L’ITALIA SI CERCA E NON SI TROVA.
Unità, federalismo, democrazia di fronte alla colonizzazione del Sud. Cronaca di 150 anni
di ENZO DI BRANGO
In libreria da gennaio la nuova edizione de “L’Italia si cerca e non si trova”. Tra le novità nel testo, approfondimenti sui principi dell’identità e della minorità e sul modo di produzione contadino ai tempi dell’Unità
L’Italia si cerca e non si trova. Unità, federalismo, democrazia di fronte alla colonizzazione del Sud. Cronaca di 150 anni, di Enzo Di Brango (Qualecultura edizioni) Tutto quello che è stato, dal 1861 ad oggi, nella storia politica dell’Italia, è stato condizionato non solo dal peccato originale di una unità a dir poco imperfetta, ma anche dal raccontarla diversa da quel che realmente è stata: sui libri, sui media e su ogni altro mezzo in grado di condizionare la pubblica opinione. …L’analisi del processo unitario e della formazione dello Stato, tenterà di dimostrare come le grandi contraddizioni sociali, economiche e politiche di oggi scaturiscano da un processo imperfetto che, tra omissioni, censure, prevaricazioni e sopraffazioni ci restituisce, oggi, più italie divise e, spesso, le une contro le altre armate.
Estratto dal libro
“L’Italia si cerca e non si trova”, di Enzo Di Brango (Qualecultura edizioni) è un bel libro già nel titolo perché al di là della facile eco con il modo di dire coglie un punto importante della storia del Bel Paese: la mancanza, a questo punto quasi strutturale, della possibilità del cambiamento. “Trovarsi” è un modo per darsi una identità in relazione alle continue e sempre più veloci modificazioni del contesto e chi non riesce deve mettere nel conto il rischio crescente di una devastante schizofrenia. A veder bene, insomma, se tutto in questo paese, in una storia lunga 150 anni, è avvenuto nel segno della continuità, e quindi nella sostanziale riproposizione di quelli che possiamo chiamare “vizi di fondo”, scopriamo oggi che il prezzo pagato è stato davvero troppo alto e, soprattutto, tutto gravato sulle spalle di alcuni ceti sociali. Enzo Di Brango appassionato di libri e di storia, “celebra” così il secolo e mezzo di “orrori ed errori” di un’Italia che, proprio per non aver cambiato, alla fine sconta una mostruosa difficoltà, oggi, nell’affrontare in prima persona la Storia con le sue difficoltà e complessità.
Il libro cerca un po’ di risalire alle origini di questo male oscuro e le trova in quella cosiddetta “Unità d’Italia” che di fatto è stata non solo la tappa finale di un crescendo nel segno della colonizzazione del Nord nei confronti del Sud (per semplificare), ma una soluzione che ha messo subito in seconda linea quelle che erano le vere, alte, aspirazioni al cambiamento autentico che il Risorgimento aveva in qualche modo già tracciato. Da questo punto di vista, sembra dire l’autore, mutatis mutandis: la differenza che corre tra rivoluzione e brigantaggio (pensiamo qui alla illuminante figura di Niccola Fiorentino) è sempre più labile. Insomma, tanto fu grande l’attesa, soprattutto al Sud, tanto fu rovinosa la caduta delle speranze di fronte all’arroganza, alla faciloneria, alla totale assenza di una solida cultura di governo e di politica da parte dei Savoia. Il Paese reale invocava soluzioni e i politici, Parlamento compreso, sapevano solo dispensare accordi di corridoio, quando andava bene, sullo sfondo di un patto di ferro con il potere clericale e latifondista.
Ovviamente per Di Brango tutto questo ha una forte attinenza con il presente: il prezzo delle crisi sempre sulle spalle dei diseredati e una insuperabile incapacità della sinistra nel rispondere per le rime ad una destra legata a ben precisi interessi economici particolari.
La soluzione per Di Brango è in un rinnovato impegno civile e politico. Civile, inteso nel senso ampio di un approfondimento del sapere. Politico in quella chiave di “democrazia diretta” che in qualche modo tra fine del novecento e terzo millennio ha rappresentato la vera novità di questa Italia lanciata a grandi passi, finalmente, in un orizzonte mondiale.