Da qualche giorno impazza sui social e nell’opinione pubblica qualcosa che mi pare a metà strada tra la furia iconoclasta e la voglia di apparire à la page e originali, proponendo la rimozione di monumenti e statue dei personaggi più disparati, con l’ovvio corollario di sostituzioni di nomi di vie e piazze. Sì che le recriminazioni (spesso giuste) per i comportamenti degli interessati e per le loro (spesso deprecabili) azioni sembrano essere diventate il nuovo sport nazionale che sostituisce al pacato giudizio storico sui personaggi interessati il solito tifo delle curve contrapposte.
Non si è salvato nessuno … da Giulio Cesare a Montanelli, a Cadorna … Tra poco, qualche cattolico oltranzista arriverà a chiedere la rimozione di Giuda dai gruppi statuari dei Sacri Misteri di Varallo Sesia e qualche filo-palestinese quella del Mosè di S. Pietro in Vincoli. E, manco a dirlo, a “tifare” in prima linea ci sono … meridionali e “meridionalisti”, con una sequela di strali contro i “sabaudi”.
A questi ultimi vorrei rivolgermi con una semplice domanda: voi ( ed io con e prima di voi) lamentate – tra le tante cose – la negazione della storia dei vinti da parte del vincitore, la rimozione della memoria dei fatti e dei torti subiti. Non vi pare, però, che negazione della storia e rimozione della memoria, siano anche quelle che oggi proponete, anche se a parti invertite? Non è la stessa operazione, uguale e contraria, a quella che tanto vi (ci) indigna?
La storia, amici miei, non si cancella (da nessuna parte), si studia, si approfondisce e, semmai, se ne mettono in discussione le interpretazioni.
Le vie e le statue? Non si risolvono i problemi storiografici “rimuovendo”, ma si affrontano anche “aggiungendo”. Ecco, sta qui la costruzione positiva di un sano “revisionismo”: Aggiungere, non cancellare!
Un esempio da seguire?
Quello di Biccari, un paesino della Daunia che, grazie all’intelligente operato del mio amico Giuseppe Osvaldo Lucera, cambiò una via “infelice” con un ricordo tragico. Ma non cancellò il personaggio, lo ricordò! Quasi a indicare, attraverso il cambiamento – la via e le fatiche del processo di revisione storica e il severo posizionamento di personaggi, una volta entusiasticamente e servilmente celebrati, in una nuova e più realistica collocazione nella triste marginalità di quella storia, della quale pure avevano fatto tragicamente e ferocemente parte.
Lasciamo stare le statue dove stanno, tutte. Se proprio vogliamo consumare un’ideale vendetta sui personaggi, sorridiamo all’idea dei tanti volatili che vi si poggiano sopra e alle inevitabili conseguenze … (Come faccio io, e come sa Massimo, ogni volta che passo dalle parti del Palazzaccio …) Una condanna subliminale e duratura che vale molto di più di una semplice rimozione. Non vi pare?
Valentino Romano