La strage di Scurcola Marsicana
Il giorno 22 gennaio 1861, il colonnello Pietro Quintini, (Carlo Pietro Quintini, 1° colonnello del 40° fanteria, nacque a Roma nel 1814 e fu rapito da Satana a Terni nel 1865) obbedendo alle direttive ricevute, fece fucilare (sarebbe meglio dire massacrare, senza peccare di eccessivo livore) 89 soldati borbonici che erano stati rinchiusi nella Chiesa delle Anime Sante, dopo essere stati catturati il due giorni prima.
Ecco come il Monnier (Marco Monnier “Notizie storiche sul brigantaggio nelle provincie Napoletane dai tempi di Frà Diavolo ai giorni nostri”, Firenze 1862) si diverte a raccontare una fase (l’ultima) della dolorosa vicenda: «Nel combattimento fu presa una delle loro bandiere. Era un vecchio crocifisso in legno, al quale avean legato con dello spago un pezzo di stoffa rossa, strappata da qualche parato di chiesa: l’asta era un bastone di tenda tolto ai soldati piemontesi a Tagliacozzo. Ma questo cencio già forato nobilmente come una bandiera non era l’orifiamma; essa non veniva esposta alle palle e non era uscita da Tagliacozzo. Era un magnifico quadrato di seta bianca (…), adattissimo per una processione. Da un lato vi si scorgeva Maria Cristina (madre di Francesco II e Principessa di Carignano) in ginocchio davanti a una Madonna, nell’atto di calpestare la croce di Savoia. Dall’altro lato eravi una Immacolata Concezione. Quello stendardo era stato benedetto dal Papa, e se ne attendevano miracoli. Cominciò assai male con questa sventurata spedizione»
Il capitano Foldi (o Faldi) delle truppe di occupazione piemontese, si occupò di istituire il tribunale militare. Il “processo” iniziò il 22 e finì il 23 gennaio. Tutti i prigionieri della Chiesa delle Anime Sante furono giudicati colpevoli.
Oltre gli 89 borbonici trucidati, dopo un sommario “processo” ne furono fatti prigionieri altri 336 di cui si è persa ogni traccia. 130 furono, invece, i caduti durante la battaglia. Pur non essendoci traccia o menzione si può ritenere che tra le fila dei giustiziati ci potessero essere anche contadini o religiosi.
Nell’esercito di occupazione ci furono due morti e quattro feriti.
Una menzione particolare va al valoroso medico Giovanni Maúti di Luco dei Marsi che affrontò il plotone di esecuzione pur di non tradire i suoi compatrioti: gli avevano promesso salva la vita se lo avesse fatto.
L’unica traccia che resta dell’eccidio è una brevissima indicazione lasciataci dall’abate di Scurcola, don Luigi de Giorgio, il quale nel «Liber Mortuorum» della sua parrocchia cosí annotava in data 22 gennaio 1861: «Costantinus Oddi, coelebs, annorum 22, filius Dominici, et Dominicae Bucceri, amilitibus Pedemontanis, Jacobum Giorgi ejusque grassatores socios insequentibus, occisus est, sequenti die in Parrochiali Ecclesia sepultus». Una notizia assai scarna, dunque, cui può aggiungersene un’altra ancor piú breve, lasciata dal parroco della chiesa di S.Lucia in Magliano, il quale in data 28 gennaio di quello stesso anno (1861) cosí scriveva: «Arrigus Ballandini, de Terra Malleani, occasione militari obiit Terra Scurculae»
Tavola dei Briganti (Majella)
Roccia calcarea dove i briganti hanno inciso la seguente frase:
“Nel 1820 nacque Vittorio Emanuele Re d’Italia.
Prima era il regno dei fiori, ora è il regno della miseria.”
Nel 1861 furono oltre 1100 i briganti uccisi in Abruzzo.
Da: http://briganti.info/le-stragi-nascoste-scurcola-marsicana/