Napoli, archivio storico nel degrado: l’ira del soprintendente Capone
Venerdì 8 Novembre 2019 di Paolo Barbuto
Quando Gabriele Capone, soprintendente archivistico della Campania, è entrato nell’archivio storico comunale di Salita Pontenuovo, ha provato un senso di scoramento e frustrazione. Aveva annunciato da tempo la sua visita, sapeva che la situazione era difficile ma non si aspettava di trovarsi di fronte a quello sconcio. Assieme a lui l’intera squadra degli archivisti napoletani, capitanata dall’assessore Nino Daniele e dal dirigente responsabile Massimo Pacifico.
Chi era presente al sopralluogo racconta l’imbarazzo dell’assessore alla Cultura della città di Napoli di fronte al degrado nel quale si inoltrava il soprintendente. Il gruppo in blocco ha percorso i tre piani dell’edificio antico che ospita l’archivio. Attenzione massima è stata riservata alle zone più degradate, quelle in cui l’acqua piovana finisce direttamente sui documenti antichi e li distrugge.
Alla vigilia del sopralluogo, in tutta fretta il Comune aveva tentato di cancellare il degrado. Mercoledì mattina una squadra di persone ha cercato di rimuovere i faldoni dagli scaffali che si trovavano sotto le infiltrazioni ma non c’è stato tempo per spostare tutto. Così il soprintendente ha potuto vedere personalmente le gocce d’acqua che aggredivano i documenti.
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Nel giorno in cui s’è tentato di rimettere a posto il malmesso archivio sono stati sostituiti, in tutta fretta, anche gli estintori che erano fuori norma. Entrando nella struttura il soprintendente ha osservato uno di quegli estintori e, ironicamente, ha sottolineato quanto fossero nuovi, generando ulteriore imbarazzo tra i rappresentanti del Comune.
Capone ha avuto parole d’elogio per il personale, attento, appassionato e dedito, che da venti giorni è stato allontanato dall’archivio per essere destinato ad altre mansioni. Ha preteso che quegli addetti tornino alle loro mansioni imponendo al Comune la riapertura dell’archivio per tre mattine e un pomeriggio alla settimana.
Ha poi imposto lavori urgenti per cancellare le infiltrazioni, ha chiesto l’installazione di deumidificatori e, soprattutto, interventi immediati per recuperare i documenti aggrediti dall’acqua e dalla muffa. Sarà necessario l’ingaggio di esperti della materia e il soprintendente ha garantito la partecipazione economica della sua struttura alle operazioni di salvataggio di quel materiale.
C’è anche una precisa richiesta per l’inventariamento di ogni documento di tutti i quattro archivi storici gestiti dal Comune che, al momento, non esiste.
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Quell’archivio contiene tutta la documentazione di Napoli dell’epoca antecedente all’unità d’Italia. Ci sono centinaia di migliaia di incartamenti municipali ma c’è anche il progetto originale del Vanvitelli per la villa Comunale, ci sono le lettere spedite da Giuseppe Verdi alla città di Napoli, c’è un’ampia sezione di documentazione settecentesca nella quale sono custoditi i conti per la gestione della città.
A un muro della struttura, in una modesta cornice, è appesa la bandiera di combattimento dei partigiani napoletani che diedero vita alle Quattro Giornate, quella bandiera venne deposta sui corpi di diciassette vittime di quei giorni ed è ancora macchiata del sangue dei partigiani.
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