Oriana Fallaci a 10 anni dalla morte

Oriana Fallaci a 10 anni dalla morte
di Pierluigi Lupo
Dieci anni fa, il 15 settembre 2006, moriva la giornalista italiana più conosciuta nel mondo. I suoi libri hanno venduto oltre 20 milioni di copie. Ma chi era davvero la Fallaci e qual è stata la sua vita?

Dieci anni fa, il 15 settembre 2006, moriva Oriana Fallaci. Di lei si è detto e scritto tanto, perciò non è semplice parlarne.

Diciamo, innanzitutto, che è stata una giornalista molto apprezzata, di sicuro la giornalista italiana più conosciuta nel mondo. Per non parlare dei suoi libri che hanno venduto oltre 20 milioni di copie. Ma com’era davvero la Fallaci?

Un carattere burbero

Era nota per il suo carattere difficile, per non dire pessimo. Per le sigarette che fumava, anche 60 al giorno, e per le interviste ai grandi della terra. Sul lavoro era una perfezionista, non lasciava nulla al caso, e per ogni articolo aveva almeno uno scatolone di carte.

Gli anni degli studi

La sua vita è un romanzo fin dal principio. Nasce a Firenze il 29 giugno 1929. Suo padre è un partigiano molto attivo e la coinvolge nelle attività di Resistenza. Oriana a 14 anni si ritrova a fare la “staffetta”. Riesce comunque a diplomarsi, nonostante la guerra, al liceo classico Galileo e poi iscriversi a Medicina. Contemporaneamente inizia a collaborare al quotidiano di Firenze Il Mattino dell’Italia centrale. Si occupa di cronaca nera, cronaca giudiziaria e costume. Ma la sua aspirazione è fare la scrittrice. Anzi, come diceva lei, “lo scrittore”. Ma in casa le dicevano: “Eh! Scrittore, scrittore! Lo sai quanti libri deve vendere uno scrittore per guadagnarsi da vivere?”

Il licenziamento

Perciò Oriana fa la giornalista per necessità, come fosse un’attività transitoria. Ma non vuole ingerenze nei suoi articoli, e non accetta di scrivere tutto quello che le comanda il direttore. Quando si trovò a dover scrivere un articolo contro Palmiro Togliatti, decise di non farlo e venne licenziata.

Allora si trasferì a Milano e cominciò a scrivere per il settimanale Epoca, diretto allora da suo zio, Bruno Fallaci. Successivamente scrisse anche per L’Europeo.

Nel 1956 è per la prima volta a New York, per occuparsi di divi e mondanità. Da questa esperienza nascerà il suo primo libro: I sette peccati di Hollywood. A cui seguiranno: Il sesso inutile, dove affronta la condizione femminile in Oriente; Penelope alla guerra, il suo primo romanzo; e Gli antipatici, una raccolta di interviste a personaggi famosi.

Il successo di questi libri gli permisero di acquistare un casale in Toscana, a Greve nel Chianti, per i suoi genitori, e un villino a New York, nel lussuoso quartiere Upper East Side di Manhattan.

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Dalla Nasa al Vietnam

Curiosa di vedere e sperimentare un po’ tutto, andrà nelle basi della Nasa per intervistare gli astronauti che si preparavano a sbarcare sulla luna. Da quell’esperienza nacquero diversi articoli e il libro: Se il sole muore. Qualche anno più tardi scriverà anche Quel giorno sulla luna resoconto della missione di Apollo 11.

Nel 1967 si fece mandare in Vietnam per L’Europeo. Fu l’unica giornalista italiana presente al fronte. La guerra non la spaventava, era cresciuta in mezzo alle bombe. Da quell’esperienza nascerà: Niente e così sia.

Il 2 ottobre 1968 rimase ferita da una raffica di mitra, durante una manifestazione di protesta di studenti universitari, a Città del Messico. In un primo momento fu creduta morta e portata all’obitorio. Di quella strage, in cui morirono centinaia di giovani, la Fallaci dirà: “Un massacro peggiore di quelli che ho visto in guerra”.

La relazione con Panagulis

Durante la sua permanenza in Vietnam si innamorò di un giornalista francese, Francois Pelou. La loro storia durò qualche anno. Poi nel 1973 nel cuore della Fallaci entrerà un altro uomo: Alexandros Panagulis, leader dell’opposizione greca al regime dei Colonnelli.

Si conobbero il giorno in cui lui uscì dal carcere e non si lasciarono più fino al 1° maggio 1976, giorno in cui Panagulis morì per uno strano incidente automobilistico, a cui la Fallaci non diede mai credito e parlò invece di un delitto politico. La sua storia con Panagulis verrà poi sviscerata nel romanzo: Un uomo uscito nel 1979.

Dopo aver chiuso con L’Europeo, scriverà per altre importanti testate come: New York Times Magazine, Life, The Washington Post, Le Nouvel Observateur, Stern, Corriere della Sera.

I suoi ultimi libri

Nel 1990 esce Insciallah, romanzo ambientato nella guerra civile in Libano. Dopo l’uscita del libro andrà a vivere stabilmente a New York, dove decise di dedicarsi unicamente alla stesura dei suoi ultimi libri. Ma poi arrivò l’11 settembre, in cui prese una posizione netta e scrisse una trilogia: La rabbia e l’orgoglio, La forza della ragione e Oriana Fallaci intervista sé stessa – L’Apocalisse.

Negli ultimi anni evitava contatti con la gente. Sembra che persino un collaboratore le lasciasse il materiale di lavoro fuori dalla porta di casa, che lei prendeva solo quando il collaboratore era andato via.

Quando ormai sapeva di avere i giorni contati ritornò nella sua Firenze, per rivedere le bellezze della città, i luoghi della sua infanzia e respirare l’aria di casa. Era molto orgogliosa di essere fiorentina, e infatti diceva: “All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non Italia. Perché non è la stessa cosa”.

Oggi Oriana Fallaci riposa nel cimitero evangelico degli Allori, in via Senese, a Firenze, nella tomba di famiglia, accanto al cippo commemorativo di Panagulis, suo grande amore.
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