La filosofia che corregge la globalizzazione
La vittoria di Donald Trump e la rivoluzione di Papa Francesco sono soltanto due esempi di come il nostro mondo stia cambiando rapidamente, rendendoci incapaci di interpretarlo secondo le categorie del passato. Nel suo ultimo libro, Paradiso Occidente, l’autore indica un possibile nuovo sguardo. Rileggendo i grandi pensatori del Novecento. E affrontando i temi più controversi della nostra attualità. Senza paura di essere politicamente scorretto.
di Stefano Zecchi
docente di estetica e scrittore
Il mondo sta cambiando rapidamente sotto i nostri occhi e ci disorienta perché non siamo in grado di interpretarlo per comprendere le ragioni di queste trasformazioni. La vittoria di Donald Trump, negli Usa, contro il suo stesso partito repubblicano, prima ancora che sulla sua avversaria democratica; la posizione del Papa sull’aborto che mette in crisi principi consolidati sul concetto di vita; la potenza inarrestabile e spregiudicata della scienza nell’ambito della medicina che attraverso l’ingegneria genetica si sta sostituendo a Dio (o alla natura) nella creazione dell’essere vivente; l’influenza devastante della grande finanza nello stabilire regole e valori dell’arte visiva; la ridefinizione della struttura della famiglia con il conseguente smarrimento nell’educazione dei giovani.
Chiunque potrebbe completare questo elenco: sia perché la propria esperienza personale mette di fronte a situazioni nuove e impreviste sia perché gli avvenimenti politici sono entrati in un frullatore da cui ci si può aspettare di tutto. Ci siamo abituati a credere che le categorie politicosociali di «destra» e «sinistra» siano sempre valide per comprendere la complessità di questi fenomeni, e che la globalizzazione sia un destino ineluttabile di questo mondo. Nel mio libro Paradiso Occidente ho indicato un modo diverso di interpretare la realtà che stiamo vivendo attraverso una rilettura della grande filosofia del 900 e delle espressioni artistiche più significative della modernità.
Si comprende che oggi il conflitto in atto avviene tra la globalizzazione e i suoi avversari che si oppongono alla diffusione di valori estranei alla nostra storia. Si stanno dissolvendo i principi trascendenti, e l’umanità s’illude di poter oltrepassare i limiti della propria condizione esistenziale. Diventa, allora, sempre più doveroso restituire un significato fondamentale alla responsabilità da intendersi come limite non valicabile e contenere le pretese di una soggettività che vuole imporre le sue regole, da quelle morali a quelle del gusto estetico. Il nichilismo è la vera malattia spirituale del nostro tempo con la sua capacità di aggredire le differenze, di relativizzare i valori, di ridurre la libertà a una indiscriminata tolleranza che sgretola i principi stessi della democrazia.
Nel mio libro ho cercato di dimostrare che il nostro Occidente, pur non conoscendo più le grandi tensioni utopiche e progettuali di un tempo, ha ancora la possibilità di esprimere bellezza e di aprirsi al futuro con uno sguardo aperto alla speranza. L’Occidente è un piccolo, modesto paradiso; migliaia di persone fuggono dalle loro terre per venire a vivere da noi. La sfida è impegnativa: il multiculturalismo è un’ipocrisia fallimentare, a cui si deve reagire difendendo la nostra cultura, comprendendo il suo inestimabile valore, per non essere colonizzati, per non dissolvere quell’umanesimo, anima dell’Occidente, in una nichilistica visione della vita in cui tutto e il contrario di tutto hanno lo stesso valore. n © RIPRODUZIONE RISERVATA