Alla luce del mito
Marcello Veneziani
Alla luce del mito
Guardare il mondo con altri occhi
pp. 160, 1° ed.
2017
Libro 16,50 euro
Ebook 9,99 euro
Il mito è il racconto sorgivo sulla nascita della vita, del pensiero e del mondo, che si esprime nella parola e nel silenzio, nell’arte e nella preghiera, nel gioco, nel canto e nella poesia elementare della vita. Non è verità né illusione, abita su un altro piano: è ordine nella bellezza. Sul mito si fondano la storia, la politica, perfino il cinema e la pubblicità; mitico è l’amore e così l’infanzia. Quando però i miti sono negati, crescono al loro posto idoli e surrogati, come quelli che ci circondano oggi. In questo libro Marcello Veneziani si propone di recuperare la dimensione autentica del mito per porlo al centro dell’esistenza e rispondere così a un desiderio profondo e diffuso di «vita superiore». Dopo la disfatta di religione e filosofia, per compensare lo strapotere della scienza e contendere la sovranità alla tecnica e alla finanza, non resta che affidarsi al «mitopensiero». Senza miti, infatti, la vita non è affatto più libera, più autonoma, più razionale; solo più povera, più insensata, più labile. All’uomo di oggi – scrive Veneziani – «il mito non offre profitti ma fondamenti, non assicura vantaggi ma significati. Dona bellezza, irraggia gli eventi e illumina i volti».
Veneziani parla di “Alla luce del Mito”
Cos’è questo tuo viaggio nel Mito, una fuga dalla realtà e dal presente?
Al contrario, è un viaggio nelle profondità del presente, alle radici della realtà. I miti non sono soltanto quei grandi racconti del mondo antico, greco, orientale, classico. Esistono sotto traccia o perfino in modo vistoso nella società contemporanea, nel gioco e nell’arte, nel cinema che è la principale fabbrica di miti contemporanei e nella pubblicità, che vende miti in forma di marchi. E poi la musica, lo sport, la tecnoscienza… Molti mitoidi della nostra epoca sopravvivono in forma di idoli, di feticci, di totem e di tabù.
E i miti politici che nel Novecento hanno avuto un ruolo centrale e in parte nefasto?
Si, il Novecento è stato il secolo in cui i miti politici si sono chiamati idee-forza perché servivano a trascinare i popoli, a trasformare le società, a cambiare la storia. Ma sono stati anche sciagurati quando hanno preteso di monopolizzare la verità. Resta però il loro vuoto: una politica senza miti è una politica senza ideali, senza sogni, senza proiezioni nell’avvenire e nella storia…
Ma le religioni che rapporto hanno con i miti, di solito vengono visti con sospetto, come favole pagane?
In principio era il Logos, ma anche il Mythos, nel senso che alle origini di ogni religione c’è un Racconto sacro, un Libro di narrazione divina, e una fiorente mitologia in forma di parabole, storie edificanti, vite dei santi, prodigi e miracoli. Il mito è alle origini delle religioni e riappare quando le religioni sono in difficoltà o sono totalmente schiacciate nella dimensione storica e sociale, secolarizzate e sentono il bisogno del sacro, del rito, del simbolo… Quindi del Mito.
Nel tuo libro, ti soffermi molto sul rapporto tra il Mito e la Scienza, il Mito e la Tecnica, sostenendo tesi tutt’altro che contrarie alla scienza. Fai anche un paragone: il mito sta all’arte come la scienza alla tecnica…Tu sai che Bergamo ospita anche un importante festival internazionale come Bergamo-Scienza.
Si, sostengo che dopo la crisi della cultura umanistica e del sapere filosofico, i due grandi competitori che si contendono l’egemonia planetaria sono il Mito e la tecnica, ispirata dalla scienza. Perché sono universali, perché sono impersonali, perché modificano il mondo. La loro competizione può essere letta sia nello spirito del conflitto, sia nello spirito della compensazione.
La tecnica è il regno delle mani, il mito è il regno degli occhi, non basta trasformare il mondo bisogna anche averne una visione… Su questo campo sto partecipando attivamente a un gruppo di lavoro della Fondazione Golinelli di Bologna, proiettato negli scenari futuri che mira a ibridare scienza e mito, pensiero e tecnica. Il futuro, come dimostrano ad esempio le neuroscienze cognitive, sarà probabilmente di questo incrocio ardito tra la visione del Mito e il sapere tecnico-scientifico.
Ma cosa c’è di umano, veramente umano, nel Mito?
C’è il bisogno naturale e soprannaturale di un mondo ulteriore, la possibilità di vedere il mondo sotto altra luce, con altri occhi…Tutti noi abbiamo una vita piccola, che è poi la vita quotidiana, apparente, pratica e una vita grande che è la vita ulteriore, quella dell’anima e della mente eroica – come diceva Vico- la vita che vorremmo.
E nei momenti di maggiore incanto della nostra vita, nell’infanzia, nella giovinezza, nell’amore entriamo in una sfera mitica, vediamo le cose attraverso il mito, mitizziamo la persona amata, ci proiettiamo oltre la realtà quotidiana. Il mito è una dimensione essenziale, costitutiva della nostra vita e della nostra mente, oserei dire la parte più nobile, non mossa solo da necessità naturali, calcoli utilitaristici, do ut des…
Nelle tue pagine si incontrano moltissimi autori di ambiti disparati. Quali sono gli autori del Mito che ti sono più cari?
Platone e Omero, innanzitutto, poi Vico e Nietzsche. Tra gli autori del Novecento, ti cito autori quattro assai diversi tra loro anche per campi d’interesse: Mircea Eliade e Cesare Pavese, Cristina Campo e Roland Barthes.
Questo testo non è suddiviso in capitoli, ha un’andatura frammentaria ma non discontinua.È un susseguirsi di aforismi, brani e pensieri brevi. Perché?
Per tre ragioni. La prima è che il mito esige racconti, visioni, suggestioni e pensieri lampeggianti più che trattati analitici e sistematici. La seconda è che la nostra epoca inclina alla brevità, naviga tra i frammenti e le fratture, non sopporta la lunga durata, neanche nel pensiero. La terza è che questo è lo stile che ho scelto da tempo e che ho già espresso in altre opere.
Questo libro è concepito in stile libero, non rientra negli studi specialistici, esula dagli ambiti accademici, non si attiene a una disciplina, pur avendo un innegabile taglio filosofico, ma intreccia campi e linguaggi diversi. E questo ancora si addice al tema di cui trattiamo, il Mito che entra in ogni campo vitale dell’esperienza umana. Il mito è per la storia quel che l’anima è per il corpo.
L’Eco di Bergamo