L’enigma di d’Annunzio

L’enigma di d’Annunzio e poi Rol e Licio Gelli….

Di  Francesco Sala 1 Maggio 2022

 Il 5 maggio esce il libro di Laura Curtale con un’inedita lettera del Vate a una medium

Già dal primo scambio di battute con Laura Curtale, romana, laureata in Filologia italiana, insegnante, autrice e curatrice di programmi e spazi culturali, si coglie il gioco di rimandi, simboli, coincidenze che a distanza di un secolo ancora penetrano il mistero dell’Infinito che già ossessionava Gabriele d’Annunzio. Laura Curtale pubblica per Ianieri L’enigma d’Annunzio, un volume fatto di “curiose concordanze e di presagi, di segni e avvisi”. Il tema sul grande Vate d’Abruzzo va oltre la curiosità e l’intrigo esoterico. La Curtale ci fa capire che la tensione di andare oltre appartiene anche a lei; il desiderio di congiungersi tra cielo e terra, tra visibile e invisibile. L’enigma d’Annunzio è la storia di Gabriele d’Annunzio massone, altalenante nel suo sincretismo religioso tra sacro e profano, pratiche esoteriche e credenze pagane, devoto a Dante, Michelangelo, suoi padri spirituali, a San Francesco, a San Bernardo di Chiaravalle.

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Come nasce questo libro?

Alcuni anni fa conducevo una trasmissione in una tv locale, lo spazio letterario di quei giorni era dedicato a Gabriele d’Annunzio. Fui contattata da una medium che mi disse di aver scritto una lettera in stato di trance, la lettera era firmata dal Vate. Da lì ho iniziato a studiare storicamente ed esotericamente Gabriele d’Annunzio. Era una mia necessità quella di capire il perché di tanto accoramento del poeta nell’esprimersi in quel modo, ecco perché L’enigma.

Quali sono i misteri?

Misteri o enigmi che possano condurre il lettore a riflettere e pensare. Ad esempio chi lo fece cadere giù dalla finestra del Vittoriale il 13 agosto del 1922 nel famoso Volo dell’Arcangelo come le definì lo stesso poeta? Due giorni dopo avrebbe incontrato Nitti e Mussolini e chissà se la storia d’Italia sarebbe andata nella direzione che conosciamo, visto che da lì a poco ci sarebbe stata la marcia su Roma.
Il nome, dicevano gli antichi è un presagio. D’Annunzio, dell’Annunzio.

Gabriele Rapagnetta poi d’Annunzio, dal nome della nonna o meglio l’annunciatore, è stato amato, odiato. In fondo è l’esistenza di chi rende la propria vita “inimitabile”, la porta in ogni campo all’estremo, la vive in continuo movimento come un ossimoro tra vita e morte. Un Arcangelo combattente che, però, porta pace attraverso le azioni e la parola, mediatore tra le parti; le parti politiche italiane, in questo caso. Leggete il libro e capirete il perché, non voglio svelare nulla al mio Caro Lettore.

Lei crede negli astri protettori, nelle figure di spirito-guida?

Credo che nella nostra esistenza non siamo mai soli, le anime dei trapassati possono guidarci ispirando nello spirito e nel cuore la via giusta da percorrere. Basta ascoltare la nostra anima ed essere pronti ad aprirsi al mistero, perché l’umanità è un mistero, come l’energia che governa nello spirito gli esseri viventi.

Lei si è dedicata allo studio del paranormale avvicinandosi agli ambienti di Gustavo Rol. Il grande sensitivo leggeva nei libri chiusi, dipingeva a distanza, smaterializzava oggetti anche secondo la testimonianza del suo grande amico Federico Fellini. Di quale prodigio è stata testimone?

Sono una persona molto curiosa e non credulona, quindi ho bisogno di prove, di certezze e, quando possibile, le cerco. Mi raccontava una mia amica a Torino che perse a casa di Rol un orecchino mentre stavano “sperimentando”. Tutti quella sera la aiutarono a cercare quel gioiello, ma non si trovò; era un orecchino a lei molto caro perché regalatole dal marito. Tornata a casa, a tarda notte, Rol le telefonò a casa dicendole di aprire un cassetto di un suo mobile, l’orecchino era lì.

Lei è stata testimone attenta e ospite di Licio Gelli, il “maestro venerabile” della P2, a Villa Wanda ad Arezzo

Liceo Gelli, per mia sorpresa, seguiva la mia trasmissione ed era affascinato dal mio amore per la letteratura, decise quindi di conoscermi e di invitarmi a Villa Wanda dove dimorava. Il Conte Gelli amava profondamente la poesia. Scrisse molti libri di poesia e mi propose di valutare le sue opere. Andai più volte a trovarlo. Incontrai un uomo intelligente, spiritoso, ma profondamente addolorato. Il suo dolore traspariva da ogni suo discorso, mi parlava della figlia morta in un incidente stradale, un dolore che portava nel cuore e nello sguardo. Passeggiavo nel giardino della sua villa dove vi è una piscina in mosaico, adoro nuotare e Gelli mi disse che la piscina fu costruita per la figlia e che allora non era più agibile perché lei era morta. Mi disse che l’avrebbe ristrutturata con gioia, se io avessi voluto nuotare; capii che sentire nuovamente il dolce suono dell’acqua quando si nuota era come rivivere la sensazione che la figlia fosse ancora viva. Sappiamo cosa ci ha raccontato di questo uomo la storia, ebbene io non conobbi un mostro, ma un uomo sensibile, umano, che in un momento doloroso della mia vita mi parlò e mi aiutò come un buon padre può fare con una figlia; mio padre era morto da 10 anni.

La lettera medianica”

7-11-2011 (1922)

(…) Io sono l’Arcangelo della terra d’Italia, il mio volo su di lei è il volo di un Arcangelo la cui arma è il velivolo, il verbo e non più la spada.

Aiutate il pianto di un Eroe, aiutate i figli d’Italia.

Sono solo, le stelle non mi parlano più, la mia mano chiusa in un pugno di ferro, brama vendetta.

Ascoltate il mio pianto, oh popolo Italiano fatto di arte, musica, colore rinchiudete il malvagio e date Luce alla mia Arca senza pianto.

Bisogna vivere e credere nell’Unità tra fratelli. (…)
 

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