quelle zone fin qui definite ‘arretrate’ perchè prive di industria, oggi possono invece ambire ad essere avanguardie del buon vivere.
Credo che i nostri Appennini, il nostro meridione, malgrado i danni inferti in questi anni, possano ancora diventare il giardino d’Europa e la sua perla più preziosa.
Credo che l’unità e la solidarietà tra lavoratori, tra concittadini di ogni colore e origine, sia la prima linea per difenderci dalla mano distruttrice del falso progresso di cui tutti al mondo siamo ostaggio.
Credo nella vostra creatività, nella vostra umanità e nel vostro coraggio.
Cari concittadini di Pontelandolfo e Casalduni, credo in voi, credo in noi.
Il futuro è ancora nostro e la comprensione del passato è una delle chiavi per determinarlo.
Grazie a tutti e a presto.
Riccardo Fortuna